Crédito: Baluarte-Iñaki Zaldúa.
RJ
L’Auditorium Baluarte
di Pamplona e, due giorni dopo, l’Auditorium Nacional di Madrid, sono state le
uniche sedi spagnole incluse nella tournèe mondiale di rappresentazioni in
forma di concerto di Alcina, opera seria in tre atti di Haendel, realizzata con
strumenti originali da The English Concert, un ensemble che sceglie un titolo
haendeliano, come l’anno scorso Theodora, per interpretarlo in diverse città.
Qui l’opera è stata eseguita nella versione integrale, inclusi i recitativi.
Con questo concerto ha avuto inizio il ciclo denominato “Universo Barocco”,
organizzato annualmente dal Centro Nazionale di Diffusione Musicale di Spagna.
Gran parte dell’attenzione di questo evento era concentrata sulla partecipazione
di Joyce DiDonato, che ha dato vita
al personaggio della fattucchiera, e lo ha fatto in maniera straordinaria. Il
mezzosoprano statunitense è una interprete di riferimento nell’opera barocca e
qui ha usato una voce calda e di timbro colorito, una carica di espressività,
emozione in ogni nota emessa di ogni frase musicale. Ogni suo intervento è
stato memorabile, ma si deve esaltare la sua commovente esecuzione di “Dì cor
mio, quanto t’amai” che ha provocato una ovazione tumultuosa ed esplosiva da
parte del pubblico. Completamente calata nel personaggio è stato il
mezzosoprano Alice Coote che ha dato
vita al ruolo di Ruggiero cantato con agilità e timbro brunito. Christine Rice, completava il trio
degli stupendi mezzoprani che conducevano a buon estito la serata. La sua
interpretazione è stata sicura e piena di grazia. Il soprano Anna Christy è stata una corretta e ben
cantata Morgana, anche se un po’ pallida in quanto mancava la scintilla e
l’esplosività associate al ruolo. Per contro, una grande scoperta è stata la
presenza di Anna Devin che ha dato
vita al personaggio di Oberto con tono cristallino, brillante e duttile. Molto
ben cantati sono stati i ruoli di Oronte, da parte del tenore Ben Johnson, e di Melisso, con la
profondità vocale apportata dal basso Wojtek
Gierlach. Harry Bicket ha diretto
dal clavicembalo The English Concert con grande entusiasmo e mano sicura. E la
sua orchestra gli ha risposta con un suono omogeneo, compatto, anche se alcuni
passaggi mancavano un po’ di anima per entusismare completamente. Comunque
l’esito della serata è stata meritorio.
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