Cory Weaver / San Francisco Opera
Ramón Jacques
I Troiani, la maestosa grand-opera di Berlioz, è
stata messa in scena in versione integrale a San Francisco, e proprio qui
l'opera ebbe il suo debutto statunitense nel 1966, anche se in versione
ridotta, riproposta poi negli anni 1968 e 1969. In tutte le recite realizzate in quelle tre stagioni i
ruoli di Cassandra e Didone erano stati interpretati dal leggendario
soprano francese Regine Crespin. Da allora l'opera è rimasta praticamente
nell'oblio negli Stati Uniti e solo il Met l'ha allestita nel 1983 in occasione
del suo centenario, così come l'Opera di Los Angeles nel 1991, per cui si deve
considerare un privilegio assistere ad uno spettacolo di questa
importanza. Qui si è visto lo spettacolo allestito da David McVicar,
coprodotto con il Covent Garden di Londra, la Staatsoper di Vienna e il Teatro
alla Scala di Milano, che presenta una lettura classica, diretta, senza
utilizzo di sorprese drammaturghe. In scena si è vista una scura e
convessa struttura di ferro che rappresentava la città di Troia, così come una
enorme testa di cavallo metallica , un robot gigante di quasi otto metri di
altezza che con giochi pirotecnici e fuoco rappresentava la distruzione della
città di Troia. Nella seconda parte, Cartagine è stata
rappresentata con una grande città in miniatura situata al centro della scena
circondata da una tribuna concava di modelli architettonici e colori brillanti,
allusivi dell'assolato deserto africano. Si è trattato di uno
spettacolo in cui si apprezzavano diverse tonalità e contrasti tanto nelle
luci come nei costumi di epoche e influenze differenti. La concezione
visiva è stata di Wolfgang Gobbel e le luci di Pia Virolainen. Se pur esistevano
punti discutibili nelle idee di McVicar: come la battaglia di Troia trasposta
nella guerra di Crimea, i costumi militari pertinenti a quel periodo e gli
estesi e fastidiosi balletti, per citare alcuni dettagli che potevano bloccare
la teatralità sulla scena, di certo l'allestimento
funziona e nulla può offuscare la magnificenza dell'orchestra, delle voci, del
coro presenti in questa partitura. il cast è stato
capeggiato dalla notevole Cassandra di Anna Caterina Antonacci che ha dato
senso al suo personaggiomostrando l'intensità emozionale della moglie tradita,
e ha cantato con profondità espressiva, solidità in ogni registro e timbro
fascinoso.Susan Graham ha apportato
sensualità al ruolo di Didone al quale ha prestato la sua colorita, brunita e
sontuosa voce, ideale per esprimere l'esaltazione, così come i malesseri
amorosi della regina cartaginese. Il tenore Bryan Hymel ha incarnato con
passione e rapimento i momenti di amore e guerra di Enea, con voce robusta,
potente, molto brillante negli acuti e nel suo tono. Il baritono Brian Mulligan ha fatto risaltare Corebo, personaggio di poca sostanza. Il
resto del cast è stato di adeguato disimpegno, anche se una menzione speciale
spetta per il mezzo soprano Sasha Cooke, affascinante Anna dalla voce morbida e
vellutata , e al tenore messico-americano Rene Barbera che come Iopa ha
cantato con eleganza e bravura non comune, un artista da tenere d'occhio. Corretto è stato Christian Van Horn
come Narbal. Il coro diretto da Ian Robertson è stato più che un protagonista
della recita, mostrandosi attivo in scena e cantando con intonazione e
sincronia. La direzione di
Donald Runnicles, ex titolare del l'orchestra , ha dato unità drammatica ad una
partitura complessa ed estesa, e nonostante alcuni minimi sfasamenti, ha
guidato con intenzione una orchestra che si è mostrata compatta e omogenea e
dalla quale ha ottenuto un risultato emozionante e tangibile.
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