Wednesday, November 4, 2015

Aida - Teatro Regio di Torino

Foto: Teatro Regio di Torino

Renzo Bellardone

Questa produzione di Aida si è manifestata attraverso una regia molto classica di William Friedkin, che seppure senza guizzi futuristici, ha rappresentato compiutamente l’opera e ben si è attagliata all’idea di festeggiare la reinaugurazione del Museo Egizio di Torino, considerato il più importante al mondo dopo quello del Cairo. L’opera si è goduta appieno soprattutto per la musica accalappiatrice fin dalla ouverture  annunciatrice di un Verdi meravigliosamente sinfonico; i dolci suoni dell’arpa o dei flauti hanno trasportato in un dolce mondo visionario ed al tempo stesso coerente con l’osservazione di quel mondo e purtroppo ancora di questo. La peculiarità dell’opera ha raggiunto un’aura ipnotizzante grazie alla bacchetta –oserei dire magica- di Gianandrea Noseda che rapito dalla bellezza abitualmente  profonde tutto il suo essere con lo sguardo proteso all’infinito, inseguito nota dopo nota. Sicuramente ancora una conferma per la direzione e la magnifica orchestra del Regio di Torino. Parimenti il coro diretto da Claudio Fenoglio raggiunge vette sempre più rilucenti in un amalgama di preziosi colori ora soffusi, ora impetuosi: un plauso ai coristi di vero livello. Kristin Lewis, Aida, ha rivelato un tono sensibilmente accorato ricco di luci e sfumature, piacevole nei filati e sicura negli acuti. Amneris è stata interpretata da Anita Rachevelishvili con voce ricca di colori e timbricamente rilevante; abile nei vari registri che ha affrontato con sicurezza e toccante interpretazione. Marco Berti in Radames è stato convincente nell’avanzare dell’opera ed apprezzato nel duetto finale con Aida.. Amonraso ha trovato in Mark Doss un superbo e possente interprete sia per colori che per timbro. Giacomo Prestia in Ramfis è perfettamente riuscito nel personaggio grazie ad una voce profonda ed autorevole con arrotondamenti poetici ed abile nel comunicare sensazioni profonde. Un apprezzamento anche per  In-Sung Sim, Dario Prola e Kate Fruchterman. Molto pertinenti e stilisticamente interessanti le coreografie riprese da Anna Maria Bruzzese. La musica vince sempre.

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