Vogogna –
Chiesa Parrochialoe – 31 agosto
Ivano Buat e Marco Rigoletti –trombe, Vincent Lepape –trombone Ugo Favaro –corno. Rudy
Colusso –tuba. J. Strauss -Amor Marsch.
J.S.Bach -Fuga in sol minore. D.Sanson/P.I.Čajkovskij -The Swan cracks nuts just before
sleeping. André la Fosse -Suite Impromptu.
Enrique Crespo -Suite americana . Johnson
–Dash-Hawkins -Tuxedo Junction. L.Bernstein
-West Side Story suite. David Schort -Tango G.Gerswin -Four Hits for Five
Attivi dal 1998 I Pentabrass sono davvero ottoni a 5 stelle!!!! Fin dall’iniziale
maestosa, anzi pomposa Amor Marsh, la formazione si annuncia ironica,
scanzonata, ma concretamente professionale. A presentare i brani si cimenta
brillantemente Ugo Favaro che smessi i panni del presentatore, imbraccia
la tuba traendo suoni forti o metallici con l’uso della mano sulla campana.
I ‘leggeri’ sono Ivano Buat e Marco
Rigoletti alle trombe che sanno offrire armonici brillanti e…divertenti.
Seduto in postazione centrale Rudy Colussi
soffia nella tuba per trarre suoni profondi ed ironicamente melodiosi. Al trombone maestoso e possente, il ‘francese’ del gruppo Vincent
Lepape glissa e ‘gioca’ con la coulisse. La
Fuga in sol minore di Bach viene eseguita nell’arrangiamento dei Canadian
Brass; la suite dai balletti di Čajkovskij è proposta nella irriverente
trascrizione di D.Sanson che diverte, così come riporta ai ricordi la Suite di
Berstein da West Side Story. Abili
professionisti ed interpreti sono arrivati diritti all’emozione gioiosa,
sfrondata dalla ricerca di scenografici tecnicismi e virtuosismi che peraltro
hanno concretamente costellato l’interpretazione. La Musica Vince sempre.
FAVOLA IN MUSICA Laura Catrani-soprano,
Mathias Stier-tenore, Silvia Frasson-voce narrante. Stresa Festival Ensemble.
Daniele Rustioni-direttore. ANDREA PORTERA. Tagete e la Terra dell’Arcobaleno. Soggetto
di Andrea Portera e Zlata Smolova. Libretto di Debora Pioli, Andrea Portera,
Gabriele Santarelli. Opera commissionata dalle Settimane Musicali di Stresa. Prima
esecuzione assoluta.
Come si conviene per un Festival
internazionale, anche Le Settimane Musicali di Stresa hanno commissionato una
nuova composizione ed in questo caso un’opera, al vincitore del IV concorso di Composizione
delle Settimane, ovvero il giovane Andrea
Portera, riconosciuto come uno dei più affermati compositori contemporanei.
La storia è molto semplice, una favola appunto, ispirata ai significati del
colori, ma la bravura della voce narrante Silvia
Frasson ha saputo dar vita ai vari
personaggi con alternanze timbriche e d’impostazione con gestualità teatralmente
descrittiva. Nella musica di Portera
riecheggia l’oriente pucciniano allo scorrere del fiume Cromo verso la città di
Policromandia. Melodie coloristiche compaiono e scompaiono all’alternarsi dei
monti dei colori. L’ouverture dei colori abbina ogni colore ad una nota e
partendo da Verde-Fa- si procede con il Giallo –Do, l’arancione –Re, il Rosso –sol,
il Blu –La, l’indaco –Si, per finire con il Viola-Mib. Le due voci operistiche
sono il soprano Laura Catrani facile
negli acuti e sovracuti, in presenza di
una omogenea linea di canto. Il tenore è Mathias Stier presenta
morbidezze gradevoli nei centri e nei bassi imposti dalla scrittura. Entrambi
apprezzabili anche per la difficoltà della prima esecuzione assoluta,
difficoltà affrontata anche dallo Stresa Festival Ensemble sotto la direzione
del Maestro Daniele Rustioni che
affonda le sue radici professionali anche nelle master class del direttore
artistico dello Stresa Festival, Gianadrea Noseda. Rustioni ha ricavato delle
sonorità gradevoli dimostrandosi a suo agio con la musica contemporanea, con
gesto sicuro e deciso.
Stresa, Chiesa del SS.Crocifisso –Collegio Rosmini- 2 settembre
BACH: Sonate e Partite per violino
solo ALINA IBRAGIMOVA - violino Johan Sebastian Bach. Sonata n. 1 in sol minore BWV 1001, Partita
n. 1 in
si minore BWV 1002, Sonata n. 2
in la minore BWV 1003, Partita n. 2 in re minore BWV 1004, Sonata
n. 3 in
do maggiore BWV 1005, Partita n. 3
in mi maggiore BWV 1006.
Monumenti di carta e di parole si
sono impiegati per descrivere il ‘Monumento’ delle composizioni per violino
solo……..:le Sonate e Partite di Bach sono uno dei vertici d’arrivo per il
violinista professionista, così come le Suites lo sono per il violoncello e
sono ormai state proposte dai diversi
artisti sia in concerto che in
registrazione Cd. La sorpresa allo Stresa Festival non è stata quindi la ben
conosciuta partitura ma l’impareggiabile eccellenza della giovanissima
interprete russa Alina Ibragimova . Seria,
concentrata, anzi ispirata fin dal primo tocco dell’arco ha creato un
invisibile piano sonoro sospeso dove –come nel Flauto Magico- ha attratto un
attonito pubblico. Arcate e mastellati
sono stati affrontati ad occhi chiusi per socchiuderli un attimo allo
sfioramento di una corda vibrante. Ibragimova ha tratto suoni inaccessibili a
doppia corda, creando impressionisticamente
l’effetto del secondo violino, oltre a caldi vibrati attrattivi per la forte vicinanza alla voce umana. Come in un film, fughe,
allemande, sarabande, gighe e ‘Ciaccona’ sono andate a scorrimento su preziosi
tessuti dai colori definiti in uno stato di umana spiritualità.
TANGHI E TANGUARDA Tanguarda Maria
Martinova- pianoforte, Juanjo Mosalini- bandoneón, Cyril Garac- violino. Leonardo
Teruggi- contrabbasso H.Salgan, G.Beytelmann, J.Mosalini, L.Brighenti/L.Teruggi,
A.Piazzolla/C.Zárate, A.Piazzolla, V. Greco/J.Mosalini, M.Mores/L.Teruggi,
A.Bardi/C.Zárate, L.Sanchez.
Con dei musicisti a 360° che
scrivono, trascrivono, eseguono ed interpretano si è fatta una promenade tra le
luci e le ombre di una Buenos Aires che non c’è più ed una Buenos Aires che vive
ancora con pulsante cuore palpitante. Tanguarda, come ha spiegato Juan
Mosalino significa ‘guarda il tango’, ma con il più marcato significato di
‘occhio al tango’. Evocazioni descrittive di vita argentina vissuta in loco o
trasportata per le vie del mondo sono il filo conduttore segnato dalla
vitalità, velata dalla latente melanconia che sempre segna il tango,
espressione di altalenanti e contrapposti sentimenti che convivono in un unico
momento. Maria Martinova è pianista
decisa e scalpitante che imprime percussività sentimentale , lanciandosi poi in
una dinamica ricca di timbricità e coloristica. Leonardo Teruggi ha utilizzato jazzisticamente il suo contrabbasso
con profondissimi e ritmici pizzicati
che hanno accompagnato ancorchè solisticamente interpretato. A Teruggi si
devono diversi degli arrangiamenti. Cyril
Garac è l’insolito pregevole violinista che pizzica le corde anche sotto al
ponticello per tradurre suoni quasi di
sfregamento acre; con l’arco esprime vibrati ed armonici da grande sinfonia,
impreziosendo ogni brano eseguito. Lo strumento principe dei tanghi argentini è
il bandoneón con le sue gioie e le sue lacrime che Juanjo Mosalini fa scaturire dal mantice e dalle tastiere con
maestria e sentimento partecipativo. Mosalini è anche l’autore di brani
proposti e di trascrizioni. Serata di tutta piacevolezza che ancora una volta
fa dire che: La Musica vince sempre.
IL BARBIERE DI SIVIGLIA Accademia
Musicale di Stresa con cantanti
selezionati dall’Accademia di Canto ‘Giovani all’opera’ di Natale De Carolis Orchestra
Giovanile Italiana e Ars Antica Choir. Direttore - Francesco Pasqualetti, Maestro
del Coro- Marco Berrini, Salvatore Seminara- chitarra Antonella Poli-
fortepiano, Giulio Laguzzi- maestro collaboratore Linda Ferrara- assistente
alla produzione. Rosina- Marina Ogiy, Il Conte d’Almaviva- Matteo Macchioni, Figaro-
Jozef Carotti. Don Bartolo - Daniele Piscopo, Don Basilio -
Davide Giangregorio, Berta - Simona di
Capua, Fiorello/Un ufficiale- Giampiero Cicino, Ambrogio - Valerio de Angelis
Realizzata in forma semi scenica ed
‘impietosamente’ attualizzata
dall’ingegnoso lavoro di Natale de Carolis si è assistito al ‘Barbiere’ , credibile ai
giorni nostri; coups de teatre e molto movimento hanno fatto dimenticare le
parrucche e le movenze vezzose ed ossequiose
di certo teatro musicale di tradizione. Figaro è un personaggio poco
affidabile disposto a tutto per soldi ed è interpretato dall’atletico Jozef
Carotti che tra salti dal palco, capriole ed una citazione da ‘La febbre
del sabato sera’ alla fine della cavatina, ha riscosso consensi anche per la
voce decisa ed ampia. Marina Ogiy offre una voce a tratti molto scura
nell’interpretazione di una scanzonata e
‘disponibile’ Rosina che non disdegna di civettare qua e la. Il Conte d’Almaviva/Lindoro
è Matteo Macchioni che travestitosi
direttamente in scena da soldato in mimetica, e poi da falso docente di musica
rockettaro, rende i ruoli con voce ben impostata e ricerca di leggerezza. Daniele Piscopo con rotondità timbriche
interpreta un Don Bartolo che non
disdegna mezzi d’intimidazione e ricatti….in giacca, panama e sigaro o in
accappatoio bianco e boxer all’interno della sua dimora. Don Basilio, lasciato
il consueto cappellaccio nero e gli spartiti sotto al braccio entra in scena
tatuato, con capelli neri lunghissimi ed una chitarra elettrica da rock …..è
interpretato da Davide Giangregorio che utilizza la voce con timbri credibili per
il ruolo. Simona di Capua da voce
a Berta e segna il personaggio con una
ottima interpretazione vocale. Ora è
gentile cameriera, ora invitante massaggiatrice di Don Bartolo o Figaro, ora
donna delle pulizie con il mocio insieme all’altro servitore Ambrogio che vive
grazie all’efficace interpretazione di Valerio de Angelis che ride,
starnutisce e spruzza oppio…… Nell’allestimento di De Carolis anche la
continuista al cembalo diviene personaggio ed Antonella Poli suona con occhiali scuri, intervenendo più volte
nella vicenda, conservando un fiasco di
Chianti a portata di mano. Qualche pedicure, una battaglia con corn flakes, un
campanello da appartamento anziché il consueto bussare, una citazione
mozartiana da ‘Farfallone amoroso’ ed addirittura un Nokia tune rendono
frizzante l’azione dove anche i ruoli minori vengono valutati con la costante
presenza in scena, come nel caso di Giampiero
Cicino che microfonato come un agente di scorta interpreta l’ufficiale e
Fiorello; con bel timbro pieno condurrà la squadra degli agenti, ovvero il
giovanissimo coro dell’ Ars Antic Choir diretto dal bravo Marco Berrini. Altrettanto fresca è l’Orchestra Giovanile Italiana
che ha lavorato sinergicamente con l’apprezzato maestro Francesco Pasqualetti. Con
gesto sicuro e consapevole e ricercata
attenzione ai particolari, è intervenuto a sostegno delle voci in buon
affiatamento con i giovani orchestrali. Il
pubblico ha decretato il successo del lavoro.
SUONI DI GUERRA IN TEMPI DI PACE Ensemble
Zefiro, Paolo Grazzi, Molly Marsh, Magda Karolak - oboi, Alberto Grazzi, Michele Fattori-fagotti Jonathan Pia,
Michele Santi, Simone Ameli- trombe, Riccardo Balbinutti- timpani, Alfredo
Bernardini- oboe e direzione. André-Danican Phildor,
Michel-Delalande, Jean-Baptiste Lully, Johan Caspar Ferdinand Fischer, Georg
Muffat, Jean- Joseph Mouret
Nel cortile d’onore il buio è
interrotto solo da qualche lampada mentre il silenzio dai suoni degli oboi e
dei fagotti che dall’alto di un balconcino intonano ‘Bruits de Guerre’ di
Phildor; dal loggiato al piano del cortile fa
eco lo squillar di trombe! Il Concerto itinerante inizia così!!! Itinerante
perché prima di giungere alla Sala della Giustizia al primo piano i fiati
ritmati dai timpani risonanti del versatile Riccardo Balbinutti hanno continuato a suonare incitanti o celebrative musiche annunciate
con voce ‘da campo di battaglia’ dall’oboista e direttore dell’ Ensemble Zefiro, il Maestro Alfredo
Bernardini, che brillante interprete e attento ricercatore coordina e
ravviva l’ensemble. La tromba è lo strumento nato per la battaglia e poi
utilizzati per esaltare la vittoria e qui i bravi Jonathan Pia, Michele Santi, e
Simone Ameli traggono armonici e colorazioni vivide e brillanti. Gli oboi, nati
successivamente sono stati subito strumenti molto amati soprattutto in Francia,
all’epoca faro culturale e creatore di mode. Paolo Grazzi, Molly Marsh, Magda Karolak ed Alfredo Bernardini
agilmente traggono suoni chiari e vibranti insieme ai fagotti energici ed
imperiosi di Alberto Grazzi e Michele
Fattori. Come evidenziato anche nelle note di sala, la Suite di Muffat in programma fa riferimento a danze e tradizioni
nazionali diverse, con un’anticipazione
di vocazione europeista. Concerto vivace e brillante, come Lully aveva ideato per la corte di Luigi XIV, imponendosi
a modello di gusto, stile e mode. La
Musica Vince sempre
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