Ramón Jacques / Jordi Pujal
Chi è Gianluca Moro? Come
ti definiresti: tipologia vocale, personalità artistica, ...? Sei sardo: pensi
che le voci della tua terra abbiano delle caratteristiche speciali che le
differenziano dalle altre? Per favore, parlaci dei tuoi inizi, dei tuoi studi,
perché ti sei dedicato al canto.
Gianluca Moro è un
ragazzo a cui piacciono le sfide, è un bambino che non smette di stupirsi, è un
uomo saldo sui propri obiettivi, conscio dei propri limiti e sicuro del fatto
che il duro lavoro porti a una crescita e ad un tanto ricercato superamento di
quegli stessi limiti. Il bello è proprio
questo, ogni volta se ne presentano di nuovi, ogni volta l’asticella si alza,
ogni volta l’obiettivo è più grande e importante, ogni volta si ha altro
materiale per crescere e migliorarsi. Direi che non dico nulla di nuovo, è
semplicemente la vita.
La mia vocalità è quella
del tenore lirico-leggero incastonata in una personalità piuttosto romantica.
Queste credo siano le giuste parole per definirmi. Certamente si può spaziare,
si può essere tante cose in un universo artistico parallelo alla persona che si
è nella vita di tutti i giorni, ma la parola “romantico” è quella che,
artisticamente parlando, utilizzerei per definire il nucleo del mio essere. Sono nato, anzi ho avuto
la fortuna di nascere e crescere in una terra a dir poco favolosa. La Sardegna
è la mia casa, la mia isola da sogno, il paradiso in cui tutti vorrebbero
vivere ma che in pochi hanno poi il piacere di scoprire. Il mio paese si chiama
Tortolì, in Ogliastra, situato nella costa centro-orientale. L’Ogliastra, oltre
a essere una delle cinque zone blu dell’intero pianeta, viene anche considerata
l’isola nell’isola, una piccola regione del territorio sardo che ancora presenta caratteristiche naturali
spettacolari e incontaminate. Non ci passa nemmeno il treno, e per quanto possa
essere un disagio per certi versi, io credo che invece sia bellissimo. Da noi
il tempo si ferma, è surreale, surreale ma bello (cit.).
Mi sono dedicato al
canto quando ho scoperto di avere una voce e di provare piacere
nell’utilizzarla. Mi ricordo che da piccolo, dopo la muta della voce, cantavo
sempre nelle rampe delle scale: c’era un eco pazzesco e mi dava l’impressione
di avere una voce gigantesca. Facevo dei gran concerti privati nelle scale di
casa così come in cameretta, e un po’ come per tutti noi, ogni intimo posticino
era buono per aprir bocca e cantare. A parte ciò, ho iniziato
a studiare il pianoforte a sette anni, studi che si interruppero però presto.
Ripresi qualche anno più tardi, e dopo il liceo e altre vicende musicali ancora
lontane dall’opera, inizia il mio percorso di studio presso il Conservatorio di
Cagliari, dove presi il primo titolo ufficiale, per poi conseguirne un secondo
presso il Conservatorio di Bologna, città dove attualmente vivo.
Il canto, anzi la
musica, per me è l’espressione artistica che più mi rappresenta, forse quella
più completa almeno secondo il mio punto di vista, che mi da piene possibilità
di espressione e di sviluppo personale. L’ho scelta per questo motivo, anzi, mi
correggo, forse è stata la musica a scegliermi come suo mezzo di comunicazione…
e non c’è che dire, bisogna essere all’altezza del compito assegnatoci. Questo vale per tutti, è un regola
universale!
L'elisir d'Amore / Alessia Santambrogio |
La voce è qualcosa di
meraviglioso, è in costante sviluppo proprio perché il corpo stesso lo è, o
meglio in costante cambiamento. Dal punto di vista più tecnico si può certo
raggiungere un livello di conoscenza del proprio strumento tale da sentirsi
sicuri di aver in mano tutti gli strumenti per poterla gestire al meglio, per
riuscire a non abbassare il livello raggiunto, però è anche vero che si cresce,
il corpo stesso cresce e così facendo cambia, ed è qui che la tecnica affinata
durante lo studio - che non finisce mai
- ci aiuta e accompagna il corpo nel suo naturale cambiamento. Io personalmente, come
tutti credo, faccio sempre ricerca su me stesso, studio, provo, scovo spunti
nuovi per migliorare, e credo sia uno tra gli aspetti più affascinanti di
questo mondo.
Attualmente il
repertorio che canto spazia tra il classico e il romantico, con qualche punta
di verismo e contemporaneo oserei dire: Mozart, Donizetti, anche qualche
Rossini. Questa voce da lirico-leggero
mi permette di affrontare dal punto di vista del repertorio ciò che a me
davvero piace, per questo mi ritengo fortunato.
In futuro non saprei, mi piacerebbe stare in queste “acque” ma non è
detto che la voce non si sviluppi verso una direzione più lirica, dandomi la
possibilità di toccare un repertorio che in questo momento non sarebbe
assolutamente fattibile. Il mio amore è "La
bohème", ma chissà… …quando
ascoltai per la prima volta “Che gelida manina” mi conquistò. “… per sogni e per chimere e per castelli in
aria l’anima ho milionaria.”, a vent’anni fantasticavo con queste parole, con
questa melodia. C’è una voce di spicco,
un esempio che considero per me un grande punto di riferimento, Alfredo Kraus,
il quale insegna che la longevità della voce è data anche dall’essere in grado
di identificare sapientemente il repertorio più adatto alla nostra pelle, per
mantenere una voce sana e, se si ha fortuna, per forgiare una carriera ad hoc. Per questo forse vestire
i panni e dar voce a Rodolfo rimarrà semplicemente un sogno!
Tra i personaggi in cui
più mi identifico sarei combattuto tra Nemorino e Tamino. Non so chi avrebbe la
meglio. Posso tenerli entrambi? Tra tutti i ruoli che possono capitarci, questi
due sono quelli a cui sono più legato e quelli in cui ora mi rispecchio
maggiormente. Sono quei ruoli in cui non si fa un lavoro troppo grosso per
entrare nel personaggio, perché paradossalmente ci sei già, è tutto lì.
La ricetta corretta e
universale non esiste. Esiste una ricetta per
ognuno di noi, io ancora però non ho capito quale sia la mia! Credo che sia necessario
essere curiosi, svegli nel saper cogliere i segnali che per noi possono essere
congeniali per raggiungere un dato risultato, pazienti, devoti nel concedersi
giornalmente allo studio, tanto umili da saper ascoltare e saper applicare i
consigli e nel contempo essere originali e onesti verso se stessi, pronti a
tutto, e in ultimo, ma non per importanza, ci vuole anche tanta fortuna. Tutti hanno avuto
qualcuno che ha creduto in loro così tanto da convincere l’intero mondo, ma
finché questo non accade bisogna fare da soli, crederci e non smettere mai di
pensare che c’è un posticino da poter ritagliare per ognuno di noi. Siamo tutti diversi, con
alcuni aspetti che però vanno condivisi: “la carriera si fa con la testa e non
con la voce”, mi ripete sempre una mia
cara amica, e mai parole furono più vere e pertinenti. La voce è importante,
ma ci vuole testa, sempre e in ogni
caso!
Quali cantanti ti hanno
segnato profondamente e che nei tuoi anni formativi - anche oggi - sono stati
in grado di servire da modello e fonte di ispirazione? Per quali ragioni?
Premesso che bisogna
sempre essere aperti all’ascolto, è sicuramente altrettanto importante avere
dei punti di riferimento, o dei modelli se vogliamo, a cui potersi ispirare e
da cui poter imparare. Alfredo Kraus per
me è uno di questi, assieme a Luciano Pavarotti, Rockwell Blake, Javier
Camarena e Juan Diego Flórez, che adoro davvero tanto. Senza dimenticare
Francisco Araiza: il suo Tamino e la sua "Winterreise" li ho
ascoltati tanto per studiare! Ne cito alcuni, però tutti hanno qualcosa che
possono regalarci. E’ il bello della musica, la condivisione di se stessi con
il pubblico.
Nemorino - L'Elisir d'Amore |
Il periodo Covid19 ci ha
insegnato tanto. Parlo al passato perché spero e credo che il peggio sia
passato, ciò non toglie che dobbiamo continuare ad essere molto attenti e
vigili, tenere duro e riuscire con intelligenza a chiudere definitivamente
questo capitolo della nostra storia, che certamente non riporterà tutto come un
tempo. Ne usciremo più forti?
Non lo so questo, quello di cui sono certo è che ne usciremo diversi, cambiati,
in meglio e in peggio, perché poi ognuno di noi fa ciò che può e con i mezzi
che possiede.
L’opera sta subendo, più
di tanti altri settori, un duro colpo, e ahimè la fascia che pagherà
maggiormente le conseguenze di tutto ciò sarà quella dei giovani, degli
emergenti - dove sto dentro anche io - che non guadagnano cifre astronomiche ma
soltanto il tanto giusto per vivere, e che in una situazione tale si ritrovano
a casa, nulla facenti, praticamente senza soldi, costretti ad appigliarsi alle
sole speranze per andare avanti e a una classe politica dirigente di cui non
importa nulla delle sorti della musica e della cultura italiana. Questo è quanto c’è da
dire a mio avviso, con profondo rammarico e con una positività di fondo che mi
porta a sperare in una ripresa delle più rosee, ma che prevede comunque
l’attraversamento di una fase che non sarà affatto facile, anzi critica e buia.
A causa del tuo background accademico sei una persona di
grandi interessi filosofici e vasta cultura, avendo composto le tue canzoni
(inedite), scritti articoli (recentemente uno ammirevole dedicato a Kraus),
partecipato con successo al mondo del "crossover", eseguito un repertorio
operistico eclettico (da Mozart a Castelnuovo Tedesco passando per Rossini,
Donizetti, ...), oratori, musica sinfonica, ..., sempre con un atteggiamento
discreto ed elegante degno di lode. Si potrebbe dire che Gianluca Moro è un
aspirante a "uomo del Rinascimento" del 21° secolo, qualcosa di certamente insolito oggi? Sei d'accordo
con questa valutazione?
Prima dell’essere o meno
d’accordo con te mi sento in primis lusingato per la candidatura a “Uomo del
Rinascimento del 21° secolo”, direi che è qualcosa di quasi impensabile al
giorno d’oggi, singolare e decisamente affascinante. Per questo ti ringrazio,
fa sempre bene allo spirito ricevere questo genere di complimenti, di questo
calibro intendo dire. Si fa presto a dire “ sei bello”, per fare un esempio, ma
qui siamo ben lontani dall’essere scontati e proiettati su dei banali luoghi
comuni, e per questo mi sento doppiamente riconoscente. Grazie, ne sono
lusingato!!!
Il mio percorso o
background, come dir si voglia, inizia presto e ben lontano dal mondo
dell’opera. A dieci anni volevo fare il regista, lo show man, poi il ballerino,
e infine sono approdato alla musica. Nel contempo cominciavo a nutrire un forte
fascino per il mondo anglosassone e per la lingua inglese ad esempio, che
decisi di utilizzare per scrivere le prime strofe e i primi ritornelli. Ricordo
che il mio inglese era pessimo, però lo preferivo all’italiano, probabilmente
perché credevo che nessuno potesse capirlo… chissà, anzi WHO KNOWS?
Lo scrivere per me è
sempre stato un modo per catturare i ricordi più preziosi, quelle sensazioni
che voglio portare con me nel futuro rendendole necessariamente indelebili. Ho iniziato a farlo
senza alcun tipo di studio e lo faccio tutt’ora. Ciò che scrivevo, mescolato alle prime nozioni musicali
imparate a lezione di solfeggio e pianoforte mi portarono, un po’ per istinto
un po’ per incoscienza data dall’essere adolescente, a scrivere le prime
melodie, le prime canzoni. E’ qualcosa di semplicemente bello, ad ogni emozione
riportata in musica e parole corrisponde un momento del vissuto, e da
nostalgico il valore di tutto ciò per me è inestimabile.
Ricordo ancora la prima
canzone che completai, si chiama “Remember the day”, e pensa te, la canticchio
ancora!!! Oserei dire che è un
mondo che si evolve giorno per giorno, cresci assieme alle parole, constatando
che anche in questo caso le possibilità di espressione sono esattamente pari
all’infinito. Dopo il liceo ho
cominciato l’università, ho studiato lettere moderne alla Sapienza di Roma, ma
per motivi di varia natura non ho mai concluso il percorso di studi. In parallelo, sempre nel periodo romano,
entrai in un coro gospel dell’università americana a Roma e li cominciai ad
avere le prime grosse soddisfazioni sul palco, poi le apparizioni tv e tutto ciò
che la musica pop poteva regalare ad un ragazzino che voleva diventare una
pop-star. Qualcosa poi mi spinse verso altri contesti - forse ero spaventato da
quel mondo troppo grande da gestire - e così cominciai ad esplorare l’altra
faccia del mondo musicale romano, scoprendo l’opera e il suo vasto impero, che
trovo decisamente più congeniale al mio essere.
Ritengo che il mio è un
percorso di vita come tanti, in fondo non credo di essere troppo diverso dagli
altri giovani là fuori che come me cercano se stessi e il proprio migliore modo
di esprimere ciò che hanno. Siamo figli di un momento storico non troppo
fortunato, ma è anche vero che dalle difficoltà non può che venirne fuori il
meglio. La vita ci mette a
disposizione tutto ciò di cui si può disporre, il nostro compito è quello di
riuscire ad utilizzare al meglio i mezzi offerti. E’ un po’ come per l’arte, è
vastissima, ed ognuno che si avvicina a questo mondo ha il compito di
constatare quale sia il mezzo migliore per convogliare la propria espressione
artistica. Nulla ci viene regalato e tutto ci viene offerto con il dovuto
prezzo. Sta a noi tirare fuori il coraggio per conquistare ciò che davvero
meritiamo!
Sto studiando tanto, mi
metto costantemente in discussione, vado alla ricerca di qualsiasi cosa che mi
possa dare una mano a scoprire una piccola e nuova parte di me. Provo piacere in questo,
ci provo tanto gusto e in egual modo credo sia l’elemento di base, il fuoco,
che mantiene accesa la fiamma che mi porta avanti. C’è da dire che sono uno
piuttosto testardo - mia madrina me lo dice sempre - ed è un lato del mio
carattere che mi aiuta tanto soprattutto nei momenti di sconforto, perché
purtroppo anche quelli ci sono, servono e bisogna farci i conti. Dei progetti futuri,
poiché sono giustamente scaramantico, preferisco non proferire parola finché
tutto non è ben chiaro e definito. Lontano dalla musica mi
piacerebbe approfondire il discorso
sulla scrittura, ho qualche idea messa da parte, e chissà che un giorno si
possa trasformare in realtà. Mi viene in mente una
frase di Roberto Gervaso, giornalista e scrittore italiano: “A far fallire
tanti progetti, più che le difficoltà, è la nostra incostanza”. Io mi sento un po’ così,
sono consapevole che con la costanza e con qualche altro ingrediente si possa
raggiungere qualsiasi meta prefissata, e sono altresì conscio del fatto che
lungo il percorso ci sarà per certo qualche fallimento ad attenderci, ma che
predispone la base per raggiungere la nostra più splendida grandezza!
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