Fotos:Wiener Staatsoper / Michael Pöhn
Ramón Jacques
Mozart sembra non essere mai assente
dall’amplia offerta di ogni stagione della Wiener Staatsoper, che propone Le
Nozze di Figaro, nuovamente nell’allestimento curato da Jean-Louis Martinoty,
che fu visto per la prima volta nel 2011. L’allestimento non è stato
particolarmente interessante, persino noioso, e anche se la scena si situava in
Siviglia nel periodo indicato e si completava con i costumi eleganti di Sylvie
de Segonzac, si notava qualcosa di decontestualizzato e antiquato. Quadri,
pitture e piante che si alzavano e abbassavano limitando lo spazio sul palco
per cantanti e attori, con il loro aspetto grigio e scuro creano un ambiente
lugubre e triste che contrasta con la vivacità che caratterizza la trama
dell’opera. Qualcosa da sottolineare nell’aspetto scenico
è il modo in cui Martinoty sa mostrare la differenza di classe tra i personaggi
e esplorare le situazioni comiche che consentono all’opera di restare sottile e
acuta. Il cast internazionale è stato all’altezza dell’opera , come il basso
Riccardo Fassi che ha dato vita al personaggio di Figaro, che è un artista di aspetto giovanile, disinvolto in scena e vocalmente
soddisfacente. Allo stesso modo il basso Erwin Schrott ha
creato una caratterizzazione ideale del Conte con la sua voce corposa e tecnica
pura; e il soprano Chen Reiss ha
dilettato come Susanna per la sua giovialità e simpatia e per la nitidezza del
suo colorito e comunicativo timbro. Il ruolo della Contessa è stato affidato al
soprano Golda Schultz che ha avuto un buon disimpegno anche se in certi
passaggi la sua voce si è ascoltata leggera e tenue, ciò che ha impedito di
essere completamente credibile in scena. Il mezzosoprano Svetlina Stoyanova dal
timbro brunito ha dato una adeguata realizzazione come effusivo e esaltato
Cherubino. Il resto dei cantanti del cast hanno risolto i propri personaggi in
modo corretto.La forza di questo teatro si incontra in buca, con una orchestra di omogeneità
e musicalità ammirevole. Il direttore Sascha Goetzel non ha fatto altro che
potenziare la bravura di questi strumentisti e ciò che si è ascoltato è
assolutamente affascinante. Un apporto
molto buono è stato quello del coro diretto da Thomas Lang.
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