Thursday, October 24, 2019

Rusalka di Dvořák - San Francisco Opera


Foto: Cory Weaver / San Francisco Opera

Ramón Jacques

Rusalka è entrata nel repertorio del teatro di San Francisco nella stagione 1995 con Renée Fleming, che di questo personaggio ne ha fatto uno dei più emblematici della sua carriera. La riproposta di questa prodigiosa creazione di Dvořák, offerta 25 anni dopo, è una delle migliori produzioni sceniche e musicali viste su questo palcoscenico da molto tempo, grazie al meticoloso allestimento curato da David McVicar, con le magnifiche scene e costumi di Leah Hausman, e presentato all’opera di Chicago alcune stagioni fa. Qui, McVicar ha impresso il sigillo del mistero soprannaturale, fantasioso della storia, delineando chiaramente la differenza tra il mondo degli umani e quello delle ninfe che abitano la foresta. In particolare, la scena iniziale della foresta oscura con il lago al centro e la stanza opulenta di un palazzo visto in prospettiva, sono le immagini preconcette che illustrano la storia prima di aprire il sipario. Merito dei costumi di Moritz Junge che mostravano Vodnik e Ježibaba come sono, cioè personaggio tratti dal mondo delle fiabe. La scelta del cast vocale è stata un successo del teatro, a cominciare dal soprano Rachel Willis-Sørensen che ha dato vita a una Rusalka dignitosa, per la presenza e l'eleganza scenica che ha apportato al ruolo, e per un canto fluida con il suo colore timbrico chiaro e amalgamato allo stile musicale dell'opera. La famosa canzone della luna è stata, senza cadere nei cliché, uno dei punti più importanti della sua esibizione sul palco. Brandon Jovanovich, il miglior tenore americano oggi ha mostrato solidità nel suo timbro con una buona proiezione e prestazione infallibile come Principe. La voce del mezzosoprano Jamie Barton, qui come Ježibaba, è cresciuta nel tempo per acquisire una luminosità e un tono drammatico di una interprete sicuro e convincente. Kristinn Sugmundsson, ha avuto un buon disimpegno come Vodnik. Il soprano Sarah Cambridge, è stata una piacevole sorpresa come  Principessa straniera, con la fiducia in se stessa e l'inaspettata facilità scenica con cui è apparsa, e per la sua attraente vocalità Alla direttrice d’orchestra coreana Eun Sun Kim non possono essere rimproverati  l'entusiasmo e la buona mano che ha avuto con l'orchestra per evidenziare l'influenza e il folklore slavo che rivestono la partitura e le sue trame orchestrali, come pure i momenti di forza eccessiva della musica proveniente dalla buca; il che non ha influenzato in alcun modo il risultato di uno spettacolo che ha superato le aspettative, anche per lo spettatore più sospettoso.

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