Sunday, March 10, 2024

Madama Butterfly alla Houston Grand Opera

Foto: Michael Bishop

Ramón Jacques

Nonostante Madama Butterfly, opera in tre atti di Giacomo Puccini (1858-1924) su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, non sia stata ben accolta dal pubblico il giorno della sua prima, il 17 febbraio 1904, alla Scala di Milano – che alcuni testi definiscono una prima disastrosa – e il compositore abbia dovuto effettuare fino a cinque revisioni, sia nella parte orchestrale che in quella vocale, tanto che l'opera passò addirittura da due atti a tre, la versione finale del 1907 che è la più conosciuta e rappresentata oggi è diventata non solo un'opera di repertorio che non manca di essere allestita in moltissimi teatri del mondo, occupando, almeno nel computo dei soli teatri americani, uno de 10 titoli più presenti annualmente sulle scene, ma è anche una delle opere più apprezzate. La versione originale della sua première scaligera – in due atti – è diventata una tale rarità che Riccardo Chailly ha deciso di recuperarla e riproporla nel dicembre 2016 per l'apertura della stagione di quell'anno del celebre teatro milanese. La Houston Grand Opera, che l'ha rappresentata più volte a partire dalla stagione 1955-1956, ha deciso di inserirla nel suo programma quest'anno in concomitanza con il centenario della morte del celebre compositore, perché si tratta di un'opera molto popolare, senza dubbio un calamita al botteghino, e perché almeno su questo palcoscenico era rimasta assente dalla stagione 2014-2015. Avendo visto e recensito diverse produzioni con lo stesso titolo, a volte mi è stato chiesto: perché rivedere un'opera già vista e ascoltata in passato? La risposta è che ogni produzione è unica e diversa, il che offre una nuova possibilità di vedere diverse proposte e idee sceniche, vedere angolazioni o dettagli magari apprezzati in precedenza, diversi stili di conduzione musicale e la possibilità di ascoltare nuove voci. Vorrei quindi sottolineare in questa occasione la scelta del teatro di puntare su Aylin Pérez, che ha cantato e interpretato in maniera eccezionale il ruolo di Cio Cio San. Il celebre soprano messicano-americano ha dato una caratterizzazione convincente, comprendendo che il ruolo da interpretare era quello di una giovane ragazza con la quale si identificava e si distingueva per la sua innocenza, con movimenti delicati e pacati di un carattere ingenuo, affabile, tenero, ma allo stesso tempo una giovane donna, energica di convinzioni e di azioni, come nella scena finale piena di intensità, slancio e agghiacciante violenza con cui si è tolta la vita. Dal punto di vista vocale, si è distinta, sfatando il mito secondo cui gli interpreti del ruolo richiedono voci grandi o un canto voluminoso. Un canto pieno di sfumature, colori nel timbro, sicurezza negli acuti, un canto a tratti leggero, quasi sussurrato che, insieme alla sua performance sul palco, ha indiscutibilmente conquistato, premiata con lunghi applausi e ovazioni del pubblico, che in questo spettacolo ha riempito i posti del Wortham Center e ha seguito con interesse la vicenda del libretto. Poiché la storia contiene elementi americani, questo la rende attraente per gli spettatori, e ogni volta che lo spettacolo viene rappresentato in un teatro di questo paese, alla fine si sente solitamente una combinazione di applausi e fischi, motivati dalla disapprovazione per il comportamento di Pinkerton nella trama, e non di disprezzo per l'interprete, che in questa occasione era il tenore cinese Yongzhao Yu, cantante dalla voce robusta e buona presenza scenica, al quale però mancano maturità ed esperienza scenica per rendere piena giustizia al ruolo. Il basso-baritono Michael Sumuel è salito con autorità sul palco e ha dato dignità al personaggio di Sharpless, la sua voce è robusta, profonda, dando significato e sentimento ad ogni parola che ha cantato. Anche il mezzosoprano Sun-Ly Pierce ha fatto un buon lavoro nel ruolo di Suzuki, con tonalità scure e penetranti e proiezione adatta al ruolo, che ha recitato correttamente e con movimenti appropriati. Il basso William Guanbo è stato un Bonzo malizioso e dispettoso, e il resto dei cantanti hanno dato compimento ai loro ruoli, come l'esperto tenore Rodell Rossell nel ruolo di Goro, il basso baritono André Courville nel ruolo di Yamadori, Erin Wagner nel ruolo di Kate Pinkerton, il basso Cory McGee come Commissario Imperiale, questi ultimi membri dello studio teatrale che ha prodotto cantanti di carriera importante, alcuni diventati delle star, nel corso degli anni. La produzione tripartita tra i teatri di Ginevra, Lyric Opera di Chicago e Houston era la stessa vista qui nel 2015, con scene e costumi eleganti disegnati da Christopher Oram. Le scene orientali erano minimaliste e le luci di Neil Austin erano trascendenti. La regia è stata di Michael Grandage, che si è attenuto al libretto senza esagerazioni che influenzino la storia, come nella sua controversa trilogia Mozart-Da Ponte, vista a San Francisco e che ora andrà in scena altri in teatri. Il coro, abilmente diretto dal suo titolare Richard Bado, ha in questa occasione ha partecipato in mondo decisivo, omogeneo, sicuro, e l’esibizione nel Coro a bocca chiusasi è connessa ad uno dei momenti esteticamente più attraenti della performance, durante il quale Cio Cio San, suo figlio Dolor e Susuki, ruotavano nell'oscurità della notte su una piattaforma circolare, guardando il pubblico con le spalle, al sorgere dell'alba. Diretta con entusiasma e maestria dal maestro principale Patrick Summers, che sembra allontanarsi gradualmente dal podio, l’orchestra ha un sigillo particolare nel suono che emette in modo omogeneo per ciascuna delle sue sezioni e che sa evidenziare i momenti più salienti della trama orchestrale, catturando debitamente i diversi stati d'animo e le tensioni che attraversano i personaggi.



No comments:

Post a Comment

Note: Only a member of this blog may post a comment.