Sunday, March 16, 2014

La fidanzata dello zar - Teatro alla Scala, Milano

Foto: Brescia & Amisano

Massimo Viazzo

Dopo la discussa Traviata inaugurale Dmitri Tcherniakov torna alla Scala per l’opera russa La Fidanzata dello Zar, una coproduzione con la Staatsoper unter den Linden di Berlino. E anche questa volta pubblico e critica hanno espresso pareri contrastanti. Il regista russo proietta la vicenda nel mondo contemporaneo. Quando il sipario si apre  ci troviamo in uno studio televisivo in cui si sta elaborando un diabolico piano mediatico per governare la Russia: la creazione di uno zar virtuale che possa farsi amare e temere dal popolo per sottometterlo crudelmente. E per dare maggior credibilità possibile a questa figura realizzata al pc si decide di affiancargli una fidanzata in carne ed ossa. E’ questa l’idea forte che sta alla base di questo allestimento sullo sfondo del quale si intrecciano le vicende passionali e torbide del libretto di Tjumenev, in una ambientazione un po’ a metà strada tra il Grande Fratello e il Truman Show. Non si può negare l’estrema coerenza di questa lettura registica perseguita dalla prima all’ultima battuta della partitura con cura scrupolosa del dettaglio e della recitazione. Ottimo il cast, dominato dalle due protagoniste femminili, la fragile e luminosa Marfa di Olga Peretyatko, dalla timbrica pura, la linea musicale morbida, e sicurissima nel registro più acuto, e la perfida Ljubaša cantata con voce sontuosa e timbricamente vellutata da una Marina Prudenskaya in gran forma vocale. Il baritono Johannes Martin Kränzle di voce penetrante ed emissione salda impersonava con notevole presenza scenica l’ardente Grjaznoj, mentre il tenore Pavel Černoch cantava con piglio e vigore la rte dell’innamorato Lykov, pur con qualche asprezza timbrica. Da segnalare anche l’insinuante mago Bomelij di Stefan Rügamer, l’estroverso Sobakin dell’esperto Anatoly Kotscherga e il comunicativo Maljuta di Tobias Schabel. Ancora carismatica, infine, Anna Tomowa-Sintow nei panni di Donna Saburova. Daniel Baremboim ha impresso un ritmo teatrale serratissimo e trascinante alla magnifica partitura di Rimsky-Korsakov, mai eseguita nel teatro milanese, ben coadiuvato dall’Orchestra del Teatro alla Scala e dal sempre preparato Coro diretto da Bruno Casoni.

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