Thursday, August 5, 2010

Carmen di Bizet a Los Angeles

Fotos: Natascha Petrinksy, Gustavo Dudamel - cast: Mathew Imaging

Ramón Jacques

Possiamo tranquillamente affermare che l’emozionante tavolozza di colori, ritmi e accenti che Bizet seppe creare in questo suo capolavoro trovano una perfetta corrispondenza nel carattere e nel temperamento di Gustavo Dudamel. Il giovane direttore venezuelano, che ha già diretto Carmen lo scorso anno nel suo Paese natale e, il prossimo novembre la tornerà a dirigere al Teatro alla Scala di Milano, ha scelto questo titolo per il suo debutto operistico negli USA con la Los Angeles Philharmonic Orchestra della quale è direttore musicale da crica un anno.Il grande anfiteatro della Hollywood Bowl, sede di concerti estivi, ha dunque accolto questa Carmen in versione concertante, eseguita nella classica versione Guirard , quella cioè con i recitativi. Con la sua contagiosa energia e una ammirabile lucidità musicale, Dudamel domina la partitura e sa trarre dall’orchestra dettagli straordinari e anche un suono compatto e omogeneo. La sua presenza sul podio è magnetica: come un regista gesticola, respira, fraseggia e interpreta in una costante simbiosi con i cantanti.Ha perfettamente aderito alla lettura di Dudamel, il mezzosoprano Natascha Petrinsky che ha creato una splendida Carmen: la sua figura e i suoi movimenti sono naturalmente sensuali, ma eleganti. La voce è bella, autenticamente mezzosopranile, ampia e seducente con un’emissione tecnicamente impeccabile.Degna di nota anche la Micaela del soprano Alexia Voulgaridou, voce luminosa e duttile, con un bel registro acuto, facile e ben timbrato. Il basso statunitense Kyle Ketelsen ha dato rilievo e la giusta aggressività al personaggio di Escamillo. Musicalissimo, Ketelsen può anche vantare uno strumento vocale è ampio e omogeno su tutti i registri. Assai meno convincente la prestazione del tenore coreano Yonghoon Lee come Don José. Ha sì una voce ampia, sicura e svettante nel registro acuto, ma al contempo è un interprete inespressivo e monotono. Convincenti le prestazioni del basso François Lis, come Zúñiga, del baritono Mathias Hausmann come Mórales; del soprano venezuelano Mariana Ortiz e del mezzosoprano Jennifer Holloway rispettivamente, Frasquita e Mercedes e quella del promettente baritono messicano José Adán Pérez nel ruolo di Dancaïro. Ottimo l’apporto della Los Angeles Máster Chorale.

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