Foto Ramella&Giannese - Edoardo
Piva
Renzo Bellardone
Così
come è sempre divertente rivivere le opere di repertorio che ben conosciamo e
che ci danno appunto la sicurezza del ’conosciuto’, a me diverte pure la
scoperta del nuovo o del poco conosciuto e da ‘non musicista’ assaporare
sonorità più vicine a noi, ambientate con scene e luci contemporanee. Il
dittico assaporato al Regio di Torino ha offerto anche questo. Il segreto di Susanna, su libretto di
Enrico Golisciani, Wof Ferrari lo compose per gli allievi del Liceo Musicale di
Venezia, ma debutta a Monaco di Baviera nel 1909. La prima italiana la
dirige Riccardo Dellera al Teatro Costanzi di Roma nel 1911, Arturo Toscanini
la propone poi al Dal Verme di Milano nel 1918. Nel 1920 l’opera debutta
al Teatro Regio di Torino, con la diciassettenne Toti Dal Monte come
protagonista ed a dirigere Héctor Panizza. L’opera comique torna ora al Regio di Torino con la brillante,
movimentata ed accurata regia di Ludovic
Lagarde. L’intermezzo è musicalmente
di rilievo fin dal la brillante sinfonia iniziale, sovente eseguita in programmi concertistici, ed
addirittura incisa da direttori come
Victor de Sabata e Gianandrea Noseda. La struttura dell’opera è
decisamente ispirata alla Serva Padrona di Pergolesi:un baritono, un soprano ed
un servo muto! Le citazioni musicali sono evidenti: Mozart, Rossini, Verdi ed
anche Debussy. Dopo essersi affermato nel ruolo del Conte Gil con enorme successo a Parigi, Lussemburgo e Liegi, il
baritono Vittorio Prato propone il ruolo anche sul palcoscenico del Teatro Regio di Torino: espone qui un timbro ed
una eleganza in scena (grazie anche alla sua fisicità) davvero non comuni, con un bel colore e tono
potente e rilevante, vocalità pulita. Sul podio Diego Matheuz
si presenta a Torino quale giovane, attento e preciso direttore che coinvolge
buca e palco con maestria e tecnica.
Ha un gesto molto chiaro e punta alla
qualità con attenzione e rigore. Davvero simpatica la scenografia contemporanea di Antoine Vasseur che ospita tutta la
vicenda in salotto; la scenografia girevole diverrà poi l’appartamento della
donna appesa al filo del telefono, arricchita dai video che sottolineano la
disperazione dell’abbandono, curati da Lidwine
Prolonge; Le luci di grande effetto e davvero ben utilizzate secondo il
disegno di Sébastien Michaud lasciano il bianco dominante per per la
disperazione della Voix Humaine, mentre si colora con variazioni moderne per il
divertente Segreto: il fumo di Susanna! I costumi di Fanny Brouste sono pertinenti ed azzeccati: divertenti nel segreto
ed eleganti poi in la Voix. Anna Caterina Antonacci qui è divertente espansiva
con timbricità ed interpretazione di rilievo. Interessante anche il servo muto Bruno Danioux. i della sua generazione. Negli anni in cui Francis
Poulenc compose l’opera su testi di Cocteau, non esistevano i cellulari,
tutti gli apparecchi elettronici da cui siamo schiavizzati nei nostri giorni e
quindi non esistevano neppure le molteplici suonerie cui ci siamo assuefatti. Il
telefono era un apparecchio fisso, esclusivamente con il filo, la linea
poteva cadere, c’erano le centraliniste. Il genio di Jean Cocteau diede vita a
una pièce teatrale che vedeva in scena una donna sola, che al telefono
cercava di intrattenere l’amante che l’aveva abbandonata, raccontando bugie e
professando continuamente il suo amore. La donna al telefono, sul palcoscenico del Regio di Torino è la
versatile Anna Caterina Antonacci ; poliedrica vocalmente può
attraversare diversi repertori
dall’opera barocca fino a Britten ed ai giorni nostri protagonista delle
opere di Marco Tutino. Collabora da tempo con Federico Ferri e l’Acccademia
degli Astrusi.In la Voix Humaine traspare quanto la
drammaturgia sia importante per l’Antonacci che l’accompagna nelle recite e la
coadiuva nell’espressione dei bei toni morbidi o acuti fino allo squillare, che
inevitabilmente la porta ad essere acclamata. L’interpretazione attoriale è fantastica, sapendo muoversi con naturalezza
assoluta tra una stanza e l’altra, dando davvero l’illusione che è sola..senza
pubblico, senza nessuno: ha creato una bolla temporale in cui il resto era
escluso. In questa bolla solo l’eccellenza della sua voce chiara, lineare ricca
di colori ed emozioni.
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