Foto: Teatro Coccia di Novara
Renzo Bellardone
Un clarinetto, un pianoforte ed un libraio
scrittore che legge? E’ invitante? Non so! La curiosità però è forte e
dall’alto della mia incrollabile forza, cedo alla curiosità, che risulterà
appagata insieme allo spirito indagatore e ricercatore. DUO
MELONI/REBAUDENGO – Teatro Coccia Novara 27 nov. 2018 Fabrizio Meloni – clarinetto Andrea Rebaudengo – pianoforte Con Alessandro Barbaglia, libraio e scrittore Programma: F. Sebastiani Parafrasi da concerto su temi di Norma di V. Bellini F. Sebastiani Parafrasi da concerto su temi della Semiramide G. Rossini F. Liszt Parafrasi sul Rigoletto di G. Verdi (pianoforte solo) C.m von Weber Gran duo concertante per clarinetto e pianoforte F. Poulenc. Sonata per Clarinetto e Pianoforte.
Berna è una città fredda e l’amico ebreo che vive con me, che sono una
lampada da studio, sente questo freddo, ma pensa in musica, perche noi diveniamo dalla
musica, perché l’universo è musica. Con
questa riflessione che ho sintetizzato al limite del comprensibile, l’ottimo
interprete –libraio e scrittore che ha un bosco vicino al lago d’Orta- Alessandro Barbaglia, lasciando planare
i fogli ad uno ad uno dopo la lettura, ha introdotto il concerto parlando del Pensare
in Musica, che è il titolo del gradevole concerto offerto subito dopo da
Fabrizio Meloni al clarinetto e Andrea Rebaudengo al pianoforte. Casta Diva in parafrasi
da concerto sui temi di Norma di Vincenzo Bellini, apre il concerto e la
dolcezza del flauto dello scaligero Fabrizio Meloni pervade di sensibilità in modo soffuso ed
accogliente, che arriva alle agilità quasi in punta di piedi, tanto è raffinata l’interpretazione. Ed il pianoforte
di Andrea Rebaudengo non è da meno
sia per agilità che per ricercata interpretazione. Questi alla seconda proposta
che prevede arie dalla Semiramide di Rossini offre un tappeto dai colori ora tenui ora
vividi su cui si appoggia la voce del clarinetto ricca di ricercate agilità. La parafrasi su Rigoletto di Giuseppe Verdi
è lasciata al solo pianoforte che da Bella figlia dell’Amore si sviluppa
in virtuosismi senza spettacolarità, incentrandosi invece sulle sostanziali
vibranti emozioni. Incontrando Weber, incontriamo altre sonorità,
forte espressività ed intimismi profondi che esplodono poi con le variazioni al
finale. Con Poulenc ha il sopravvento la prorompente modernità
dai colori contrapposti che si accarezzano con piacere, per l’offerta quasi
sotto voce che va a disperdersi nello spazio, tra silenzi e le impennate descrittive di un movimento
giocoso. I bis gradevolissimi sono la Ninna nanna di Emanuele
Pedrani contrabbassista in Scala e poi
l’avvolgente Oblivion di Astor Piazzolla. Stavo dimenticando di raccontare che all’inizio
del secondo tempo è ritornato sul palco Alessandro Barbaglia che parlando di
suoni del violino, di equazione di Dio, di geometria, di fisica, di matematica
alla fine ha ammesso che stava parlando della teoria della relatività e che l’amico era Albert Einstein!
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