Foto: Mario Finotti Teatro Coccia di Novara
Renzo Belladone
Le buone proposte del Teatro
Coccia continuano con il nuovo allestimento di Turandot. Alla sua prima regia
d’opera Mercedes Martini si è ispirata
al classico con simbolismi quali: il colore rosso che ha fatto capolino qua e
là fino all’esplosione finale ad evidenziare l’amore o il fare e disfare di
omerica memoria a sottolineare l’indecisione dell’algida principessa. La
scenografia è di Angelo Linzalata che ha firmato anche il più interessante
disegno delle luci. I costumi di Elena
Bianchini hanno avuto generalmente la connotazione della mono tonalità che ha esaltato i colori più
accesi e che ben hanno risaltato sotto i tagli di luce sempre azzeccati. L’Orchestra
Filarmonica Pucciniana ben conosce gli spartiti del Maestro di Torre del Lago e
sotto la vivace direzione del giovane Matteo
Beltrami ne ha esaltato le sfumature ed i ritmi. Il maestro ha seguito coscienziosamente
ogni dettaglio con vibrante bacchetta. L’opera
ha avuto inizio con il canto del
mandarino interpretato da Daniele Cusari il quale ha sfoggiato
voce profonda e decisa per lasciare poi spazio alla scultorea apparizione di Vladimir Reutov, recentemente già
apprezzato al Coccia nel ‘Canto dell’amor tronfante’ e qui nei panni del Principe di Persia. Il re
tartaro Timur trova nel basso Elia Todisco una toccante interpretazione grazie
alla profondità armoniosa della voce che ben si affianca a quella di Liù,
interpretata da Francesca Sassu con passione e vividi colori cangianti; la
giovane interprete tiene agevolmente il ruolo con gradevolezza e commozione. Walter Fraccaro, con acuti fermi e
convincenti, ha interpretato il principe ignoto Calaf, cui ha infuso il
trepidante amore e la fermezza dell’azione. L’anziano Altoum ha avuto Nicola Pisaniello quale regale
interprete. I tre ministri che rimpiangono le casette di campagna: Pang il
simpatico tenore Saverio Pugliese ha brillantemente tenuto il palco grazie alla
limpida voce ed all’efficace attorialità; Pong è stato interpretato dal bravo
Matteo Falcier con buon fraseggio e limpidezza espressiva; una nota particolare
va riservata al Gran Cancelliere Ping ironicamente interpretato da Bruno
Praticò tra un lavorare la maglia ai ferri, una pesca fortunata, ed un giocoso
spruzzarsi tra Pang e Pong. Praticò ha scritto un tratto di cammino per i ruoli
buffi nell’opera dei nostri giorni e resta tutt’oggi un faro ispiratore per molti
cantanti. Maria Billeri, superba Turandot, ha espresso colori limpidi e
scintillanti con rabbia, sdegno e finalmente gioia. Conosce bene
l’impervio ruolo che ha saputo rendere
con efficace espressività. Opera ben
realizzata grazie anche alla bravura delle altre interpreti, Laura Pollice e Maria Grazia Nobili e
dell’ottimo Coro San Gregorio Magno diretto da Mauro Rolfi, oltre alla Voci bianche del’accademia Langhi. La
Musica vince sempre.
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