Renzo Bellardone
Mercoledì 1 agosto – Verbania, Chiesa Madonna di Campagna. Quartetto per la Fine dei Tempi.Roberto Prosseda - pianoforte. Fabrizio Meloni - clarinetto. Gabriele Pieranunzi - violino. Christophe Coin - violoncello * * * Carlo Boccadoro, Le Sette Stelle – prima esecuzione assoluta. Olivier Messiaen , Quatuor pour la fin du Temps. Per violino, clarinetto, violoncello e pianoforte
Lo Stresa Festival, considerato a buon diritto un festival di caratura internazionale, riconferma la vocazione di grande festival, anche attraverso le commissioni compositive e le esecuzioni in prima assoluta, come in questa serata delle Meditazioni in Musica, che discostandosi diametralmente dalla consuetudine della musica antica, eleva l’ascoltatore alla Meditazione Contemporanea…… Le Sette Stelle di Carlo Boccadoro: si tratta di una composizione generalmente soft ed intima, intermezzata poi da movimenti addirittura impetuosi (2° movim.) con diversi spunti di interessante riflessione. Archi lamentosi (3° movim.) che si ravvivano con il pizzicato e poi utilizzare la miglior voce –in particolare del violoncello- di Christophe Coin per evocare addirittura le trombe di Gerico interrotte solo dai vibrati del violino di Gabriele Pieranunzi a modernizzare e riequilibrare una dissonante melodia. Al 4° movimento, sotto l’abile tocco di Roberto Prosseda, il pianoforte suona timbricamente quali campanellini squillanti che scandiscono il tempo che va, il tempo che resta. L’importante clarinetto di Fabrizio Meloni è sovente voce solista invocante che preziosamente si inserisce sia nell’esplosione catastrofica (6 movim.) che nel tempo senza tempo dove la musica scende verso la voragine che tutto inghiotte (7 movim.) per concludersi in un finale sommesso e rassegnato che non escluperò il pensiero di Foscolo ‘Anche la speme ultima dea fugge i sepolcri’. Ovviamente ben più conosciuto è il Quatuor pour la Fin du Temps di Olivier Messiaen ! Impetuoso ed ineluttabile il bel duetto tra gli archi e l’implacabile pianoforte (2 movim.), un gran bel assolo di clarinetto con eclettiche variazioni in un estenuante crescendo presagico, danze che si perdono nell’aria dolce e poi focosa (3 movim.), velocissimo fraseggio del pianoforte nella fitta conversazione con il clarinetto dove ognuno pare seguire una propria storia convergente solo nel finale tronco. Melodie con rimandi classici, frasi di sospensione, chiara bravura degli interpreti, fanno dimenticare che in fondo Messiaen nulla aveva fatto che trascrivere a memoria alcune sue precedenti scritture, ma quello che resta è il senso dell’attesa, così come l’attesa era il senso dominante nei Lager, dove il Quatuor nacque. La Musica Vince sempre
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