Foto: Brescia&Amisano
Renzo Bellardone
Tornare alla
Scala dopo qualche mese di assenza, è sempre un tuffo al cuore ed una gioia
dell’anima! La bellezza del Teatro e le atmosfere intrise di storie e passioni mi
avvolgono in un abbraccio protettivo che mi aiuta a capire la bellezza
dell’essere! Sebbene la sera della prima, il 29 gennaio del
1781, fu lanciata una coscia di fagiano
da un palchetto in direzione di Mozart che dirigeva l'orchestra, Idomeneo, al
debutto,fu molto applaudito, ma dopo l’acclamato esordio dovette attendere
qualche anno per venire replicato. Tutt’oggi è opera poco rappresentata seppur
includa dei paesaggi musicali di tutto rispetto e richieda voci ferme, sicure e
timbricamente rilevanti. La messa in scena alla Scala è veramente degna
della sacralità del luogo che la ospita ed il cast stellare soddisfa i sensi
preposti all’ascolto ed all’intimo piacere dello stesso. La regia di Matthias Hartmann con la drammaturgia di Michael Küster è curata in ogni dettaglio fino all’infinitesimale:
non c’è spazio per la staticità ed ogni attimo è un attimo di descrizione e
narrazione con la fluidità delle danze del favoloso Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, coreografate ecletticamente
da Reginaldo Oliveira: uniformi nei costumi
di
Malte Lübben e con i corpi dipinti in argento vanno a
confondersi con le tinte della struttura scenica da cui emergono con lo
strisciare e con una sorta di butoh che si espande in contemporanee gestualità.
Grandi volute di fumo avvolgono il palco ed invadono la platea, la quale
resta calamitata dalle nebbiose e tormentate
atmosfere, trafitte dalle luci di Mathias Märker in un evolutivo percorso
di affascinamento. La scena di Volker Hintermeier è scena unica
girevole con un enorme relitto di nave ed una possente testa di toro ad evocare
il mito del minotauro in Creta, isola in cui si svolge l’opera. Idomeneo ritorna a casa dalla guerra e che per
aver salva la vita promette a Nettuno un sacrificio umano: “ucciderò il primo
uomo che incontrerò appena toccata terra”, ma il primo uomo che incontra è
l’amato figlio Idamante. Per scongiurare il sacrificio-delitto Idomeneo è
contrastato dai fantasmi della sua mente e ha paura dell’orrore lasciato dalla
guerra! Bernard Richter è appunto un
Idomeneo molto umano, pieno di timori e sconvolto dal suo giuramento che
eviterà dopo mille tormenti; la voce di
Richter vola sicura e flessibile con colorature affascinanti e con
timbro lirico pieno e caldo; alla duttilità vanno aggiunte la forte presenza
scenica e la grande abilità di attore,
che unite, rendono il personaggio autenticamente
sofferente e umano: un Idomeneo che resterà impresso ! Certamente facilitati dalla vigorosa e soffice
direzione polarizzante di Diego Fasolis
tutti i cantanti hanno dato il meglio di se ed una gradevole nota è sicuramente
la prassi esecutiva con fortepiano. Elettra figlia di Agamennone trova in Federica Lombardi una impetuosa ed
irosa interprete che sente traditi i suoi affetti e che riesce a fluidificare
gli impeti tramutati in dolcezza sobria come in ‘Soavi zeffiri’; valida
interprete che sfoggia potenza e agilità, interessante in ogni registro. Michèle Losier è strepitoso
Idamante che rende con il timbro ambrato e lievemente brunito, che le consente
di vivere tutti i tormenti e le inquietudini d’amore per Ilia ed ancor più per
il padre che invano invita a compiere il sacrificio. Julia Kleiter interpreta la
dolce Ilia che dovrà prender coscienza del suo stato e divenire donna: voce
chiara e sicura passa ai registri acuti con fermezza e fluidità e plasma la
poesia in musica in ‘zeffiretti lusinghieri…’.Giorgio Misseri veste i panni di Arbace il fedele confidente di
Idomeneo: vocalmente interessante ha bei colori lucenti e tersi, duttile con franca carica interpretativa con toni accorati
e potenti.. Interessanti anche il gran
sacerdote, Krešimir Špicer e la voce
di Nettuno, Emanuele Cordaro, che imperiosa giunge dal palco reale. Opportunamente ed adeguatamente completano il
cast Silvia Spruzzola e Olivia
Antoschkina, due cretesi e Massimiliano
di Fino e Marco Granata, due
troiani. Il veterano Bruno Casoni guida con eperienzialità e maestria il superbo coro
della Scala che si avvale certamente di artisti di grande livello:
compenetrante e predominante è l’indispensabile tutt’uno con l’intero che dal
coro viene grandemente arricchito e spettacolarizzato con ‘placido è il mar…’.La Musica vince sempre.
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