Foto: Rossini Opera Festival
Renzo Bellardone
Il 27 gennaio del 1770
al Teatro Regio di Torino andava in scena ARMIDA di Pasquale Anfossi su
libretto del santhiatese Jacopo Durandi (mi si conceda la citazione da
concittadino del Durandi), per i festeggiamenti carnevaleschi e per tentare di
risollevare le sorti del Teatro. Quarantasette anni
dopo, al Teatro San Carlo di Napoli, veniva invece rappresentata per la prima
volta l’Armida di Gioacchino Rossini. L’allestimento
presentato al Rof 2014 è stato firmato
da Luca Ronconi che è tornato sulla
scena pesarese di Armida per la seconda volta e con una chiave di lettura molto
differente: non più rimandi cinematografici, ma essenzialità e simbolismo. Le scene del primo
atto hanno catapultato gli spettatori nel teatro dei “pupi”, mentre nel secondo, si
riscontra l’affidamento all’uniformità grigia delle scene ed alle luci, più che
a marcate ideazioni registico/scenografiche. Il balletto al secondo
atto, ancorchè con costumi rigorosi che hanno contenuto la sensualità della scena, è risultato
comunque erotico e modernamente
avvincente; al contempo i costumi del coro femminile son risultati riccamente luccicanti. La narrazione musicale
è fluida e gradevole con la direzione di Carlo Rizzi e fin dalla sinfonia
emergono dolcezza, desiderio di battaglie e ritmo incalzante. L’opera è nota per il
preponderare delle voci tenorili: Goffredo e Ubaldo sono affidati alla
fresca voce del giovanissimo Randall
Bills che nonostante la naturalmente breve carriera si è presentato con piglio
sicuro e grande fermezza nella linea di canto. Antonino Siragusa, fuoriclasse nelle impervie agilità, ha cantato il
ruolo di Rinaldo con purezza vocale ed acuti vibranti e limpidi; nei duetti e
nel terzetto ha colto le più poetiche sfumature insite nelle arie, espandendole
nella bellezza musicale; Dmitry Korchak ha sostenuto le parti di Gernando “non soffriro’
l’attesa”e Carlo con voce morbida ed avvolgente che si è innalzata in acuti
raffinati. Interessante Vassilis Kavayas che si è presentato
con una bella voce gradevole, ben
apprezzata nei recitativi. Idraote e Astarotte,
(due volti per uno stesso simbolismo) con azzeccati costumi ispirati ad uccelli
notturni che aprono e spiegano le ali in modo inquietante, hanno incontrato la
possanza vocale di Carlo Lepore, la
cui forte presenza scenica si arricchisce e si fa ancor più autorevole grazie
alla brunita profondità timbrica dai variegati, ma ben definiti colori scuri. Carmen Romeu, interprete di Armida, non ha incontrato i favori di larga parte del
pubblico in sala, per alcune difficoltà nel controllo della voce, seppur sia
stato ben evidente l’impegno profuso per un ruolo non certamente semplice, il
quale richiede agilità coloristiche ed indagate raffinatezze. Il coro è risultato
ben diretto da Andrea Faidutti. Interessante l’idea
del nastro trasportatore per alcune
entrate ed uscite dei personaggi, di effetto la spaccatura del foglio di carta
da parte dei ballerini, per l’ingresso in scena dopo le ombre cinesi, e di stile il dominante grigio all’Acheronte” con
inquietanti uccellacci che contornano Lepore che appare al dispiegamento del suo
mantello alato. La musica vince sempre
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