Foto: Francois Sechet |
Renzo Bellardone
L’attesa per il concerto di questa serata era davvero
molta, considerando la fama del trio proposto. L’attesa non è andata delusa e
tutto il pubblico ha applaudito con un calore davvero intenso e corale.
Tra Beethoven e Schubert. Stresa festival 26 agosto 2020-Palacongressi. Trio Wanderer Jean-Marc Philips-Varjabédian, violino Raphaël Pidoux,
violoncello Vincent Coq,
pianoforte F. SCHUBERT, Trio n. 2 in mi bem. magg. op.100 L.V. BEETHOVEN, Trio n. 7 in si bem. magg. op. 97 “Arciduca” Questo concerto rientra nell’area tematica Beethoven 2.0
Il Trio
Wanderer è un trio pianistico francese composto dal pianoforte
Vincent Coq, dal violino Jean-Marc Phillips-Varjabédian e
dal violoncello Raphaël
Pidoux .Tutti diplomati al Conservatorio di Parigi, hanno studiato
con i migliori maestri. Vincitori di riconoscimenti internazionali si sono
esibiti sui più prestigiosi palcoscenici del mondo e con le migliori orchestre;
hanno collaborato con artisti di gran valia. Vincent Coq è professore di musica
da camera presso la Haute École de Musique de Lausanne dal 2010 mentre dal 2014
Jean-Marc Phillips-Varjabédian e Raphaël Pidoux sono docenti presso il
Conservatoire national supérieur de Musique et de Danse del Conservatorio di
Parigi: non per nulla è stato loro conferito il titolo di Chevalier dans
l'ordre des Arts et Lettres. Appena giunti sul palco il violinista informa di una
inversione di programma ovvero prima Beethoven e poi Schubert ed alla fine del
concerto ne abbiamo compreso la motivazione. Da Beethoven, come da altri celebri compositori,
hanno attinto a piene mani compositori di colonne sonori, canzoni e canzonette
ed anche nel brano proposto in apertura affiora il celebre motivo ‘saran belli
gli occhi neri…saran belli gli occhi blu..’. Il Trio Wanderer affresca
‘Arciduca’ con le più attente colorazioni che narrano con dolce vivacità. Con la seconda parte –Schubert- hanno offerto una
delle più belle pagine musicali con un suono puro e scintillante, ma sempre
misurato con cromatismi evocativamente onomatopeici da far sentire le voci
della natura e degli anfratti più nascosti. Avvolgono il pubblico di atmosfere
magicamente impalpabili ricche di suggestione, in un abbraccio globale. Non sono musicista e le mie recensioni sono solo
emozionali, ma in questo caso credo che davvero le emozioni abbiano superato le
osservazioni di tutte le tecnicità, pur esistenti, ma offuscate dalla radiosa bellezza
dell’offerta. La Musica vince sempre
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