Foto di Mirella Verile
Renzo Bellardone
Ricerca e innovazione
sono ‘il sale della vita’ dei teatri che intendono avere lunga esistenza e che si adoperano sia
per accontentare il pubblico
fidelizzato, che quello che si avvicina ad esso solo per assaporare le novità,
le riscoperte e le opere poco rappresentate. Il teatro di Piacenza, in questo
ambito, è fiore all’occhiello: ecco infatti, che a conclusione di stagione,
propone l’opera giovanile di Giuseppe Verdi ‘Il Corsaro’ Giuseppe Verdi, in rotta di collisione con il proprio editore
Francesco Lucca e gradualmente disamorato
dal testo, perse interesse per quell'opera (forse con già nell’animo le
prime note di Luisa Miller) ed infatti, dopo anni, non diresse
alla prima del 25 ottobre 1848, al teatro Grande di Trieste. Il Corsaro resta
opera poco rappresentata in quanto considerata opera minore di Verdi, ma se mi
posso permettere credo contenga arie di
tenera bellezza e momenti di forte temperamento musicale. La rappresentazione proposta dal Municipale di Piacenza è l’allestimento del Regio di Parma, con la
classica ma efficace regia di Lamberto
Puggelli ripresa da Grazia
Pulvirenti Puggelli: azione e movimento
amplificati dalle luci di Andrea
Borelli che sfruttano il rosso vivace a spaccare il grigio o il nero che occupano
le scene. Marco Capuana ha realizzato la scenografia con alberi di nave,
gomene, scale e catene per contestualizzare la narrazione, coadiuvata anche dai
classici e pertinenti costumi di Vera
Marzot.
A dirigere l’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna è sul podio
il giovane, ma ben affermato Matteo
Beltrami (direttore musicale ed artistico del Coccia di Novara); da una
posizione di palco ho potuto apprezzare l’attenzione e la cura che il maestro ha riservato ad ogni singolo
elemento dell’orchestra e dell’entusiasmo riservato al palco, cose che hanno
decretato il buon risultato complessivo. Il tenore peruviano Iván
Ayón Rivas è risultato un buon Corrado, con espressione e tono decisi e
bella intonazione (in crescendo rispetto agli ascolti al Regio di Torino); Medora ha incontrato la gradevolezza
interpretativa di Serena Gamberoni
che ha espresso grande facilità negli acuti ed interessante estensione vocale.
Parimenti pregevole, nel ruolo della sventurata
Gulnara, incontriamo Roberta Mantegna che colpisce per l’avvolgente
colorazione e l’ accorata interpretazione arricchita da agilità ed espressività. Matteo Mezzaro, Cristian Saitta e
Raffaele Feo
rispettivamente nei ruoli di Selimo,
Giovanni ed uno schiavo sono risultati ben in ruolo. Il Coro del Teatro
Municipale di Piacenza, diretto da Corrado
Casati è piaciuto anche per la passione che abitualmente imprime
all’interpretazione ed in quest’opera si è apprezzata l’efficace imperiosità
del coro maschile e la versatilità della
parte femminile. Una nota di particolare rilievo la riservo a Simone Piazzola, che potente e timbrato ha disegnato Seid
con dettaglio interpretativo non comuni; giovane e deciso ha davvero
affascinato per carisma, vigore, tono, colore ed interpretazione.
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