Foto: Edoardo Piva
Renzo Bellardone
Alla
vigilia della celebrazione del Giorno della Memoria, il Teatro Regio con elegante
sensibilità , prima della rappresentazione sceglie di proporre un intervento
condotto dal Sovrintendente Sebastian
Schwarz che intervista il direttore di Violanta, ovvero Pinchas Steinberg.
Questi narra di aver scoperto la tragedia dell’olocausto a cinque anni, quando
trova la mamma in lacrime e disperazione totale per aver scoperto dopo tempo,
che la sua famiglia di cui aveva perso le tracce, era stata completamente
distrutta in campo di sterminio, dalla furia nazista. Schwarz invece crea un
filo d’unione tra olocausto, foibe e la situazione immigrati di oggi; parla poi
di Korngold, l’autore ebreo di Violanta che lasciò la sua terra per sfuggire
alle persecuzioni naziste, così come i deportati ed i perseguitati lasciano la
loro terra per costrizione. Un atto
unico, intenso sia musicalmente che drammaturgicamente che narra di una scura
vicenda durante un carnevale a Venezia nel secolo XV. Tutto parte dal ricordo
incombente di Violanta circa la sorella, suicida dopo la seduzione subita dal figlio
del Re di Napoli. Le è in bilico tra l’amore per il marito e l’iniziale odio
per Alfonso che andrà a tramutarsi in amore assoluto fino a salvarlo dalla
spada del marito Simone cui lei, nel tempo dell’odio, aveva chiesto di uccidere. Erich
Wolfgang Korngold compose l’opera a soli diciassette anni su libretto di Hans
Müller, prima di espatriare ad Hollywood
e di fatto divenire l’inventore delle musiched a film.
In Violanta la musica è
immediatamente coinvolgente, fin dall’ouverture dove una sorta di contemporanea
solennità diviene incalzante nell’introdurre la vicenda. Alla Prima
italiana, l’orchestra del Regio di Torino è diretta magnificamente da Pinchas Steinberg che sottolinea ogni
sfumatura ed estrapola colorazioni e toni davvero avvincenti: le emozioni della
tragicità avvinghiate a leggerezza sinfonica si dipanano in un evolversi di
struggenti immagini e sensazioni. La magistrale regia di Pier Luigi Pizzi, abbandona l’amato colore bianco e sceglie il
rosso quasi ad evocare bordelli di lusso anni venti. L’eleganza è innata in
Pizzi e la riversa ariosamente anche in questa produzione che vede un enorme
oblò a fondo palco da cui si intravedono gondole e si immaginano feste e
tragedie! Annemarie Kremer è superbamente Violanta cui dedica il suo
carisma naturale ed imprime forte carica
passionale che si evolve con la vicenda; con un bel fraseggio rende
comprensibile il linguaggio tedesco e non si risparmia vocalmente. Il baritono Michael Kupfer-Radecky è il militare
ruvidamente sospettoso nei confronti della moglie: bella timbratura e possente
interpretazione. “Sterben wollt ich oft”, è l’aria che connota Norman
Reinhardt, perfettamente in ruolo
anche grazie alla sua notevole presenza scenica. Anna Maria Chiuri, nel
breve ruolo della nutrice, espone il noto colore scuro e morbido al tempo
stesso. Adeguato sicuramente tutto il cast, di ottimo livello. La Musica vince sempre.
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