Tuesday, April 1, 2014

La Creazione di Haydn - Lingotto, Torino

Foto: P. Juzzolino

Massimo Viazzo

La lunga militanza nelle fila della musica antica e, soprattutto, una marcata predisposizione verso il repertorio corale hanno dotato Philippe Herreweghe di un bagaglio di conoscenze tecniche specifiche assolutamente straordinario per un direttore d’orchestra. Bastava ascoltare ieri sera all’Auditorium del Lingotto la perfetta articolazione delle frasi musicali da parte del Collegium Vocale Gent nei momenti di più teso contrappunto della partitura (e ciò avveniva con regolarità al termine degli episodi con il coro) per rendersi conto che questa Creazione segnava un punto altissimo nella stagione concertistica torinese. Un coro che canta con un’intonazione esemplare, una piena omogeneità timbrica, una scioltezza disarmante e un fraseggio curato nel minimo dettaglio è quanto di meglio ci si possa attendere in questo repertorio. Merito naturalmente dell’ensemble fiammingo, ma merito principalmente della mano sapiente del suo fondatore, Philippe Herreweghe appunto. Herreweghe ha mostrato di avere una visione cartesiana del capolavoro haydniano. Peraltro, conoscendo le sue idee interpretative, non c’erano dubbi in proposito. Tutto suonava rigoroso (ma mai pesante), limpido e trasparente, e l’Orchestre des Champs-Elysées si è mostrata un complesso duttilissimo - e anche virtuosistico soprattutto per quanto riguarda la sezione dei legni - nel seguire le indicazioni del proprio direttore. Notevoli, ad esempio, per tornitura della frase musicale le introduzioni orchestrali alle arie solistiche eseguite, queste ultime, da un adeguato terzetto di solisti. Interessante per la scolpitura della dizione e l’indubbio carisma teatrale il baritono Rudolf Rosen, dotato di una timbro venato verso il grave di screziature bronzee. Qualche asprezza di accento, invece, la si è notata nella linea di canto proposta dal tenore Maximilian Schmitt, che ha comunque cantato con piglio e vigore. Più anonima, infine, la prova del soprano leggero Christina Landshamer, un po’ in difficoltà con la coloratura e poco fantasiosa in quanto a fraseggio. Grande successo di pubblico e bis dell’ultimo coro dell’oratorio.

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