Foto: Pasquale Juzzolino - Lingotto
Massimo Viazzo
L’apertura della nuova stagione del Lingotto è stata affidata quest’anno ad un direttore emergente. Andris Nelsons, infatti, è già da due anni responsabile musicale del Lohengrin al Festival di Bayreuth (quello dei topolini di Neuenfels…). Il giovane direttore lettone inizia il concerto con una rutilante esecuzione del Preludio dei Meistersinger wagneriani. Subito in evidenza la precisione degli ottoni della City of Birmingham Symphony Orchestra, il cui suono “grasso” ha però prodotto zone di saturazione sonora che non sempre permettevano una facile lettura delle trame intermedie. Più trasparente è parsa, invece, la resa degli episodi lirici, con un attenzione quasi teatrale al denso tessuto leitmotivico della pagina. Anche la Sinfonia n. 4 di Čajkovskij ha sofferto di una certa densità sonora, a volte eccessiva. Buona, in generale, è parsa la prestazione degli archi, invero più tecnica che partecipata. Andris Nelsons, però, non sembra aver colto al meglio quel senso di cupo fatalismo che pervade la partitura da cima a fondo. Il celebre tema dell’oboe che apre il secondo movimento, Andantino in modo di canzona, suonava proprio freddino. Nella prima parte della serata Christian Tetzlaff ha interpretato il Concerto in la minore per violino e orchestra di Antonín Dvořák senza abbandono né languore slavo. Il canto risultava sobrio, mai svenevole, ma non sempre comunicativo, e la resa tecnica non particolarmente funambolica.
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