Foto: Teatro Coccia di Novara
Renzo Bellardone
Un
appassionato di teatro, ma poco informato immagina che L'opera da tre
soldi (Die Dreigroschenoper) sia l'opera
partorita dalla mente di Brecht, senza
sapere che in effetti si trattava di un adattamento della Beggar's Opera, una ballad opera dell'inglese John
Gay del XVIII secolo. Nella
versione del 1928 le musiche sono di Kurt
Weill e le inserzioni di ballate
di François Villon e Rudyard Kipling ed ambienta la storia tra i malavitosi londinesi, mettendo in scena un aggressivo
attacco alla società capitalista, vista come una banda di delinquenti, ruffiani
e meretrici. Il lavoro, che offre una feroce critica socialista del mondo
borghese, parodiato e condito da un umorismo cinico dei rapporti umani, fu
accolto entusiasticamente fin dalla prima apparizione sulle scene. Lo
stesso soggetto viene ripreso ora da Ian Burton e Robert Carsen con la stessa
forza narratrice.
La valida stagione del Coccia
mette in cartellone The Beggar’s Opera
nella nuova versione di Ian Burton e
di Robert Carsen che firma anche la
regia ed insieme a Peter Van Praet anche
le luci. La storia è quella che tutti conosciamo per aver più volte sentito
l’Opera da 3 soldi di Brecht; l’attuale versione ha chiari riferimenti alla
situazione contemporanea europea e mondiale e non lesina denunce e feroci
parallelismi tra l’attuale società dei capitali e delle multinazionali e
politica con i delinquenti comuni che si esprimono con parolacce, strisce di
coca, sesso a gogò e tradimento di tutti i principi di equità e moralità. Lo stesso
Carsen nelle note di regia descrive l’impianto centrale dell’opera “ Con
un’osservazione affilata come il rasoio, uno dei personaggi dice all’inizio del
terzo atto ‘i leoni,i lupi e gli avvoltoi
non vivono insieme in branchi, frotte o greggi. Di tutti gli animali da preda,
l’uomo è l’unico socievole. Ognuno di noi preda il suo vicino, eppure ci
raduniamo insieme’; a questo punto mi vien da aggiungere una citazione del
testo detta prima da Mr Peachum e ripetuta poi da Lockit “ cosa ci guadagno io?” ponendo l’interesse individuale del singolo
al di sopra di tutto e tutti: società, collettività, moralità, umanità,
accettazione, soccorso, rispetto, amore.
In genere amo la sintesi, ma in questo caso mi sono trovato di fronte
a qualcosa di inatteso, quanto accettato e gradito, che mi costringe a
dettagliare più di quanto sia il mio solito! L’opera in realtà è una ballata satirica, un musical, con rimandi
operistici ed impianto registico e scenografico originale e molto pertinente.
Arrivati in teatro ci si trova davanti alla scena aperta con sul fondo un muro
di scatoloni ed in basso un clochard che beve, si copre maldestramente con un
residuo di coperta ed il cartone è il suo giaciglio. Sulla sinistra del palco
un accatastamento di cartoni non fa immaginare che di li a poco sarà la
location nientemeno che dell’Ensemble
Les Arts Florissants con i suoi elementi veramente ‘conciati’ da derelitti.
Da qui parte la narrazione musicale con l’ideazione musicale di William Christie che ha mantenuto inalterato il sapore di ballata e
di tradizione settecentesca su cui si è appoggiato il canto con intonazione
contemporanea, sortendo un effetto geniale.
Un cenno agli artisti è doveroso, ma il plauso va veramente a tutti i
ballerini, cantanti, acrobati e attori (tutte attività racchiuse singolarmente in
quasi tutti gli interpreti): Mr Peachum
è il corpulento Robert Burt che
anche grazie alla sua stazza risulta un perfetto imbroglione che tira le fila
della malavita con contatti altolocati, così come Lockit – Kraig Thornber- che con ottima attorialità racconta appunto di come
utilizzi le sue conoscenze politiche ed amministrative per condurre i suoi
loschi traffici. Mrs. Peachum / Diana Trapes sono interpretate abilissimamente
da Beverly Klein che trasmette tutta
la perversione divertita di chi vive ai margini, godendosela però con sesso, alcool e perché no…anche
droga! La falsa ingenua Polly è interpretata dalla disinvolta Kate
Batter amica ed antagonista in amore dell’incinta e spregiudicata Lucy Lockit - Olivia Brereton; le due donne, come molte altre sono innamorate di
Macheath cui da vita il giovane atletico e brillante Benjamin Purkiss ed ironia della sorte contenuta nel cognome stesso
dell’attore, tutte le donne lo vogliono baciare…e non solo ed anche sul palco
viene simulato ben di più ! Questi è un farabutto che non si accontenta di una
moglie, anzi due, che non caccia solo perché lo eccitano, ma deve far sesso con
molte donne.
Per una serie di intrighi ed accordi clandestini Mac finisce
definitivamente in galera con l’ordine di esecuzione. Già sul patibolo ed
accarezzato su tutto il corpo dalle due mogli, l’esecuzione viene interrotta
come un fulmine a ciel sereno dalle scorribande (una delle tante coinvolgenti intrusioni tra la platea) di uomini che alla
fine corrono sul palco ad annunciare che il governo è caduto e la Prima Ministra si è dimessa… maledetta
Brexit!! Mac da condannato a morte per
truffe, inganni e furti viene nominato immediatamente Ministro della Giustizia
che libera se stesso dalla condanna e poi uno ad uno tra i suoi compari
malfattori nomina il ministro del
Delitto Economico, il segretario alla Disoccupazione, ed alla fine (ironia e
satira che rispecchia tristemente la realtà contemporanea….) a Filch verrà dato
“un posticino senza importanza,
tipo…Ministro dei Beni Culturali” esprimendo che il grande unico
insostituibile valore della Cultura non serve più in una società dove la
trasparenza e la visione globale non esistono più, sopraffatti dalla necessità
di apparire ed arrivare a posti di potere anche senza cultura, conoscenza,
esperienza e capacità! L’ironia è ‘cosa
per persone intelligenti’: qui straborda con necessità espressiva e desiderio
inarrestabile ed irrefrenabile di dire quello che si pensa. Con la musica ed un
testo aggiornato si racconta che dal 1728
ad oggi ben poche cose sono cambiate e questo perché ogni uomo si sente più
astuto del proprio vicino e quindi tenta di sopraffarlo con l’inganno e la voracità
del lupo sotto le mentite spoglie dell’agnello ! La tentazione di perdersi in
ulteriori commenti sulla società sarebbe forte, ma l’arresa consapevolezza che se
l’uomo non è cambiato nei secoli, non cambierà mai, fa si che a malincuore e
con sentimenti repressi ed inespressi,
qui si chiuda il mio commento al capolavoro –Bibbia per benpensanti
contemporanei- The Beggar’s Opera! La Musica vince sempre
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