Monday, November 23, 2009

La Messa da Requiem di Verdi diretta da Barenboim al Teatro alla Scala

Foto: Requiem di Verdi. © Teatro alla Scala©

Massimo Viazzo
Un Requiem non completamente risolto quello che è approdato alla Scala dopo essere stato in tournée in mezzo mondo (da Berlino a Roma, da Tokyo a Parigi) negli ultimi sei mesi. E il responsabile di questo esito altalenante è proprio il “maestro scaligero” Daniel Barenboim che, dopo la problematica Aida andata in scena qualche mese fa sempre nel massimo teatro milanese, sembra non aver ancora trovato una chiave di lettura convincente di fronte alla musica verdiana. Ciò che è mancato è stata la spontaneità, la naturalezza. La visione interpretativa è parsa più interessata agli episodi singoli evocando solo a tratti quel respiro universale che si manifesta in tutta la sua forza panica solo in presenza di un’arcata espressiva unitaria. Non vorrei essere frainteso però: l’impatto di questo Requiem è stato comunque notevole, ma spesso si è avuta la sensazione di trovarsi di fronte ad una sinfonia per soli, coro e orchestra. Interessante, peraltro, la cura degli impasti timbrici più scuri, l’esaltazione degli ottoni e soprattutto delle percussioni. Barenboim ha trovato colori nerissimi, di forte suggestione. Grandiosa la prestazione del Coro del Teatro alla Scala. Il complesso diretto da Bruno Casoni non ha rivali al mondo quando canta questo repertorio. Compattezza, accento, timbrica, respiro, fraseggio: tutto suona straordinariamente idiomatico! Barbara Frittoli, reduce da una forma influenzale, ha cantato con proprietà stilistica risultando imperiosa nel suo momento di massima concentrazione, il “Libera me”, e delicatissima nella ripresa del Requiem aeternam che conduce al temuto acuto finale (pulitissimo e lucente). Sonia Ganassi ha usato il suo strumento vocale senza risparmiarsi e se il fraseggio è parso a tratti non molto vario il mezzosoprano emiliano ha convinto per grinta e personalità. Jonas Kaufmann, il tenore del momento, dal bel timbro brunito, ha sfoderato un’invidiabile sicurezza nell’emissione degli acuti, ma è riuscito anche a padroneggiare con bravura le mezzevoci (“Hostias”) e a condurre la linea vocale modulando il fraseggio con finezza. Il suo “Ingemisco” ha inchiodato il pubblico. Un po’ pallida, poco carismatica, invece, la prova di René Pape (arrivato a Milano all’ultimo momento per sostituire il basso coreano Kwangchul Youn) un cantante sul quale la Scala ha investito molto per il futuro. Pape sarà infatti Wotan nel nuovo Ring wagneriano che inizierà in primavera.

Versión en español.
Foto: Requiem di Verdi. © Teatro alla Scala©

Massimo Viazzo

Un Requiem no completamente resuelto es el que se interpretó en la Scala después de que se llevó ya de gira por medio mundo (de Berlín a Roma, y de Tokio a Paris) en los últimos seis meses. El responsable de este incierto éxito fue el propio “maestro scaligero” Daniel Barenboim quien después de la problemática Aída, puesta en escena hace algunos meses en el máximo teatro milanes, parece no haber encontrado aun una llave de lectura convincente frente a la música verdiana, y lo que le faltó fue la espontaneidad y la naturaleza. La visión interpretativa pareció más enfocada en los episodios individuales, evocando solo esbozos de ese respiro universal que se manifiesta en toda su fuerza pánica y solo en presencia de una arcada expresiva unitaria. No quisiera ser malinterpretado, pero el impacto de este Requiem fue notable, aunque constantemente se tuvo la sensación de estar frente a una sinfonía para solistas, coro y orquesta. Interesante, fue sin embargo, el cuidado de las mezclas timbricas mas oscuras, la exaltación de los metales y sobretodo de las percusiones. Barenboim encontró colores muy negros y de fuerte sugestión. ¡La interpretación del Coro del Teatro alla Scala fue grandiosa! La agrupación dirigida por Bruno Casoni no tiene rivales en el mundo cuando canta este repertorio. Cohesión, acento, timbrica, respiro, fraseo ¡todo sonó extraordinariamente idiomático! Barbara Frittoli, cantó con propiedad estilística resultando imperiosa en su momento de máxima concentración, el “Libera me”, y muy delicada en la reanudación del Requiem aeternam que conduce al temido agudo final (que fue muy pulido y brillante). Sonia Ganassi utilizó su instrumento vocal sin límites y si en su fraseo pareció no ser muy variado, la mezzosoprano emiliana convenció por determinación y personalidad. Jonas Kaufmann, el tenor del momento, de hermoso y bronceado timbre, delineó una envidiable seguridad en la emisión de los agudos además de maniobrar con bravura las mezzevoci (“Hostias”) y de conducir la línea vocal modulando el fraseo con finura. Su “Ingemisco” quedo marcado en el publico. A su vez, la prueba de René Pape (quien llegó de ultimo minuto a Milán para sustituir al bajo coreano Kwangchul Youn) fue un poco pálida, y poco carismática. La Scala apostará mucho por este cantante en el futuro, ya que de hecho, será Pape quien haga el papel de Wotan en el nuevo Ring wagneriano que iniciará en la primavera.

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