Suzanne Daumann
Bedrich Smetana scrisse
quest'opera solo verso la fine dell'Ottocento ma è lecito chiedersi, assistendo
a quest'arguta, spiritosa e allo stesso tempo profonda composizione, come sia
possibile che la si scopra in Francia, nel 2012, per la prima volta. A maggior
ragione per il fatto che il libretto di Emmanuel Züngel è basato sul un lavoro
del francese Félicien Mallefille. Che disattenzione! La domanda sarebbe
superflua per le femministe, che si baserebbero certamente sulle teorie di un
complotto maschile: i personaggi principali di quest'opera sono donne, due
vedove, e una di esse è davvero contenta di star da sola e per di più rifiuta
di risposarsi. Jo Davies ha
ambientato la sua messa in scena negli anni successivi alla Prima Guerra
Mondiale. Una bella video installazione in bianco e nero di Andrezej Goulding che scorre con
l'ouverture dell'opera, mostra i prodi aviatori e i tragici eventi, e da ciò si
capisce che Karolina e Anezka sono vedove di guerra, seppure non si sappia da
quanto tempo lo siano rimaste né se si conoscessero da prima della guerra. Si
scopre presto come le due donne affrontino la loro situazione. Il primo atto si apre
un un bel salone arredato in stile ottocentesco, con una scrivania, un sofà e
un lungo tavolo da pranzo, carta da parati con foglie blu, una testa di cervo
su una delle tre porte, una scala a chiocciola sulla destra… sarà la scena
sulla quale si svolgerà tutta l'opera. Sul sofà si nota una figura distesa,
dormiente, coperta da un plaid. Arriva Karolina e si siede al tavolo per far
colazione, cantando la sua gioia per la vita da donna libera, per avere la sua
ricchezza e la sua servitù, pronta a raggiungerla a una festa campestre che
avrà luogo di lì a poco. Lenka Macikova è semplicemente sublime
in questo ruolo: la personalità vivace e la sopranile voce argentina formano
già lo spirito e l'ironia di Karolina. La figura coperta sul sofà svela essere
sua cugina Anežka. Anežka è vestita di nero perché porta ancora il lutto di suo
marito, o, anche se non lo portasse, non sembra essere autorizzata ad avere la
stessa gioia di Karolina nei confronti della vita. Sophie Angebault, dalla voce di soprano dorata e malinconica,
trasmette più l'impressione che la sua afflizione sia piuttosto dovuta alle
convenzioni che ai suoi sentimenti personali. Ma non ci si dilunga troppo in
simili riflessioni: l'opera di Smetana mostra immediatamente lo strabordante e
vitale fascino slavo, con la diabolica energia delle sue polke proveniente
dall'Orchestre National des Pays de la
Loire diretta da Mark
Shanahan. Ecco
che arriva Mumlal, il guardacaccia, per lamentarsi di un inopportuno
bracconiere, e devo dire che si è dimostrato immediatamente quasi il mio
personaggio preferito. Chiunque ami l'Antonio delle Nozze mozartiane e ne sia
anche un po' frustrato perché è solo un personaggio secondario che non può
esprimere pienamente le sue visioni della vita, sarà ripagato da Mumlal. Interpretato
con un felice abbandono e una piena voce vellutata ma capace di sottigliezze da
Ante Jerkunika, il basso del
quartetto vocale dei protagonisti (il tenore non tarderà ad apparire…), Mumlal
è la personificazione dell'umorismo e dell'ironia che pervadono questa
partitura. Karolina invia quindi il guardacaccia ad acciuffare l'intruso, che
peraltro arriva lì di seguito molto docilmente.
Infatti
il bracconiere altri non è che un vicino, Ladislav Podhàjský, e Karolina
capisce subito che il giovane stava vagando per i campi alla ricerca di Anežka,
della quale è innamorato, ed essendo il tenore gli viene affidata senz'alcun
dubbio il ruolo dell'amante romantico. Aleš
Briscein interpreta il personaggio colla sua voce possente e piacevolmente
calda, indugiando sullo stretto limite tra sincerità e ironia. Karolina,
davanti a tutto questo, vede oltre… e condanna il supposto bracconiere, in
qualità di padrona della tenuta, a una contravvenzione e a una prigionia
temporanea nella sua casa. Ladislav si ritira nella sua stanza e ognuno dei
personaggi canta un'ode all'amore.
Il
secondo atto si apre con una discussione delle due cugine su Ladislav
Podhàjsky. Anežka preferirebbe che lui partisse ma Karoline glielo vorrebbe
nientedimeno far sposare. Ladislav alla fine dichiara il suo amore a Anežka, ma
lei non lo ascolta. Karolina va quindi alla festa campestre con Ladislav e dopo
una serie di fraintendimenti e di gelosie, Ladislav e Anežka si sposeranno
felicemente. Nel frattempo si apprende che Anežka ha amato Ladoslav più a lungo
di quanto le convenzioni sociali permettessero: essi erano già amanti mentre il
marito era ancora vivo! Tutti gioiscono della lieta novella e una vivace polka
termina l'opera. Meritati
applausi per tutti: primo di tutti Bedrich Smetana per quest'opera splendida,
per la sua musica piacevole e spiritosa che non ha mai avuto un momento
statico. I sentimenti profondi sono spesso nascosti sotto la superficie, anche
se non troppo, ma di rado si riesce a esprimerli apertamente: questa la lezione
dell'opera. Come
la luce filtrava attraverso l'ampia finestra (ottima l'illuminazione di Simon
Corder) così l'amore e il desiderio filtravano attraverso l'ironia della
musica, specialmente nel finale dell'atto I. Quell'amore e il desiderio
accennati nel primo atto si sviluppano e pervadono interamente e
prepotentemente il secondo atto, sottilmente temperati dall'arguzia delle
invenzioni musicali di Smetana. Un
applauso scrosciante ad Angers Nantes Opéra, per aver riportato alla luce e in
Francia quest'opera, che dovrebbe assolutamente diventare di repertorio, così
come all'intero cast e a tutti quelli che hanno collaborato per l'incantevole
serata.
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