Thursday, April 17, 2025

Stabat Mater di Rossini - Orchestra Sinfonica di Milano

Foto: Angelica Concari

Massimo Viazzo

Lo Stabat Mater di Gioachino Rossini (1792-1868) è, insieme alla Petite Messe Solennelle, l’opera sacra più celebre del compositore pesarese.  Composto tra il 1831 e il 1841, si basa sul testo medieval attribuito a Jacopone da Todi che riflette il dolore della Vergine Maria ai piedi della croce di Cristo. Rossini unisce la sua maestria operistica a una profonda intensità spirituale, creando una partitura ricca di melodie emotive, armonie solenni e momenti di intensa drammaticità. La struttura dell’opera alterna arie solistiche, duetti, cori e passaggi orchestrali di grande impatto emozionale, rendendola un vertice assoluto della musica sacra del XIX secolo. La prima esecuzione ebbe luogo al Théâtre-Italien di Parigi il 7 gennaio 1842, dopo che Rossini completò le parti inizialmente non musicate. Grandi cantanti dell’epoca parteciparono all’evento: Giulia Grisi, Emma Albertazzi, Mario de Candia e Antonio Tamburini. Di particolare rilevanza fu poi l’esecuzione bolognese del 18 marzo, nella sala dell’Archiginnasio, diretta da Gaetano Donizetti e supervisionata dallo stesso autore. Per il tradizionale «Concerto di Pasqua», l’Orchestra Sinfonica di Milano ha scelto quest’anno di eseguire il capolavoro rossiniano. Sul podio, Emmanuel Tjeknavorian, il giovane direttore musicale della compagine milanese e recente vincitore del Premio Abbiati come direttore d’orchestra (il premio della critica italiana), ha diretto con grande energia, evidenziando gli aspetti drammatici e teatrali della partitura.  La sua lettura, ricca di contrasti, è stata a tratti incandescente, culminando in un Amen conclusivo letteralmente travolgente. Tjeknavorian ha saputo trovare anche accenti di intima commozione, grazie alla sua capacità di fraseggiare con gusto e fantasia.  Ne è scaturita un’interpretazione scultorea, marmorea, ma al contempo vitale e dinamica.  L’Orchestra Sinfonica di Milano si è distinta per l’accuratezza, il rigore, la vivacità ritmica ma anche la delicatezza nei pianissimi. Tjeknavorian ha inoltre dimostrato abilità nell’accompagnamento dei solisti, senza mai prevaricarli, ma creando un tessuto sonoro soffice e flessibile per un cast vocale che si è dimostrato affiatato e amalgamato In particolare, Benedetta Torre (soprano) ha cantato con un’emissione omogenea e una certa padronanza della parte; Martina Belli (mezzosoprano), dalla timbrica brunita e seducente, è piaciuta per l’accento incisivo e un fraseggio scolpito; Juan Francisco Gatell (tenore) ha esibito musicalità, evidenziando una linea di canto elegantee facilità nelle agilità, sebbene nella zona più acuta della tessitura sia parso un po’ meno a fuoco; Nicola Ulivieri (basso), solido e vigoroso, si è dimostrato eloquente mostrando una timbrica rotonda e piena. Un altro protagonista indiscusso della serata è stato il Coro Sinfonico di Milano. Caratterizzato da un’ottima coesione e da un notevole impatto fonico, il coro, diretto da Massimo Fiocchi Malaspina, si è distinto nei passaggi più intensi e vigorosi (da brividi la frase in die iudicii” collocata all’interno dell’Inflammatus et accensus), ma ha Saputo anche esprimere una profonda sensibilità interpretativa (Quando corpus morietur). Al termine, il pubblico che gremiva l’Auditorium ha tributato a tutti gli interpreti una meritata ovazione.





 

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