Friday, August 24, 2018

Concerto di Julia Lezhneva - Palacio de Bellas Artes di Città del Messico


Foto: Instituto Nacional de Bellas Artes – INBA, México
Ramón Jacques
Molto interesse ha generato il debutto del mezzosoprano Magdalena Kožená al Palacio de Bellas Artes di Città del Messico, in cui avrebbe dovuto offirre un programma omogeneo di arie di Haendel. Purtroppo un giorno prima del concerto la famosa interprete ceca ha cancellato la sua presenza, e senza cancellare o riprogrammare la data il teatro ha dovuto attivarsi per trovare una sostituta dell’ultimo minuto. L’artista scelta è stata la giovane russa Julia Lezhneva, che sebbene non tiene un livello da stella come quello raggiunto dalla Kožená, ha dato una gradevole e positiva impressione nel dispiegare la vocalità pirotecnica che ha esibito. Scenicamente non ha mostrato di essere una artista espressiva e comunicativa, e per presenza appariva rigida e impassibile, ma la sua destrezza la compensava con la nitidezza, chiarezza e agilità che sapeva imprimere in ognuna delle sue arie come
“Di tempesta il legno infranto” dal Giulio Cesare HMV 17, o l’adorabile “Brilla nel anima” da Alessandro HMV 21 di Handel. Così pure è riuscita a commuovere con la soavità e la scorrevolezza con le quali ha cantato “Rejoice greatly” dal Messiah HMV 56, e “Lascia la spina” dal Trionfo del tempo e del disinganno HWM 46a. Da questa ultima opera, ha eseguito con leggerezza, elasticità e buona dizione, e ed è stata la sua migliore interpretazione della serata, l’aria “Un pensiero nemico di pace”. Per concludere, ha regalato una buona interpretazione della nota “Agitata da due venti” dalla Griselda di Antonio Vivaldi e come bis “Lascia la spina.” La Lezhneva è stata accompagnata dall’Orchestra Le Violons du Roy, che ha sede in Quebec, una discreta formazione nell’intepretazione della musica antica, meccanica nella sua azione, che non offre molta varietà di colori con una sensazione di pesantezza e notabili sfasamenti, sotto la bacchetta del suo direttore Bernard Labadie, che ha offerto un livello francamente povero. La sola orchestra ha eseguito le Ouvertures dal Giulio Cesare e dalla Agrippina e il Concerto Grosso in re minore op.5 HMV 5 e il Concerto Grosso in si b maggiore op. 6 HMV 325, ambre due di Haendel.


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