Friday, June 14, 2019

Idomeneo - Teatro alla Scala


Foto: Brescia&Amisano

Renzo Bellardone

Tornare alla Scala dopo qualche mese di assenza, è sempre un tuffo al cuore ed una gioia dell’anima! La bellezza del Teatro e le atmosfere intrise di storie e passioni mi avvolgono in un abbraccio protettivo che mi aiuta a capire la bellezza dell’essere!  Sebbene la sera della prima, il 29 gennaio del 1781,  fu lanciata una coscia di fagiano da un palchetto in direzione di Mozart che dirigeva l'orchestra, Idomeneo, al debutto,fu molto applaudito, ma dopo l’acclamato esordio dovette attendere qualche anno per venire replicato. Tutt’oggi è opera poco rappresentata seppur includa dei paesaggi musicali di tutto rispetto e richieda voci ferme, sicure e timbricamente rilevanti. La messa in scena alla Scala è veramente degna della sacralità del luogo che la ospita ed il cast stellare soddisfa i sensi preposti all’ascolto ed all’intimo piacere dello stesso. La regia di Matthias Hartmann  con la drammaturgia di Michael Küster è curata in ogni dettaglio fino all’infinitesimale: non c’è spazio per la staticità ed ogni attimo è un attimo di descrizione e narrazione con la fluidità delle danze del favoloso Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, coreografate ecletticamente da Reginaldo Oliveira: uniformi nei costumi  di Malte Lübben  e con i corpi dipinti in argento  vanno  a confondersi con le tinte della struttura scenica da cui emergono con lo strisciare e con una sorta di butoh che si espande in contemporanee gestualità. Grandi volute di fumo avvolgono il palco ed invadono la platea, la quale resta   calamitata dalle nebbiose e tormentate atmosfere, trafitte  dalle luci di Mathias Märker in un evolutivo percorso di affascinamento. La scena  di Volker Hintermeier è scena unica girevole con un enorme relitto di nave ed una possente testa di toro ad evocare il mito del minotauro in Creta, isola in cui si svolge l’opera. Idomeneo ritorna a casa dalla guerra e che per aver salva la vita promette a Nettuno un sacrificio umano: “ucciderò il primo uomo che incontrerò appena toccata terra”, ma il primo uomo che incontra è l’amato figlio Idamante. Per scongiurare il sacrificio-delitto Idomeneo è contrastato dai fantasmi della sua mente e ha paura dell’orrore lasciato dalla guerra!  Bernard  Richter è appunto un Idomeneo molto umano, pieno di timori e sconvolto dal suo giuramento che eviterà dopo mille tormenti; la voce di  Richter vola sicura e flessibile con colorature affascinanti e con timbro lirico pieno e caldo; alla duttilità vanno aggiunte la forte presenza scenica e  la grande abilità di attore, che unite, rendono  il personaggio autenticamente sofferente e umano: un Idomeneo che resterà impresso ! Certamente facilitati dalla vigorosa e soffice direzione polarizzante di Diego Fasolis tutti i cantanti hanno dato il meglio di se ed una gradevole nota è sicuramente  la prassi esecutiva con fortepiano. Elettra figlia di Agamennone trova in Federica Lombardi una impetuosa ed irosa interprete che sente traditi i suoi affetti e che riesce a fluidificare gli impeti tramutati in dolcezza sobria come in ‘Soavi zeffiri’; valida interprete che sfoggia potenza e agilità, interessante in ogni registro. Michèle Losier è strepitoso Idamante che rende con il timbro ambrato e lievemente brunito, che le consente di vivere tutti i tormenti e le inquietudini d’amore per Ilia ed ancor più per il padre che invano invita a compiere il sacrificio. Julia Kleiter  interpreta la dolce Ilia che dovrà prender coscienza del suo stato e divenire donna: voce chiara e sicura passa ai registri acuti con fermezza e fluidità e plasma la poesia in musica in ‘zeffiretti lusinghieri…’.Giorgio Misseri veste i panni di Arbace il fedele confidente di Idomeneo: vocalmente interessante ha bei colori lucenti e tersi, duttile  con  franca carica interpretativa con toni accorati e potenti..  Interessanti anche il gran sacerdote, Krešimir Špicer e la voce di Nettuno, Emanuele Cordaro, che imperiosa giunge dal palco reale.  Opportunamente ed adeguatamente completano il cast  Silvia Spruzzola e Olivia Antoschkina, due cretesi e Massimiliano di Fino e Marco Granata, due troiani. Il veterano Bruno Casoni guida con eperienzialità e maestria il superbo coro della Scala che si avvale certamente di artisti di grande livello: compenetrante e predominante è l’indispensabile tutt’uno con l’intero che dal coro viene grandemente arricchito e spettacolarizzato con  ‘placido è il mar…’.La Musica vince sempre.

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