Monday, October 8, 2018

Roberto Devereux di Donizetti - San Francisco Opera


Foto: Corey Weaver- San Francisco Opera

Ramón Jacques

Nella sua larga tradizione di mettere in scena opere belcantistiche, Roberto Devereux è stata vista in una sola occasione sul palcoscenico dell’opera di San Francisco, e questo succedeva nella stagione del 1979 con un cast che includeva interpreti eccezionali come Montserrat Caballe, Juan Pons e Carlo Bini.  Dopo quasi quarant’anni è stato il titolo scelto per inaugurare questa nuova stagione del teatro, ciò che potrebbe considerarsi una rarità per la maggioranza del pubblico presente, una rappresentazione che in termini generali è stata poco convincente sotto le aspettative  che solitamente interessano un progetto inaugurale Tutta l’azione si sviluppava all’interno di una replica del “Globe”  il teatro londinese di Shakespeare, concepita dallo scenografo belga Benoît Dugardyn,  che era attraente nella sua concezione, però diminuiva lo spazio per i solisti; e dove i costumi di Ingeborg Berneth risaltavano per colore ed eleganza. Non si può parlare di una chiara idea registica da parte di Stephen Lawless, per la poca interazione e vicinanza che c’era tra i personaggi che in certi momenti guardavano statici e raggrinziti. Da parte sua il coro si è dimostrato un ensemble omogeneo, con i propri interventi a livelli diversi sul palco del piccolo teatro. Il soprano Sondra Radvanovsky ha avuto un buon disimpegno come Elisabetta esibendo sicurezza scenica, agilità nella coloratura e un bel timbro penetrante, anche se colore e brio si diluivano in alcuni passaggi sottraendo drammaticità ed emotività alle sue arie. Il tenore Russell Thomas è senza dubbio un ottimo cantante di indiscutibili qualità, e anche se si è molto insistito a programmarlo come tenore nelle opere di Mozart e del bel canto, lo spessore e il corpo della sua voce suggerirebbero un’affinità con un altro tipo di repertorio. Il mezzosoprano Jamie Barton ha dato vivacità a ruolo di Sara, cantando con voce duttile e ben sfumata. Discreto e  un po’ insicuro è stato il baritono Andrew Manea come duca di Nottingham, quasi come il resto dei solisti. La direzione orchestrale di Riccardo Frizza poco ha apportato allo spettacolo dato che mancava di brillantezza e finezza, molto veloce e precipitata nei tempi, causando sfasamenti nelle entrate e con un volume esagerato che copriva le voci.


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