Tuesday, October 13, 2009

Intervista a Laura Aikin

Foto: Laura Aikin (Anne Trulove - The Rake's Progress)
Credito: Terrence McCarthy - San Francisco Opera


Massimo Viazzo

Era il giugno del 2006. Al Teatro alla Scala andava in scena la ripresa della ronconiana «Ariadne auf Naxos». Sul podio Jeffrey Tate e come Zerbinetta un’esuberante Laura Aikin. Fu questa l’ultima volta che ascoltammo il soprano americano nella sala del Piermarini. L’idea di farle una breve intervista è nata dall’annunciato ritorno a Milano, la stagione prossima, con quel titolo di cui è interprete di riferimento: «Lulu» di Alban Berg.

Lulu per me è come una seconda pelle. Io amo tantissimo questo ruolo, me lo sento cucito su misura, non devo fare nessuno sforzo per introiettarne le ansie, gli umori, le tenerezze, le crudeltà…

Ma per il pubblico italiano «Lulu» resta un’opera ancora ostica.
Consiglio a tutti quelli che desiderano avvicinarsi al capolavoro berghiano di ascoltarne la melodia. Sì, la melodia! Lo dico con passione, ma sono anche estremamente convinta che la genuinità, la limpidezza, lo stupore che promanano dalle linee melodiche di quest’opera sono assolutamente fantastici!
Spero che leggendo questa sua «professione di fede» qualche melomane legato solo al repertorio più tradizionale si ammorbidisca. In effetti, «Lulu» ha un fascino arcano che quando conquista ti irretisce per sempre.
E’ proprio vero! E’ incredibile come Alban Berg riesca a scrivere dei passaggi così commoventi, cantabili…
… usando la tecnica dodecafonica. E’ questo che intendeva?
Lei mi toglie le parole di bocca… Ma io tutte le volte che affronto questo ruolo mi sento davvero realizzata.
Alla Scala approderà il magnifico spettacolo firmato da Peter Stein che è già andato in scena all’Opera di Lione qualche mese fa…
… è un allestimento che permette di seguire la vicenda come in un vero e proprio thriller. Non ci sono letture nascoste o cervellotiche. Tutto è molto semplice… e la storia è avvincente.
E alla Scala questo titolo manca da troppo tempo…
Credo che l’avesse in agenda il M° Sinopoli… E c’era anche un progetto legato a Richard Strauss che fu interrotto praticamente subito, purtroppo. Il «Rosenkavalier», in cui interpretavo la parte di Sophie, doveva essere diretto da lui… (Laura Aikin rovista in un cassetto fino a che non trova una foto, un foto che la ritrae con Giuseppe Sinopoli, e molto emozionata prosegue…) Questa è una foto a cui tengo moltissimo. Sinopoli era un maestro geniale per questo tipo di repertorio e la sintonia che si era creata tra di noi era tutta speciale. Per me la sua tragica scomparsa è stata molto difficile da metabolizzare.
Proprio con Sinopoli lei fece nel 2000 la sua prima Zerbinetta qui a Milano.
Ho dei bellissimi ricordi di come fu accolta la mia prestazione. Non me l’aspettavo. Io, quasi sconosciuta… e avevo debuttato alla Scala solo qualche mese prima come Marzelline nel «Fidelio» diretto da Riccardo Muti.

Riccardo Muti, un direttore che qui a Milano ha fans e detrattori.
Con lui ho cantato nelle «Carmelites» e ancora in una ripresa di «Fidelio» agli Arcimboldi. Riccardo Muti lavora molto seriamente e ama essere circondato da persone serie.

Dicono che con lui non si rida mai, neanche alle prove. E’ vero?
Se ride lui… (e qui Laura Aikin fa una grande risata di cuore)
Parliamo ora della sua voce. Lei come si definisce: un soprano di coloratura, un lirico leggero…
… direi un soprano coloratura drammatico. In questi ultimi tempi con la mia insegnate Brigitte Einsenfeld, un’ottima cantante proveniente dalla ex-DDR, sto facendo esercizi sul fiato per ispessire l’emissione. Un difetto che noto spesso nelle nuove leve è quello di aver il fiato troppo alto. In un primo momento questo sembrerebbe aiutare la coloratura… Ma non è così. Bisogna rischiare, no?
Vuole dire che anche la sua vocalità sta cambiando?
Certo! Quando mi offriranno per l’ennesima volta Fiakermilli io rilancerò di sicuro…
… Arabella?
Arabella, ma anche Fiordiligi o Donna Anna. Mi sento pronta. Sa che un importante teatro europeo mi ha offerto di cantare Salome? Per ora ho detto di no. In futuro, chissà…
Ed ora la solita domanda sul Regietheater!
E io le do una risposta semplicissima: a me interessa moltissimo…
Non avevo dubbi, pensando all’ultimo «Entführung aus dem Serail» di Salisburgo che la vide cantare sia Konstanze che Blondchen al posto di colleghe non proprio entusiaste dell’allestimento…
Era uno spettacolo forse un po’ complicato, ma con indubbi momenti interessanti. Mi sono comprata il biglietto, me lo sono visto, ho applaudito e ho pensato «Questo fa per me!». Le racconto anche un aneddoto molto carino. Mentre applaudivo alla fine della recita – il pubblico era diviso in due fazioni molto rumorose – un signore si rivolge verso di me e mi dice aspramente: «Ma cosa applaude! Lei non capisce niente di musica!!!». E io, timida: «Io, veramente, sono una cantante…».
In Italia certi spettacoli non passerebbero…
Ma non credo sia un problema! A Berlino, dove ogni anno si possono vedere tutte le opere del repertorio (e anche di più…), è la norma cercare nuove vie registiche ed il pubblico è sicuramente abituato alla sperimentazione; allora ben vengano spettacoli di Regietheater. Se in Italia le cose sono differenti è inutile insistere. Ogni pubblico ha le proprie esigenze, le proprie attitudini e le proprie aspettative…

Il suo repertorio di elezione ha toccato autori, Mozart e Richard Strauss in particolare, che furono anche i cavalli di battaglia di Reri Grist, sua insegnante a Monaco di Baviera, agli inizi dei suoi studi europei (Laura Aikin è nata in un paesino di campagna nei pressi di Buffalo negli States e vive con la sua famiglia nei dintorni di Milano).
Forse è solo una combinazione… Non so… Certo che la signora Grist mi ha insegnato moltissimo in termini di realizzazione teatrale della parola cantata. Il segreto è tutto lì! Trovare nel canto le giuste sinergia con il movimento, facendo quasi derivare uno dall’altro. E’ difficile, ma se un giorno farò l’insegnante di canto – ora non è pensabile perché ci sono Virginia e Marcello da crescere e una carriera da portare avanti – non mi stancherò di insistere su questi aspetti.
Ancora tre curiosità. Il debutto?
A Bregenz cantai la parte di Micaëla.
Un sogno che sta per avverarsi?
Cleopatra nel Giulio Cesare di Haendel.
E un sogno ancora nel cassetto?
Violetta!
Intanto la aspettiamo alla Scala per la sua «Lulu», signora Aikin. Grazie!

http://www.lauraaikin.com/

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