Renzo Bellardone
“Frammenti da una prova in cui si
stava costruendo davvero qualcosa: ''Siamo divisi in due gruppi, pianissimo con
sordina e fortissimo senza sordina, sono luci taglienti, non addolciamolo''
''Solo primo e secondo violino, ascoltate come un'unica melodia passa da uno
all'altro... sì, così, è il momento della tenerezza!'' ''Qui iniziamo a vibrare
ma senza far sentire il punto esatto in cui cambia il suono'' ''Secondo
violoncello ritmico, rigoroso, contro la terzina di seconda viola e primo
violoncello, una carezza'' ''Aspettiamo a fare il crescendo, è un fiammata''
''Qui il tempo è di colpo più lento, senza preparazione, come due pezzi
accostati a collage'' ''Poco suono, assecondando il primo violino, ascoltate come
a fine battuta ha bisogno di un po' più di tempo...'' ''Qui è rubato a battuta:
due tempi in avanti con la prima viola, ansioso, e l'ultimo indietro con i
violini, implorante'' ''Sì qui di solito si fa più lento, proviamo a tenere il
tempo, funziona così'' ''Hai ragione, si può fare rallentando come è scritto!''
Gentilissimo Alessandro, quanto sopra riportato è un copia
incolla di un tuo post ante il concerto inaugurale che hai diretto all’Umberto
Giordano Baveno Festival 2014; emozione pura vero?
Sì. Sulla scia di quanto diceva
Claudio Abbado, è una cosa molto semplice e difficile allo stesso tempo, un
riuscire a far emergere ciò che io vedo scritto nella partitura, che mi risuona
già dentro, e che finalmente sento prendere forma nei suoni, nell'aria. Verklärte Nacht in particolare, che abbiamo appena
eseguito a Baveno Festival, è una partitura di enorme complessità, in cui
succedono tante cose diverse contemporaneamente, in cui la scrittura cambia
stile e modi dopo pochissime battute. Bisogna chiarire ogni sezione in sé e
metterla in rapporto di evoluzione o contrasto con ciò che la precede e la
segue. E così succede che durante le prove vedo sui volti dei musicisti
l'espressione di chi sta sentendo qualcosa di nuovo, anche se il brano
l'avevano già eseguito. Quando poi ogni tessera del mosaico è pronta, allora
nasce una nuova libertà che ti permette di far fluire il tutto con naturalezza.
Sempre per restare al Baveno Festival, pur “giocando in casa”
sei giunto qui dopo direzioni in prestigiosi teatri e sale da concerto europee.
A Baveno hai diretto Verklärte Nacht di Schönberg in ideale continuazione
del libro da te scritto 'Il labirinto e l'intrico dei viottoli', prima
monografia in assoluto sull'argomento. Ce ne vuoi parlare?
Verklärte Nacht è una composizione che mi sta accompagnando da vari anni. Avevo
già diretto la versione per orchestra d'archi, e proprio a Vienna, durante le
prove, era nata l'idea di dedicare a Verklärte
Nacht la mia tesi di laurea;
da lì poi le ricerche sono proseguite fino al libro perché, anche se può
sembrare incredibile, c'era ancora molto da indagare su questa composizione
complessa e affascinante. Ad esempio è molto interessante la ricostruzione del
mondo di riferimento del giovane Schönberg nella Vienna di fine '800: ciò che
ascoltava, ciò che suonava, ciò che gli piaceva - tutto questo è finito dentro Verklärte Nacht, riutilizzato
in modo molto creativo ed espressivamente potentissimo. Oltre alla parte
concertistica sto tenendo sull'argomento incontri e conferenze per vari enti e
università perché questo lavoro sta suscitando interesse, cosa che mi rende
molto felice.
La collaborazione nata al teatro degli Arcimboldi di Milano con
CPI (Cantori Professionisti d'Italia), ti ha portato a lavorare con solisti del
calibro di Gemma Bertagnolli, Alessandro Corbelli e Pietro Spagnoli. Nel tuo
futuro pensi anche all’opera o preferisci concentrarti sulla concertistica?
L'opera mi attira: ho lavorato con
piacere con molti cantanti e mi auguro che ci sia sempre più opera nel mio
futuro. L'incontro con le attività di CPI, iniziato all'Arcimboldi grazie al
mio carissimo amico, il basso Federico Sacchi, mi ha dato molte soddisfazioni e
ha fatto nascere rapporti in cui la musica e l'amicizia si sono fuse e
arricchite: penso a Gemma Bertagnolli, Alessandra Palomba e Gabriella Sborgi,
tre cantanti che sono vere musiciste e con cui ho lavorato in varie occasioni.
Dal 2006 al 2010 sei stato assistente di Umberto Benedetti
Michelangeli; quanto questa esperienza ti è stata preziosa?
L'incontro con Umberto Benedetti
Michelangeli è arrivato nel momento in cui stavo diventando sempre più
direttore e sempre meno studente. Il lavoro con lui ha significato un grande
arricchimento: la sua conoscenza dello stile classico è enorme, è un musicista
molto esigente e rigoroso, e questo si è innestato sulla mia formazione a
Vienna che già era impostata su queste basi. Il suo lavoro mi ha ulteriormente
mostrato come il suono, il tempo, il fraseggio possano integrarsi e diventare
tutt'uno, cosa che anche grandi interpreti del passato dicevano e che ritengo
alla base di un'esecuzione convincente. Umberto Benedetti Michelangeli è però
capace di esecuzioni magiche anche in altri repertori; leDanze popolari
Rumene di Bartòk dirette da
lui sono un capolavoro.
Ed ora ti chiedo una confessione: tra ricerca stilistica ed
emozione pura, per quanto sia possibile scegliere, dove ti dirigi?
Entrambe. Sto sempre più scoprendo
che l'approfondimento condotto con serietà e anche con lo spirito del detective
che ricostruisce le tracce e mette insieme gli indizi (sulla partitura anziché
sulla scena del delitto!), apre le porte a una grande libertà: una libertà
simile a quella di chi conosce bene la montagna, è allenato alle lunghe
camminate, conosce tutti i sentieri, gli scorci suggestivi. Quel lavoro
preliminare mi fa sentire 'a casa' quando mi muovo tra le pieghe di una grande
sinfonia o quando con l'orchestra dialogo con un solista o un cantante d'Opera.
Questo è anche il motivo per cui sto sempre più dirigendo a memoria: questo mi
permette di stare in contatto con la musica e con i musicisti, e anche in
questo mi riconosco nel modo di lavorare di Claudio Abbado.
In chiusura è di rigore la domanda d‘obbligo: l’immediato futuro
ti vede impegnato in...?
Mi aspettano molti progetti; avvicinerò
per la prima volta composizioni che adoro come la Quarta Sinfonia di
Schumann e ritroverò con grande piacere composizioni già dirette varie volte
come l'Incompiuta di Schubert, ma nell'immediato mi concederò qualche settimana
di stacco, di vacanza dalla musica, per lasciare decantare la miriade di note
che mi si sono depositate dentro con gli ultimi concerti e fare spazio alla
musica che sta per arrivare.
Grazie Alessandro per la cortesia con cui hai accettato questa
intervista ed in bocca al lupo per tutto.
Grazie a te per questo momento di
condivisione.
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