Renzo
Bellardone
LAURA
POLVERELLI Trio
Albrizzi: Giulio Giannelli
Visconti, flauto, Giuseppe Barutti, violoncello. Elisabetta Bocchese,pianoforte
Milano
– Audiotorium Palazzo Lombardia –Altra Sede-
21 ottobre. Joseph
Haydn - Arianna a Naxos, cantata
per voce e pianoforte, Carl
Maria von Weber – trio sol minore per pianoforte, violoncello, flauto
Jules
Massenet – Elegie. Serenade Andalouse, Nuit d’Espagne – cantate, Erik
Satie – Gymnopedies n. 1 e 3 per pianoforte
Maurice
Ravel – Chansons madécasses
Il programma proposto, non è certamente ‘il solito
programma’, anzi considerata la scarsissima frequentazione si può definire
assolutamente inusuale. Ma l’inusualità della proposta non esclude certamente
la piacevolezza, come nel caso di questa proposta Mito nel nuovo Auditorium
dell’avveneristico Palazzo Lombardia in Milano. Composta quasi sicuramente per
una fruizione domestica –voce e pianoforte- la cantata ‘Arianna a Naxos’, si
rileva un brano colmo di stupore giovanile e di ricerca dell’amato; con
l’alternanza di recitativo ed aria, Laura
Polverelli, da interprete di rilievo qual è ne da una interpretazione
sofferta e teatrale portandola ad un finale rabbioso e concitato variando
mirabilmente la tonalità. Il ‘trio in sol minore’ di Weber si sviluppa
attraverso i prolifici tasti del pianoforte,
le estensioni del violoncello e la dolce voce del flauto che all’allegro
moderato iniziale si fanno eco riprendendo in una sorta di daccapo. Interessante la vibrante voce aulica del
flauto di Giulio Giannelli Visconti
e i suoni tradotti dall’accorto utilizzo di corda tesa allo spasimo o a corda
vuota del violoncello di Giuseppe
Barutti. Il pianoforte di Elisabetta
Bocchese raggiunge il senso di forte intimità poetica evidenziata dalle
Gymnopédies di Satie che non offrono certamente occasione per lasciarsi andare
in virtuosismi spericolati. Il librarsi della bella voce dai riflessi ora ambrati,
ora dorati del mezzosoprano Laura Polverelli sono gradevolezza all’ascolto dei
tre brani di Massenet ricchi di un nuovo linguaggio musicale che non offusca però
le fantasie di danze antiche. In
chiusura le ‘Chansons madécasses’ di Maurice Ravel: Nahandove è il titolo del primo
brano ed il nome della donna amata ripetuto ossessivamente nella stessa
tonalità per evidenziare il pericoloso erotismo; ‘Aoua’ è il canto di guerra
anticolonialista che mette in guardia dai bianchi, dalle loro credenze e dai
loro opportunismi di sopraffazione; ‘Il est doux’, ha uno splendido finale tronco magistralmente servito in sospeso
lasciando un forte senso d’attesa, dall’abilità e dalla solida conoscenza
dell’entusiasmante mezzosoprano. La
Musica vince sempre.
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