Foto: Ramella&Gianesse - Teatro Regio Torino
Renzo Bellardone
Al teatro Regio di Torino, nella stagione 2014-2015, l’opera ‘Il Turco in Italia’ viene riproposta in chiave onirica con la regia di Christopher Alden e con le scenografie non accattivanti realizzate da Andrew Liebermann. Il tutto si svolge in un contenitore che vagamente ricorda mosaici turchi con sempre sulla scena la polena della nave, simbolo dell’arrivo e partenza del turco, una linea di neon ed un siparietto di velluto verde che sale e scende quasi come in avanspettacolo. L’ambientazione non è di facile intuizione, mentre risultano particolarmente simpatici i cambi si scena e di costume “in diretta” sul palco ed i travestimenti del coro maschile, oltre agli spostamenti manuali di arredi e degli elementi di scena. Anche i costumi non hanno entusiasmato. Decisamente bravi i cantanti, anche nel movimentare il palcoscenico. Ottima la direzione allegra e divertita di Daniele Rustioni che ha riversato la giovanile effervescenza nello spartito rossiniano, riproponendolo con una lettura approfondita e ricca, ben accolta dall’orchestra che ha saputo trasmettere il vigore e gli scintillii del rigo stesso amplificati dalla bacchetta. Il prezioso coro del Regio diretto da Claudio Fenoglio, è risultato anche divertente coprotagonista sul palco, con gags e travestimenti del coro maschile con coloratissimi e trasparenti abiti femminili. Nella recita di domenica 15 marzo, Don Narciso è stato impersonato dal giovane Edgardo Rocha che, ben calato nel ruolo, ha espresso il personaggio con voce chiara e ferma. Il turco Selim ha trovato in Carlo Lepore un ottimo interprete dalla voce profonda ed amabile, impreziosita da un chiaro fraseggio, valorizzato dalla padronanza della scena oltre che dal bel timbro ed i bei colori. Cantante ‘tutto buffo’ di provata bravura è Paolo Bordogna: qui in Don Geronio, si è presentato ancora una volta quale eccellente baritono che padroneggia talmente bene l’emissione da cantare arrampicato sulla polena della nave e precipitare con un capitombolo studiato. Nino Machaidze è stata la capricciosa donna Fiorilla che più che fedele al marito è ben attratta dal nuovo, dallo sconosciuto, quindi dal turco; il soprano ha cantato con voce squillante e carica interpretativa. Il poeta Prosdocimo, in scena ancor prima dell’inizio, all’ouverture e poi per tutta l’opera, è alla ricerca di ispirazione che alla fin trova nelle vicende di amori, certezze ed indecisioni che costruiscono la trama: risulta interessante interprete Simone Del Savio che con naturalezza è entrato nella parte ed ha cantato con bel timbro. Samantha Korbey ed Enrico Iviglia hanno fatto ottima coppia: la Korbey-Zaida- ha una bella voce ricca di colori che ha offerto con grinta; Iviglia – Albazar- ha trasformato il personaggio con atleticità e simpatia imprimendo alla sua aria ‘Ah sarebbe troppo dolce’ una carica musicale e vitale tale, da renderla protagonista. Nella recita del 21 marzo si sono nuovamente apprezzate la possente brunita vocalità di Carlo Lepore nei panni di Selim, la Korbey in Zaida ed Enrico Iviglia sia per la limpidezza della voce che per la danzante interpretazione. Barbara Bargnesi, sicura nel ruolo di Fiorilla è risultata molto gradevole per la bella emissione ferma e vellutata con colori amabilmente dolci ed arrotondati sia nell’aria che nelle agilità. Marco Filippo Romano ha sfoggiato forte carica comica associata alla voce profonda, calda e sicura, decisamente convincente, interessante e di spicco. Vincenzo Taormina, nella regia di Alden e nel ruolo di Prosdocimo, risulta più regista che poeta ed assiste a tutta l’opera permanendo sempre in scena: interprete con spiccate doti attoriali oltre che vocali, che sa ben usare lo suadente strumento per arrotondare e porgere gradevolmente.Il maestro Luca Brancaleon al fortepiano è stato una presenza importante ed efficace alla buona riuscita dell’opera. La Musica vince sempre.
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