Tuesday, October 23, 2012

Stresa Festival 2012


Foto: Stresa Festival
 
Renzo Bellardone

Vogogna – Chiesa Parrochialoe – 31 agosto

 OTTONI A 5 STELLE PENTABRASS

Ivano Buat e Marco Rigoletti –trombe, Vincent Lepape –trombone Ugo Favaro –corno. Rudy Colusso –tuba. J. Strauss -Amor Marsch. J.S.Bach -Fuga in sol minore. D.Sanson/P.I.Čajkovskij -The Swan cracks nuts just before sleeping. André la Fosse -Suite Impromptu. Enrique Crespo -Suite americana. Johnson –Dash-Hawkins -Tuxedo Junction. L.Bernstein -West Side Story suite. David Schort -Tango G.Gerswin -Four Hits for Five

Attivi dal 1998 I Pentabrass sono davvero ottoni a 5 stelle!!!! Fin dall’iniziale maestosa, anzi pomposa Amor Marsh, la formazione si annuncia ironica, scanzonata, ma concretamente professionale. A presentare i brani si cimenta brillantemente Ugo Favaro che smessi i panni del presentatore, imbraccia la tuba traendo suoni forti o metallici con l’uso della mano sulla campana. I ‘leggeri’ sono Ivano Buat e Marco Rigoletti alle trombe che sanno offrire armonici brillanti e…divertenti. Seduto in postazione centrale Rudy Colussi soffia nella tuba per trarre suoni profondi ed ironicamente melodiosi. Al trombone maestoso e possente, il ‘francese’ del gruppo Vincent Lepape glissa e ‘gioca’ con la coulisse. La Fuga in sol minore di Bach viene eseguita nell’arrangiamento dei Canadian Brass; la suite dai balletti di Čajkovskij è proposta nella irriverente trascrizione di D.Sanson che diverte, così come riporta ai ricordi la Suite di Berstein da West Side Story. Abili professionisti ed interpreti sono arrivati diritti all’emozione gioiosa, sfrondata dalla ricerca di scenografici tecnicismi e virtuosismi che peraltro hanno concretamente costellato l’interpretazione. La Musica Vince sempre.

Stresa – Hotel Regina – Sala Tiffany – 1 settembre

FAVOLA IN MUSICA Laura Catrani-soprano, Mathias Stier-tenore, Silvia Frasson-voce narrante. Stresa Festival Ensemble. Daniele Rustioni-direttore. ANDREA PORTERA. Tagete e la Terra dell’Arcobaleno. Soggetto di Andrea Portera e Zlata Smolova. Libretto di Debora Pioli, Andrea Portera, Gabriele Santarelli. Opera commissionata dalle Settimane Musicali di Stresa. Prima esecuzione assoluta.

Come si conviene per un Festival internazionale, anche Le Settimane Musicali di Stresa hanno commissionato una nuova composizione ed in questo caso un’opera,   al vincitore del IV concorso di Composizione delle Settimane, ovvero il giovane Andrea Portera, riconosciuto come uno dei più affermati compositori contemporanei. La storia è molto semplice, una favola appunto, ispirata ai significati del colori, ma la bravura della voce narrante Silvia Frasson  ha saputo dar vita ai vari personaggi con alternanze timbriche e d’impostazione con gestualità teatralmente descrittiva. Nella  musica di Portera riecheggia l’oriente pucciniano allo scorrere del fiume Cromo verso la città di Policromandia. Melodie coloristiche compaiono e scompaiono all’alternarsi dei monti dei colori. L’ouverture dei colori abbina ogni colore ad una nota e partendo da Verde-Fa- si procede con il Giallo –Do, l’arancione –Re, il Rosso –sol, il Blu –La, l’indaco –Si, per finire con il Viola-Mib. Le due voci operistiche sono il soprano Laura Catrani facile negli acuti e sovracuti, in presenza di  una omogenea linea di canto. Il tenore è Mathias Stier  presenta morbidezze gradevoli nei centri e nei bassi imposti dalla scrittura. Entrambi apprezzabili anche per la difficoltà della prima esecuzione assoluta, difficoltà affrontata anche dallo Stresa Festival Ensemble sotto la direzione del Maestro Daniele Rustioni che affonda le sue radici professionali anche nelle master class del direttore artistico dello Stresa Festival, Gianadrea Noseda. Rustioni ha ricavato delle sonorità gradevoli dimostrandosi a suo agio con la musica contemporanea, con gesto sicuro e deciso.


Stresa, Chiesa del SS.Crocifisso –Collegio Rosmini- 2 settembre
BACH: Sonate e Partite per violino solo ALINA IBRAGIMOVA    - violino Johan Sebastian Bach. Sonata n. 1 in sol minore BWV 1001, Partita n. 1 in si minore BWV 1002, Sonata n. 2 in la minore BWV 1003, Partita n. 2 in re minore BWV 1004, Sonata n. 3 in do maggiore BWV 1005, Partita n. 3 in mi maggiore BWV 1006.

Monumenti di carta e di parole si sono impiegati per descrivere il ‘Monumento’ delle composizioni per violino solo……..:le Sonate e Partite di Bach sono uno dei vertici d’arrivo per il violinista professionista, così come le Suites lo sono per il violoncello e sono ormai  state proposte dai diversi artisti sia  in concerto che in registrazione Cd. La sorpresa allo Stresa Festival non è stata quindi la ben conosciuta partitura ma l’impareggiabile eccellenza della giovanissima interprete russa Alina Ibragimova . Seria, concentrata, anzi ispirata fin dal primo tocco dell’arco ha creato un invisibile piano sonoro sospeso dove –come nel Flauto Magico- ha attratto un attonito pubblico.  Arcate e mastellati sono stati affrontati ad occhi chiusi per socchiuderli un attimo allo sfioramento di una corda vibrante. Ibragimova ha tratto suoni inaccessibili a doppia corda,  creando impressionisticamente l’effetto del secondo violino, oltre a caldi vibrati  attrattivi per la forte vicinanza  alla voce umana. Come in un film, fughe, allemande, sarabande, gighe e ‘Ciaccona’ sono andate a scorrimento su preziosi tessuti dai colori definiti in uno stato di umana spiritualità.
 
Arona – Villa Ponti – 4 settembre

TANGHI E TANGUARDA Tanguarda Maria Martinova- pianoforte, Juanjo Mosalini- bandoneón, Cyril Garac- violino. Leonardo Teruggi- contrabbasso H.Salgan, G.Beytelmann, J.Mosalini, L.Brighenti/L.Teruggi, A.Piazzolla/C.Zárate, A.Piazzolla, V. Greco/J.Mosalini, M.Mores/L.Teruggi, A.Bardi/C.Zárate, L.Sanchez.
Con dei musicisti a 360° che scrivono, trascrivono, eseguono ed interpretano si è fatta una promenade tra le luci e le ombre di una Buenos Aires che non c’è più ed una Buenos Aires che vive ancora  con pulsante cuore  palpitante. Tanguarda, come ha spiegato Juan Mosalino significa ‘guarda il tango’, ma con il più marcato significato di ‘occhio al tango’. Evocazioni descrittive di vita argentina vissuta in loco o trasportata per le vie del mondo sono il filo conduttore segnato dalla vitalità, velata dalla latente melanconia che sempre segna il tango, espressione di altalenanti e contrapposti sentimenti che convivono in un unico momento. Maria Martinova è pianista decisa e scalpitante che imprime percussività sentimentale , lanciandosi poi in una dinamica ricca di timbricità e coloristica. Leonardo Teruggi ha utilizzato jazzisticamente il suo contrabbasso con profondissimi e ritmici  pizzicati che hanno accompagnato ancorchè solisticamente interpretato. A Teruggi si devono diversi degli arrangiamenti. Cyril Garac è l’insolito pregevole violinista che pizzica le corde anche sotto al ponticello per  tradurre suoni quasi di sfregamento acre; con l’arco esprime vibrati ed armonici da grande sinfonia, impreziosendo ogni brano eseguito. Lo strumento principe dei tanghi argentini è il bandoneón con le sue gioie e le sue lacrime che Juanjo Mosalini fa scaturire dal mantice e dalle tastiere con maestria e sentimento partecipativo. Mosalini è anche l’autore di brani proposti e di trascrizioni. Serata di tutta piacevolezza che ancora una volta fa dire che: La Musica vince sempre.
 
Stresa – Palazzo dei Congressi – 6 settembre

IL BARBIERE DI SIVIGLIA Accademia Musicale di Stresa  con cantanti selezionati dall’Accademia di Canto ‘Giovani all’opera’ di Natale De Carolis Orchestra Giovanile Italiana e Ars Antica Choir. Direttore - Francesco Pasqualetti, Maestro del Coro- Marco Berrini, Salvatore Seminara- chitarra Antonella Poli- fortepiano, Giulio Laguzzi- maestro collaboratore Linda Ferrara- assistente alla produzione. Rosina- Marina Ogiy, Il Conte d’Almaviva- Matteo Macchioni, Figaro- Jozef Carotti. Don Bartolo      - Daniele Piscopo, Don Basilio - Davide Giangregorio, Berta     - Simona di Capua, Fiorello/Un ufficiale- Giampiero Cicino, Ambrogio     - Valerio de Angelis

Realizzata in forma semi scenica ed ‘impietosamente’ attualizzata  dall’ingegnoso  lavoro di Natale de Carolis  si è assistito al ‘Barbiere’ , credibile ai giorni nostri; coups de teatre e molto movimento hanno fatto dimenticare le parrucche e le movenze vezzose ed ossequiose  di certo teatro musicale di tradizione. Figaro è un personaggio poco affidabile disposto a tutto per soldi ed è interpretato dall’atletico  Jozef Carotti che tra salti dal palco, capriole ed una citazione da ‘La febbre del sabato sera’ alla fine della cavatina, ha riscosso consensi anche per la voce decisa ed ampia. Marina Ogiy  offre una voce a tratti molto scura nell’interpretazione  di una scanzonata e ‘disponibile’ Rosina che non disdegna di civettare qua e la. Il Conte d’Almaviva/Lindoro è Matteo Macchioni che travestitosi direttamente in scena da soldato in mimetica, e poi da falso docente di musica rockettaro, rende i ruoli con voce ben impostata e ricerca di leggerezza. Daniele Piscopo con rotondità timbriche interpreta un  Don Bartolo che non disdegna mezzi d’intimidazione e ricatti….in giacca, panama e sigaro o in accappatoio bianco e boxer all’interno della sua dimora. Don Basilio, lasciato il consueto cappellaccio nero e gli spartiti sotto al braccio entra in scena tatuato, con capelli neri lunghissimi ed una chitarra elettrica da rock …..è interpretato da  Davide Giangregorio che utilizza la voce con timbri credibili per il ruolo. Simona di Capua da voce a  Berta e segna il personaggio con una ottima interpretazione vocale.  Ora è gentile cameriera, ora invitante massaggiatrice di Don Bartolo o Figaro, ora donna delle pulizie con il mocio insieme all’altro servitore Ambrogio che vive grazie all’efficace  interpretazione di Valerio de Angelis che ride, starnutisce e spruzza oppio…… Nell’allestimento di De Carolis anche la continuista al cembalo diviene personaggio ed Antonella Poli suona con occhiali scuri, intervenendo più volte nella vicenda, conservando  un fiasco di Chianti a portata di mano. Qualche pedicure, una battaglia con corn flakes, un campanello da appartamento anziché il consueto bussare, una citazione mozartiana da ‘Farfallone amoroso’ ed addirittura un Nokia tune rendono frizzante l’azione dove anche i ruoli minori vengono valutati con la costante presenza in scena, come nel caso di Giampiero Cicino che microfonato come un agente di scorta interpreta l’ufficiale e Fiorello; con bel timbro pieno condurrà la squadra degli agenti, ovvero il giovanissimo coro dell’ Ars Antic Choir diretto dal bravo Marco Berrini. Altrettanto fresca è l’Orchestra Giovanile Italiana che ha lavorato sinergicamente con l’apprezzato maestro Francesco Pasqualetti.  Con gesto sicuro e consapevole e   ricercata attenzione ai particolari, è intervenuto a sostegno delle voci in buon affiatamento con i giovani orchestrali.  Il pubblico ha decretato il successo del lavoro.
 
Angera – Rocca Borromeo – 7 settembre

SUONI DI GUERRA IN TEMPI DI PACE Ensemble Zefiro, Paolo Grazzi, Molly Marsh, Magda Karolak    - oboi, Alberto Grazzi, Michele Fattori-fagotti Jonathan Pia, Michele Santi, Simone Ameli- trombe, Riccardo Balbinutti- timpani, Alfredo Bernardini- oboe e direzione. André-Danican Phildor, Michel-Delalande, Jean-Baptiste Lully, Johan Caspar Ferdinand Fischer, Georg Muffat, Jean- Joseph Mouret

Nel cortile d’onore il buio è interrotto solo da qualche lampada mentre il silenzio dai suoni degli oboi e dei fagotti che dall’alto di un balconcino intonano ‘Bruits de Guerre’ di Phildor; dal loggiato al piano del cortile fa  eco lo squillar di trombe! Il Concerto itinerante inizia così!!! Itinerante perché prima di giungere alla Sala della Giustizia al primo piano i fiati ritmati dai timpani risonanti del versatile Riccardo Balbinutti hanno continuato a suonare  incitanti o celebrative musiche annunciate con voce ‘da campo di battaglia’ dall’oboista e direttore dell’ Ensemble Zefiro, il Maestro Alfredo Bernardini, che brillante interprete e attento ricercatore coordina e ravviva l’ensemble. La tromba è lo strumento nato per la battaglia e poi utilizzati per esaltare la vittoria e qui i bravi Jonathan Pia, Michele Santi, e Simone Ameli traggono armonici e  colorazioni vivide e brillanti. Gli oboi, nati successivamente sono stati subito strumenti molto amati soprattutto in Francia, all’epoca faro culturale e creatore di mode. Paolo Grazzi, Molly Marsh, Magda Karolak ed Alfredo Bernardini agilmente traggono suoni chiari e vibranti insieme ai fagotti energici ed imperiosi di Alberto Grazzi e Michele Fattori. Come evidenziato anche nelle note di sala, la Suite di Muffat  in programma fa riferimento a danze e tradizioni nazionali diverse,  con un’anticipazione di vocazione europeista. Concerto vivace e brillante, come Lully aveva  ideato per la corte di Luigi XIV, imponendosi a modello di gusto, stile e mode. La Musica Vince sempre

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