Friday, August 29, 2025

Kremerata Baltica - Gidon Kremer - Stresa Festival 2025, Italy

Foto: Davide Martignoni

Renzo Bellardone 

Kremerata Baltica - Gidon Kremer, violino e direzione J.S. Bach-Kremer, Ciaccona per archi A. Pärt, Tabula Rasa, per 2 violini, piano preparato e archi F. Schubert, Fragments of “Another Winterreise” F. Schubert, Menuetto D. 89 R. R. Šerkšnytė, Winternacht per violino e archi F. Schubert, Trio n. 1 D. 89 V. Kissine, Frühlingstraum per violino e archi F. Schubert, Trio n. 2 D. 89 G. Osokins, Auf dem Flusse per violino e archi F. Schubert, Menuetto D. 89 M. Weinberg, Aria op. 9 per archi M. Pletnëv, Z-Defilee per violino e archi D. Šostakovič, Lebyadkin Verses, per violino e archi (arr. Y. Sharlat) D. Šostakovič, Polka e Foxtrot da Jazz suite n. 2 per violino e archi (arr. A. Pushkarev)

In questa serata l’ascolto ha prevalso davvero su tutto .. L’abbinamento di Bach e di A. Pärt è risultato assolutamente vincente per affascinamento e positiva tensione emotiva. Musica aleggiante e life motiv che accentuano tempo e ritmo, hanno creato momenti di puro sogno e coinvolgimento emotivo. Grandi interpreti per grande musica, hanno donato interpretazione intrisa di maestria, eleganza e cuore che ha avvolto la platea con coinvolgente atmosfera di dolce intimità ed allegrezza. Suoni sinuosi dai violoncelli, dissonanze dai violini e percussioni incisive hanno espresso sonorità accattivanti con brani di autori celeberrimi, rivisitandoli e reinterpretandoli, fino al brano conclusivo di autore ucraino che toccante e struggente ha dato maggior luce a Gidon Kremer ed alla Kremerata Baltica. La Musica vince sempre.

Solo Marimbe Simone Rubino - Stresa Festival 2025

Foto: Lorenzo Di Nozzi / Stresa Festival 2025

Renzo Bellardone 

Le nubi del maltempo agostano 2025 si sono dissolte alle onde sonore propagatesi nell’aria, avvolte dalle pareti rinnovate del Salone delle feste di Palazzo Borromeo all’Isola Bella di Stresa.

SOLO MARIMBA SIMONE RUBINO J.S. Bach, Suite per liuto in mi min. BWV 996 Tre Suite per violoncello solo J-P. Rameau, Allemande e Sarabande da Suite per clavicembalo in la min. A. Vivaldi, Vedrò con mio diletto da Il Giustino. L’eccellenza interpretativa di Simone Rubino ha superbamente superato la non perfetta acustica dello splendido Salone delle feste di Palazzo Borromeo all’Isola Bella che ospitato lo straordinario concerto fatto di trascrizioni per sola Marimba, di brani orchestrali di indubbia difficoltà esecutiva. Il risultato offerto credo sia frutto di una vita di lavoro, di tecnica, di sperimentazione e di prove e riprove...diversamente non si capirebbe un risultato di tale spessore con un compito così arduo. Rubino crea ed offre sempre sonorità inapettate in atmosfere eteree eppur corporee, non solo con lo strumento, ma anche con la voce modulata e armonizzata, piacevole all’ascolto. Se ricerchiamo un nota caratterizzante, notiamo le bacchette di Rubino con l’avvolgimento di colore rosso, come la pietra preziosa ed il suo cognome, quale la preziosità dell’offerta musicale. La Musica vince sempre!



 


Monday, August 25, 2025

Stabat Mater di Scarlatti - Il Suonar Parlante - Stresa Festival 2025

Foto: Davide Martignoni / Stresa Festival

Renzo Bellardone 

A Stresa si celebrano i  300  anni dalla morte di Scarlatti e viene offerta la possibilità di ascoltare due differenti interpretazioni di una sequenza attribuita a jacopone da Todi.

STABAT MATER F. Durante, Concerto in sol min. per archi A. Scarlatti, Stabat Mater (selezione) A. Pärt, Stabat Mater per soprano, alto, tenore e 3 strumenti ad arco Graciela Gibelli, soprano Carlos Mena, alto Zacharie Fogal, tenore Il Suonar Parlante Flavio Losco, violino Nicolas Penel, violino e viola Maxime Alliot, violino e viola Riccardo Coelati, violone Marco Baronchelli, liuto Florian Birsak, organo e cembalo Vittorio Ghielmi, viola da gamba e direzione. Il Suonar Parlante con la direzione di Vittorio Ghielmi pone a confronto una suggestiva accoppiata di Stabat Mater: quelli di Alessandro Scarlatti e di Arvo Pärt. La famosa sequenza attribuita a Jacopone da Todi venne elaborata da Scarlatti tra il 1723 e il 1724 a Napoli per  voce e strumenti. Indubbia la bellezza del testo e soprattutto la bellezza della parte musicale che nella Chiesa di S.Ambrogio a Stresa rivive nell’immensità del suo splendore.. I maestri agli strumenti sono a dir poco eccezionali e parimenti le voci incantano. A dire il vero l’interpretazione dello Stabat di Arvo Pärt  affascina il pubblico anche per l’estrema cromaticità e per il non frequente ascolto dal vivo. Le voci sono estremamente belle ed ammaliano il pubblico che sovente non trattiene gli applausi. “È proprio come il contatto di elementi opposti, ad esempio la lava che erutta da un vulcano, che scorre nell’acqua. Sembra impossibile che tali elementi diversi si potessero mai incontrare; tuttavia, in questo pezzo è accaduto esattamente ciò. Il testo ci presenta l’esistenza simultanea di dolore incommensurabile di questo evento e di potenziale consolazione» (Pärt), e le parole dell’autore esprimono nella totalità il complesso significato della scrittura, esposta con eleganza e convincimento...trasmesso alla platea. La Musica vince sempre

Wednesday, August 20, 2025

Bach I Branderburghese - Akademie für Alte Musik Berlin, Stresa Festival 2025

Foto: Davide Martignoni /  Stresa Festival 2025

Renzo Bellardone

Il cuore pulsante del Stresa Festival prende vita con l’esecuzione dei magnifici Sei Concerti Brandeburghesi, autentico capolavoro musicale! L'incantevole scenario del lago, l'emozione che accompagna ogni nuovo inizio e la passione per la Musica si sono perfettamente intrecciati nell’interpretazione straordinaria offerta dall’Akademie für Alte Musik Berlin.

STRESA FESTIVAL 2025- BACH  I BRANDEBURGHESI – Stresa Festival Hall 19 agosto

J.S. Bach, I Sei Concerti Brandeburghesi. i “brandeburghesi” evocano immediatamente emozioni e un entusiasmo positivo, richiamando alla memoria il fatto che Bach li descrisse come *Concerts avec plusieurs instruments*. Ogni concerto si distingue per la sua forte personalità, riflessa nel ritmo, nel tono, nella concertazione e nello stile. Bach, attraverso questa composizione, volle offrire agli strumentisti una sorta di repertorio di stilemi, un prezioso alfabeto musicale. Mi fermo qui per cercare di trasmettere le sensazioni che questo capolavoro riesce a suscitare. “Questi capolavori, considerati tra le opere più straordinarie del compositore tedesco, sono stati  interpretati dall’Akademie für Alte Musik Berlin, ensemble da camera pronto a far rivivere le atmosfere del XVIII secolo con energia e maestria. Un’occasione unica per immergersi nella bellezza e nella complessità di uno dei più grandi capolavori della musica barocca.” (dalle note di sala). L’Akademie, rinomata per la sua offerta di musica di altissimo livello, è giustamente riconosciuta come una delle orchestre da camera più prestigiose al mondo. L’esperienza si distingue per un duplice valore: quello legato alla straordinaria qualità delle partiture e quello derivante dall’eccellenza proposta sul piano strumentale. Attraverso uno studio approfondito, l’orchestra ha rispettato l’integrità dell’intenzione compositiva, riuscendo a svelare momenti musicali di rara bellezza e intensa partecipazione. Le esecuzioni spaziano con maestria dai toni più sommessi e riflessivi a quelli più vivaci, caratterizzati da un’eleganza briosa e raffinata. La gamma di sfumature sonore, dai colori vividi e brillanti a quelli più dolci e delicati, ha dato vita a un crescendo di emozioni autentiche e straordinarie. Gli interpreti d’eccezione hanno reso omaggio alle opere di Bach con una memorabile versione eseguita su strumenti d'epoca, offrendo un’esperienza unica nel suo genere.

Sunday, August 3, 2025

Semplicemente Frida in Tour - rida Bollani Magoni - Stresa Festival 2025

Credito fotografico Francesco Prandoni

Renzo Bellardone

Con il concerto di Frida Bollani Magoni, si conclude il Festival Young dello Stresa Festival 2025. Cartellone young azzeccato, anche in considerazione dei molti giovani che l’hanno seguito e vissuto con partecipazione.

Stresa Festival 2025 -Semplicemente FRIDA IN TOUR – 1 agosto Frida Bollani Magoni, tastiera  Mark Glentworth, vibrafono Frida si presenta così: semplicemente Frida...e sul palco è davvero così..semplicemente. Lo spettacolo comincia con la voce amplificata del countdown in un ambiente sonoro amplificato e surreale, poi arriva Frida e subito la contemporaneità si fonde con la classicità espandendo sensazioni belle Frida Bollani Magoni espone una voce acuta, facile alle variazioni, in pregevole estensione, cantando sia cover che brani celebri ed alcune canzoni scritte da lei. Affiancata dal rinomato musicista britannico Mark Glentworth, percussionista, compositore, pianista e cantante, insieme creano un gradevolissimo spettacolo fatto oltre che di musica anche di simpatia e allegria, con qualche gag divertente. Di Frida si può apprezzare sia la voce che il tocco alla tastiera e la sorprendente carica interpretativa. Aver dedicato Hallelujah e It’s Wonderful quali bis è stato come dare e ricevere un caloroso abbraccio. La Musica vince sempre


 

Saturday, August 2, 2025

Carousel en Boston

Fotos: Nile Scott Studios

Lloyd Schwartz

Hace ochenta años, “Carousel”, la segunda, y quizás la colaboración más entrañable entre Richard Rodgers y Oscar Hammerstein II, realizó sus últimas pruebas pre-Broadway en el Colonial Theatre de Boston. Por supuesto que el espectáculo ha sido revivido incontables veces desde entonces, pero gracias a la Boston Lyric Opera, finalmente ha vuelto al teatro Colonial. La producción parecía muy prometedora en papel, especialmente con la dirección escénica de Anne Bogart, cuyas dos recientes producciones en BLO incluían un atmosférico “Castillo de Barbazul” de Bartók y una versión extraordinariamente poderosa e imaginativa de “The Handmaid’s Tale” de Poul Ruders en un gimnasio de baloncesto de Harvard. Pero para una audiencia contemporánea, “Carousel” podría en realidad presentar mayores desafíos que “The Handmaid’s Tale”, y la nueva producción de Bogart no tuvo un éxito absoluto. Basada en la obra de teatro de 1909 "Liliom" del dramaturgo húngaro Ferenc Molnár, "Carousel" es la historia de amor entre la inocente trabajadora de un molino de Maine, Julie Jordan, y Billy Bigelow, un carismático pregonero de feria. Su admirable sentido de independencia hace que ambos sean despedidos de sus trabajos, y aunque se aman y se casan, la pobreza mina su felicidad, y en una discusión, él la golpea. Después de que Julie se embaraza, Billy se deja convencer por un amigo sórdido de realizar un robo a mano armada, y cuando el robo sale mal, Billy se suicida. Después, en un sorprendente giro sobrenatural, Billy vuelve a la Tierra 15 años después para consolar a su infeliz hija. Cuando ella rechaza su regalo (¡una estrella!), él también la golpea. Pero es perdonado de nuevo. ¡Tenía curiosidad por ver cómo una feminista moderna como Bogart abordaría el tema de la violencia doméstica, al igual que me preguntaba cómo manejarían los intérpretes los cursis acentos del Down East de Hammerstein como “The vittles we et were good, you bet!” ("¡Seguro que la comida estaba buena!"). Ambas preguntas, quizás para bien, siguen estando sin respuesta. Pero esta producción planteó otras preguntas que no se me habían ocurrido. El escenario sin cortinas se parecía más a "Sweeney Todd" que a "Carousel." El sombrío, gris aspecto del parque de atracciones abandonado y de tipo industrial de Sara Brown, con pasarelas curvas e inseguras, se alzaban tras una valla de malla metálica con guardias armados al frente del escenario. Realmente no es el carnaval festivo que se esperaba, y los trajes de Haydee Zelideth parecían una inquietante mezcla de vestimenta de carnaval (la amiga de Julie, Carrie Pipperidge, llevaba un gastado tutú rosa y botas plateadas) y alguna versión de punk contemporáneo (los pantalones cortos de mezclilla de Julie).  Fue extraño no ver cambios de vestuario a lo largo de los 15 años de la historia. Después leí la nota del programa de Bogart sobre el desafío de dirigir una "obra repetitiva". Su objetivo, escribe, "es aprovechar el poder de la original sin alterar su contenido" y sin embargo, continuó, "en mi versión de 'Carousel', un grupo de refugiados llega desde muy lejos para representar la obra, buscando obtener acceso y aceptación". Supongo que debí haber leído la nota primero, ya que explica la misteriosa aparición de alguien leyendo un libro (¿el guion?) que  instrucciones a los actores. Pero ¿qué más allá de confusión añade a la comprensión del espectáculo? "Carousel" fue un éxito en 1945, aunque no alcanzó el fenómeno de su predecesora, la que, en su mayor parte, es más alegre y divertida "Oklahoma!". Los papeles principales fueron interpretados por dos recién llegados a Broadway: el legendario John Raitt (padre de Bonnie Raitt) y Jan Clayton, quizás más conocida hoy como la madre en la serie de televisión "Lassie". Pero quizás junto con "South Pacific", de 1949, esta es sin duda la mejor partitura completa de Rodgers. Comienza con el vibrante "Carousel Waltz", su única obertura que es una composición independiente, no la habitual colección de melodías del resto del espectáculo. Y termina con la muy familiar "You'll Never Walk Alone", la canción con aires de himno que incluye la primera referencia de Hammerstein a la alondra (“the sweet silver song of a lark”  ("el dulce canto plateado de una alondra"), anticipando su pegajosa y sentimental “lark who is learning to pray” (alondra que está aprendiendo a rezar) en "The Sound of Music", su último espectáculo con Rodgers. La canción más cautivadora y hermosa del espectáculo es el dueto de amor más original y conmovedor de R&H, "If I Loved You", la inusual canción de amor que parece hablar de no enamorarse (aunque, por supuesto, lo es). Existe un fragmento sublime de este dueto con Raitt y Clayton de un homenaje televisivo de 1954 a Rodgers y Hammerstein:  https://youtu.be/BYRQHMd1dn0 Uno de los grandes errores de Bogart es que, al poner en escena este íntimo dueto, el “concepto” no le permitió  dejar a los amantes solos, sino que los rodeó con otros personajes que escuchaban. Cuando Julie le canta a Billy sobre los pétalos que caen suavemente de los árboles, los actores sentados detrás de ella lanzaban puñados de pétalos. ¡Un truco teatral! En la recreación televisiva del original, Billy mismo recoge los pétalos caídos, que hace que a uno se le rompa el corazón. La partitura de Rodgers abarca números musicales tan memorables como el alegre "June Is Bustin' Out All Over" y el asombroso "Soliloquy (My boy Bill)" de Billy, de 8 minutos de duración, lo más cercano que Broadway ha estado a una versión musical de "To be or not to be". Y qué alegría fue escuchar canciones menos conocidas como la tierna: "When the Children Are Asleep" y la conmovedora "What's the Use of Won'drin'?" El director de orquesta David Angus y la magnífica orquesta hicieron más que justicia a la mayor parte de la música, aunque desearía que el “Carousel Waltz” (Vals del Carrusel) de apertura hubiera tenido un poco más de energía. Una de las mejores ideas de Bogart (o del coreógrafo Shura Baryshnikov) nació de lo que parecía ser una de las peores: ¡la completa ausencia de un carrusel! Pero durante el vals de apertura, los intérpretes, colocando postes en la desnuda plataforma central, se convirtieron en los ponys del carrusel. El elenco también estuvo en su mayoría sólido, especialmente la estrella del Metropolitan Opera, la mezzosoprano Jamie Barton, quien mostró una voz gloriosa como Nettie Fowler, la prima de gran corazón de Julie, quien le exprimió cada gramo de humor a “June Is Bustin’ Out All Over” y a “This Was a Real Nice Clambake”, y nos hizo escuchar “You’ll Never Walk Alone”. Lástima que fuera obligada a usar un vestido estrafalario con volantes que fue uno de los verdaderos horrores de la producción. Como Carrie, la soprano de voz brillante Anya Matanovič cantó sus canciones con perfecto entusiasmo en la afinación. A pesar de estar atrapada en ese tutú desgastado, pareció disfrutar sus momentos en el escenario. “(When I Marry) Mister Snow” es uno de los puntos más altos del espectáculo, junto con su dúo con el tenor Omar Najmi como su serio pero entrañable pescador.  El barítono Markel Reed hizo un villano animado y simpático como el amigo tramposo de Billy, Jigger Craigin. Su escena de seducción con Matanovič fue otro punto alto de comicidad. En su papel hablado, la mezzosoprano Sarah Heltzel estuvo excelente de una manera exagerada como la propietaria de la rueda de la fortuna, a quien también le gustaría ser la propietaria de Billy; y en otro papel sin canto, Lee Pelton, ex presidente del Emerson College y CEO de la Boston Foundation, hizo un entrañable Starkeeper (guardián de estrellas), el espíritu celestial que permite al difunto Billy regresar a la tierra para ver a su hija. Louise, la hija de Julie y Billy, fue otro papel sin cantar. La Louise original, que bailaba el legendario ballet coreografiado por Agnes DeMille, fue la exquisita bailarina Bambi Linn. Ella se convirtió en una estrella en los inicios de la televisión. Para la Boston Lyric Opera, la bailarina, cantante y actriz Abigail Marie Curran causó una fuerte pero incierta impresión. Sus embestidas y saltos me parecieron exagerados. Debería haber sido responsabilidad del coreógrafo controlarla mejor, a menos que le estuviera dando a Baryshnikov exactamente lo que quería. Al final quedan los dos protagonistas. La soprano Brandie Sutton  quien le dio a Julie una especie de dureza contemporánea que combinaba con sus shorts vaqueros. Esa dureza también, paradójicamente, acentuó su vulnerabilidad. Su voz resonó con gran expresividad. Me hubiera gustado escucharla (y a todos los demás) sin la amplificación, de la que estoy seguro que el elenco original prescindió en el Colonial en 1943. El barítono Edward Nelson, quien interpretó a Billy Bigelow, parece ser una joven estrella en ascenso, pero lamento decir que fue la mayor decepción de esta producción. Fue el cantante más afectado por la amplificación, que enfatizó la ronquera de su desempeño vocal y probablemente contribuyó a la carencia de matices en su fraseo. Billy es uno de los grandes logros de Rodgers y Hammerstein. Es un personaje que canta lo que piensa, a medida que sus pensamientos evolucionan. En "If I Loved you", al igual que Julie, Billy está en el proceso de imaginar su futuro, descubriendo cómo sería enamorarse mientras, de hecho, se está enamorando. Ánd somehow I can see, (Y de alguna manera puedo ver) cantó “Just exactly how I’d be (exactamente cómo sería yo). Ahí estaba  cantando su autodescubrimiento. Justo como en "Soliloquy" donde se imagina el futuro de su hijo no nacido, del que piensa que podría llamarse Bill. De repente se da cuenta, con sentimientos conflictivos, de que este hijo imaginario podría ser una hija; y ese descubrimiento abre nuevas ventanas de imaginación. El verdadero y profundo autodescubrimiento es lo que hace que sus canciones sean tan emocionantes. Billy no se da cuenta de la profundidad de su propia imaginación poética: “You can't hear a sound, not the turn of a leaf Nor the fall of a wave hittin' the sand. The tide's creepin’ up on the beach like a thief Afraid to be caught stealin’ the land.” (No se oye ningún sonido, ni el paso de una hoja ni el golpe de una ola en la arena. La marea sube sigilosamente por la playa como un ladrón con miedo de que lo atrapen robando la tierra.”). El público vitoreó a Nelson después del “Soliloquy” y al final fue el que recibió los mayores aplausos. Pero en ninguno de sus números más importantes escuché  esa calidad de descubrimiento o poesía: la desesperada necesidad subyacente de Billy de aprender quién es y qué es, la necesidad que hace que este personaje sea tan conmovedor, es precisamente la cualidad que nos permite entender cómo una cachetada podría sentirse como un beso.  Mas adelante en la obra, Nelson me pareció más convincente, tras la muerte de Billy, especialmente en su exigencia de ser juzgado por "El Juez Supremo de Todos". La iluminación de Brian H. Scott fue particularmente efectiva aquí, incluyendo el repentino uso de las luces de la sala cuando Billy baja por un pasillo del teatro camino al cielo. Pero ¿por qué Bogart lo hizo cantar prácticamente toda la segunda mitad de la canción a fuera del escenario? Con esa memorable partitura y buenos cantantes, “Carousel” sigue siendo un espectáculo poderoso. No estoy seguro, como dice Julie, de que incluso un “purista” o stickler (Hammerstein lo rima con “partic'lar”) de escenografías tradicionales, y de puesta fiel le hubiera importado un poco de frescura inventiva. Pero es muy frustrante cuando la producción se interpone en lo que es lo más central en el espectáculo. Si, como yo, el lector es alguien que ama “Carousel”, entonces casi cualquier producción vale la pena ser vista. Y si se trata de alguien no la conoce, esta producción sigue siendo digna de ver —o al menos de escuchar— aunque parte de ella puede dejar dudas en la cabeza.