Foto: Edoardo Piva
Renzo Bellardone
Melodramma giocoso in
due atti su libretto di Felice Romani da Le Philtre di Eugène Scribe e musica di Gaetano Donizetti. Adina, ricca e
capricciosa fittaiuola è interpretata dal soprano Lavinia Bini con freschezza ed allegria, con bella voce e facilità
negli acuti ed agilità. Nemorino,
coltivatore giovane e semplice, innamorato di Adina incontra il tenore Giorgio Berrugi che decisamente nel
ruolo, sia vocalmente con bel timbro caldo e sovente ambrato, che per presenza
scenica e possesso del palcoscenico.
Belcore, sergente di guarnigione nel villaggio è interpretato dal
baritono Julian Kim già apprezzato
in precedenti produzioni torinesi: presenta un bel fraseggio ancor più
apprezzato in Kim che vanta anche un buon tono e buona interpretazione. Il ‘faccendiere anche un po’ imbroglione’
dottor Dulcamara, medico ambulante è in questa edizione interpretato dal solido
Roberto de Candia che affermato oramai
sulle scene internazionali non delude mai, anzi ogni volta convince nel ruolo;
reduce dal debutto in Rigoletto al Coccia di Novara, qui cambia registro
interpretativo e torna al ruolo buffo brillante che gli ha consegnato
meritatamente la fama. Ashley Milanese interpreta la villanella Giannetta, con
grande vivacità e briosità, valorizzata da voce non indifferente. L’assistente
di Dulcamara è il mimo Mario Brancaccio
ed il maestro al fortepiano è Luca
Brancaleon. Il direttore d’orchestra è il giovane Michele Gamba ascoltato per la prima volta ed apprezzato per la
simpatica semplicità ed il rispetto con cui si pone di fronte all’orchestra, al
pubblico ed alla partitura; con gesto chiaro ed attento non indulge nell’attesa
degli applausi, ma riversa ogni sua attenzione alla riuscita dell’insieme.
L’oramai nota regia è di Fabio
Sparvoli, le scene di Saverio
Santoliquido, i costumi di Alessandra
Torella, le luci di Andrea Anfossi ed assistente alla regia Anna Maria Bruzzese. Il coro in
Elisir è protagonista e parte decisamente di rilievo: il coro del Regio si
annovera certamente tra i migliori, se non il migliore del panorama nazionale e
sotto l’attenta guida di Andrea Secchi anche
in questa produzione ha dato un ottimo risultato. L’elisir d’amore,
opera in due atti di Gaetano Donizetti su libretto di Felice Romani, è a buon
diritto ritenuta una delle opere più buffe del repertorio italiano, anche
se raggiunge punte di indicibile liricità ne ‘la furtiva lagrima’ in questa
edizione nella commovente interpretazione di Berrugi. Andata in scena per la
prima volta il 12 maggio del 1832 al Teatro della Cannobiana di Milano è
sovente inclusa in cartellone, proprio per la giocosità dell’insieme, che lascia
trasparire profonde verità del quotidiano; siamo infatti ‘tempestati’ di
informazioni, annunci e promesse che sistematicamente vengono disattese e
tradite ed il grande pubblico dimentica immediatamente il tradimento per ridare
fiducia all’improbabile imbonitore, che
magari non ha neppure un minimo di carte in regola. Ecco che nel libretto leggiamo “ciarlatano
maledetto, che tu possa ribaltar” e senza voler con supposizione raffrontare la
narrazione operistica con il susseguirsi degli eventi nazionali, vien da sé la
visione e l’inevitabile beffardo, se non tristo, sorriso. La produzione già
vista negli anni passati conserva pur tuttavia una freschezza d’insieme grazie
alle simpatiche trovate del clacson, piuttosto che del copertone di bicicletta
al collo di Nemorino a segnalare l’avvenuto incidente, l’ingresso di Dulcamara
su auto d’epoca ed alle varie piccole simpatiche gags che ravvivano il
palcoscenico!
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.