Foto: Teatro Regio di Torino
Renzo Bellardone
Bizet non avrebbe mai immaginato che con la sua ultima opera, peraltro non apprezzata alla Prima, stesse costruendo una pietra miliare, una linea di demarcazione nel mondo dell’Opera. Carmen è senza dubbio un capolavoro ed in questo periodo natalizio è stato un grande dono ed una grande fortuna aver potuto vivere l’emozione e la commozione che inevitabilmente scaturisce dalle meravigliose note di Bizet!
Renzo Bellardone
Bizet non avrebbe mai immaginato che con la sua ultima opera, peraltro non apprezzata alla Prima, stesse costruendo una pietra miliare, una linea di demarcazione nel mondo dell’Opera. Carmen è senza dubbio un capolavoro ed in questo periodo natalizio è stato un grande dono ed una grande fortuna aver potuto vivere l’emozione e la commozione che inevitabilmente scaturisce dalle meravigliose note di Bizet!
Don Josè in questa versione è veramente il
ragazzotto di paese che si porta appresso tutta la moralità della allora cattolicissima Spagna e vive il
retaggio dei limiti della provincia, ma che appena una donna sangue e passione
lo invita, anzi lo incita all’amore carnale prima si perde in una infinità di
titubanze per poi perde se stesso e tutto il suo trascorso. Peter Berger
in Don Josè inizia non convincendo, ma man mano che la narrazione musicale si
srotola diviene sempre più partecipativo ed anche vocalmente riflette un timbro
migliore con buona estensione, dando in sostanza una prova apprezzata. Lo
stesso vale anche per Andrei Kymach
in Escamillo che dopo un’apparizione poco carismatica si è evoluto in
caratterialità, esponendo un colore ed un timbro decisamente consoni al ruolo.
L’innalzamento degli applausi al proscenio di Micaëla , ovvero Giuliana Gianfaldoni, ben evidenzia quanto il pubblico abbia
amato il personaggio, ma ancor più l’interpretazione, accorata e virtuosistica
trasportata sulle ali dell’amore. La scenografia di Jamie Vartan, che crea anche i bei costumi è decisamente moderna,
ma al tempo stessa classica, con pareti mobili che laddove necessario
focalizzano cinematograficamente la
scena, costringendo lo spettatore all’attenzione; belli i colori e l’evocazione
della plaza de toros, piuttosto che la manifattura tabacchi che si vede
nell’interno.
La regia di Stephen Medcalf è
particolare e seppur con rimandi a regie di Carmen già viste (ad esempio nel
2012 la regia di Calixto Bieito), resta innovativo per il gran movimento e la
cura del dettaglio: Escamillo che si toglie la giacca per evocare la gestualità
della corrida, oltre ai costanti movimenti ed azione sul palco mai statico. Quando
i banditi sono sulla montagna su una
improvvisata pista di atterraggio segnata da bidoni con fiamme tremolanti,
atterra l’aereo. Interessante da “Lillas Pastia” le danze erotiche coreografate
da Maxine Braham e l’intuizione che li tutto è possibile,
nonostante Pastia invochi il rispetto delle regole. Il coro di voci bianche con
Claudio Fenoglio maestro
del coro è veramente importante e la regia ha fatto un gran lavoro di
movimento; il coro adulti è diretto da Andrea
Secchi e davvero l’insieme espone il canto con armonica poesia in un
amalgama di colori e riflessi rilucenti.Tutti i personaggi in Carmen sono simboli ed oltre che cantare, incantano
affascinano e predicono. Gli innumerevoli personaggi hanno incontrato
validissimi interpreti che per dovere di sintesi applaudiamo in un unicum: Frasquita interpretata da Sarah
Baratta applauditissima insieme a Alessandra
della Croce in Mercédès; la coppia Il Dancaïre con Gabriel Alexander Wernick e Il Remendado di Cristiano
Olivieri è stata efficacissima, cosi come si può dire bravi a Moralès di Costantino Finucci, Zuniga di Gianluca
Breda ed agli attori Aldo Dovo,
Marcelli Spinetta e Giulio Cavallini rispettivamente in Lillas Pastia,
Andrès e una guida. Simon Corder ha
disegnato le luci, riprese da John Bishop, con
attenzione e misuratezza esaltante della narrazione; buona cooperazione di Nicole
Figini assistente alle scene. La Musica
vince sempre.
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