Foto: Veronica Simeoni, Ramón Vargas. Marco Brescia & Rudy Amisano
Massimo Viazzo
Ancora Carsen alla Scala dopo il Don Giovanni inaugurale. E ancora un grande successo! La ripresa dello spettacolo andato in scena una dozzina di anni fa a Parigi è stata molto apprezzata dal pubblico scaligero in ragione dell’abilità del regista canadese nel descrivere emotivamente il processo creativo del protagonista, lo scrittore tedesco E.T.A. Hoffmann, alle prese con estro artistico e disillusione amorosa. I “racconti” che costituiscono la trama del capolavoro offenbachiano diventano così l’occasione per scandagliare la prospettiva del “teatro nel teatro” da angolazioni differenti (come ad esempio il secondo atto ambientato in una “buca” orchestrale riallestita in palcoscenico con il Docteur Miracle che dirige beffardamente l’orchestra sulle note della morte di Antonia, o la Barcarole intonata in una platea ricostruita in scena le cui sedie si muovevano ritmicamente ed alternativamente spostandosi ora a destra ora a sinistra). E qui Robert Carsen ha mostrato ancora una volta il suo fiuto infallibile. Uno spettacolo riuscitissimo quindi, anche per merito del cast, molto equilibrato, dominato dalla presenza carismatica di Ramón Vargas nel difficile ruolo del protagonista. Il tenore messicano ha saputo toccare le corde più appassionate con un fraseggio elegante, un’emissione omogenea e una timbrica suadente. Davvero bravissimo! Daniela Sindram, nel doppio ruolo Nicklausse/La Muse, ha cantato con naturalezza ed entusiasmo alla ricerca sempre della linea più musicale. Laurent Naouri ha interpretato i quattro ruoli “cattivi” - Lindorf, Coppélius, Docteur Miracle e Dapertutto – con una vocalità penetrante ed una presenza scenica dirompente. Venendo alle tre donne amate da Hoffmann, l’Olympia di Rachele Gilmore si è mostrata a proprio agio nella coloratura spericolata sorprendendo il pubblico anche ben oltre il classico mi b acuto, Genia Kühmeier ha donato ad Antonia una voce di liliale purezza, ma forse non sempre incisiva, mentre sensuale è parsa la Giulietta di Veronica Simeoni. Da sottolineare la prova di tutti i comprimari, soprattutto molto ben cantato il Franz di Carlo Bosi. In ottima forma il Coro del Teatro alla Scala diretto da Bruno Casoni e di grande spessore e vividezza drammatica la lettura del direttore sloveno Marko Letonja.
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