Foto: Rudy Amisano
Massimo Viazzo
Una vera disdetta per Ambrogio Maestri - e per gli spettatori accorsi al
Teatro alla Scala per applaudirlo in quello che da più di un decennio è il
ruolo che lo ha maggiormente consacrato nel panorama internazionale – quella
grave indisposizione che lo ha costretto ad abbandonare la recita a metà del
secondo atto di Falstaff. Le difficoltà vocali erano apparse evidenti fin dalla
sua entrata e, purtroppo, i “mali di stagione” non perdonano! Ed è un vero
peccato, perché si è potuto solamente intuire che l’interpretazione del basso
lombardo sarebbe stata di altissimo livello. Lo ha sostituito comunque in modo
onorevole il giovane baritono veneto Elia Fabbian, che ha condotto in porto la
recita con sicurezza e buon piglio.
L’altro baritono in scena, Fabio Capitanucci, ha donato la sua voce ben
timbrata, ma con qualche suono sfocato in alto, ad un Ford spassoso e disinvolto.
Musicale e poetica la prova del tenore Francesco Demuro, la cui Aria
dell’ultimo atto ha commosso per garbo e levità, mentre la sua innamorata
Nannetta è stata resa da Irina Lungu con proprietà vocale e delicatezza. Carmen
Giannattasio, Alice Ford, ha esibito un bellissimo timbro e una rotondità di
suono apprezzabili, mentre Marie Nicole Lemieux tratteggiava una divertente e
divertita Quickly. Tutti i protagonistim comunque, hanno mostrato partecipazione ed
entusiasmo aderendo con naturalezza allo spirito dello splendido spettacolo
firmato da Robert Carsen, nato in coproduzione con Londra, Amsterdam, Toronto e
New York. Il regista canadese ambientava l’azione nell’Inghilterra del “secondo
dopoguerra”, quindi, ad esempio, invece che in una taverna il primo atto si apriva
tra i tavoli di un ristorante, mentre la scena del corteggiamento di Falstaff e
Alice dell’atto successivo si svolgeva in una ampia e luminosa cucina. Si
mangiava spesso in palcoscenico; e tutto andava a meraviglia, la recitazione era
curatissima, e come sempre scene luci e costumi, curati rispettivamente con
ottimo lavoro di squadra da Paul Steinberg, dallo stesso Carsen con Peter van
Praet e da Brigitte Reiffenstuel, sono parsi all’altezza della situazione. In
questo Falstaff ci si diverte con intelligenza, senza cadute di gusto o
volgarità gratuite. Uno spettacolo riuscito, accolto con grandi applausi dal
pubblico scaligero, contraddistinto anche dalla briosa e brillante direzione
d’orchestra di Daniel Harding.
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.