Sunday, October 31, 2021

Il Barbiere di Siviglia - Teatro alla Scala Milano

Foto: Brescia&Amisano

Massimo Viazzo

Si ride poco in questo Barbiere, e ci si diverte anche meno. Tutto voluto naturalmente. Ma l’operazione di affrancare l’opera buffa rossiniana dai cliché del Rossini “geometrico e surreale” che aveva tanto sorpreso e appassionato il pubblico ormai mezzo secolo fa, ha funzionato solo in parte. L’idea di fondo di questa produzione era proprio quella di cercare una nuova via interpretativa aprendo le porte ad una sorta di realismo, abbastanza desueto in un'opera come questo. Alla fine un certo senso di freddezza e distacco ha caratterizzato la serata. Certo, non sono mancati i momenti riusciti, come l’aria di Rosina ambientata in un camerino con ballerine sullo sfondo, o la scena della lezione di canto con Bartolo messo costantemente “fuori uso” da sipari che calavano dall’alto nei momenti opportuni, o ancora il temporale sempre ballato con  inventiva e grazia. Si perché Leo Muscato ha ambientato l’opera sul palco di un teatro con Rosina etoile di danza, Almaviva direttore d’orchestra, Figaro factotum di palcoscenico, Don Bartolo impresario. Questa rilettura è parsa in genere coerente e anche gustosa. Ma alla lunga la mancanza pressoché totale di gag, e di una vera regia sui personaggi, ha fatto scendere un velo di tristezza sulla partitura rossiniana così amata proprio perché sa strappare risate e diletto a scena aperta. Anche Riccardo Chailly non ha convinto del tutto con una interpretazione seppur meditata, ma alla fine poco brillante e colorita e spesso un po' monocorde. Buono il cast capitanato dal Figaro spavaldo, franco ed esuberante di Mattia Olivieri. Un giovane baritono dalla voce robusta e dalla timbrica chiara e fresca,  in costante ascesa. Spigliata e giustamente furba la Rosina di Svetlina Stoyanova non sempre a fuoco nel registro più acuto, ma sicura, disinvolta nel suo ruolo di ballerina, e di bella voce sonora. Almaviva è stato interpretato da Antonino Siragusa con garbo e raffinatezze con una linea di canto amabile e comunicativa. Eccezionale il Don Bartolo di Marco Filippo Romano, con la sua strepitosa dizione, il sillabato virtuosistico e la timbrica genuina. Ormai Romano è un punto di riferimento come basso buffo a tutte le latitudini, seguendo le orme della grande tradizione italiana che da Sesto Bruscantini in poi ha dato fior di interpreti in questo repertorio. Da segnalare infine il Don Basilio cantato da Nicola Ulivieri con voce rotonda e ben proiettata. Una sicurezza. Come il Coro del Teatro diretto da Nicola Ulivieri sempre puntale nei suoi interventi. Nota molto positiva infine, il ritorno del pubblico in sala al cento per cento della capienza. E si può dire: “Finalmente”!

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