
Massimo Crispi
Non conoscevo Vikram Seth. Cioè, diciamolo meglio: sapevo chi era ma non avevo mai letto niente di suo. Un'amica tedesca che ho incontrato casualmente sulla rete e con cui è nata una piacevole amicizia, scaturita da un magico Lied di Schubert, un giorno mi ha fatto una sorpresa. Mi ha inviato un libro di Seth, "An Equal Music", che è stato tradotto in italiano col titolo "Una musica costante" dieci anni fa. Ci teneva che lo leggessi perché vi si parlava molto di Schubert e di come la musica fluisse continuamente nelle nostre vite, di cosa fosse la musica, uno strumento, di come si facesse la musica insieme agli altri, di una malattia che colpiva un musicista, come fossero le vite di chi vive di musica, eccetera. Per me che musicista lo sono avrebbe potuto essere anche un approfondimento interessante. Dopo avere aperto il pacchetto con gioia e sorpresa, dopo qualche ora iniziai a leggerlo, un po' perplesso all'inizio, perché era in inglese e perché, nonostante lo capisca e lo parli e lo traduca, non è un idioma che ami particolarmente per la letteratura. Certo, davanti a Shakespeare, Dryden, Donne, Dickens, butto le mie riserve in cantina e ne riconosco l'immensità, ma faccio lo stesso un po' fatica a leggerlo. Eppure "An Equal Music" aveva già dall'inizio qualcosa di speciale: era un romanzo però aveva una colonna sonora nel sottofondo, la musica fluiva tra le parole, io conoscevo molti di quei brani di cui Seth parlava e tra i quali si muovevano i personaggi, era come vivere tra loro, prendendo le parti ora di questo ora di quell'altro, condividendo aspirazioni, sentimenti, gusti... Mi immersi.




Julia, a un certo punto del romanzo, si vede catapultata nella vita del quartetto perché il loro agente austriaco comune, a causa di una malattia improvvisa del pianista che avrebbe dovuto suonare col Quartetto Maggiore al Musikverein di Vienna, dove la società di concerti aveva richiesto nel programma l'esecuzione della "Trota" di Schubert, ossia un quartetto d'archi più un pianoforte, impone Julia come pianista. Con tutte le implicazioni sentimentali e professionali che ciò comporta ma di cui sono coscienti solo Julia e Michael. Nessuno nel quartetto sa del segreto di Julia, tranne Michael e l'agente. Tutto sembra andare comunque per il meglio, la prima prova ha solamente un attimo di esitazione da parte di Julia, ma nessuno si accorge della sua sordità. Solo le apprensioni di Michael insospettiscono il primo violino e da lì è tutto un crescendo di indagini e di pressioni finché la verità non viene a galla. La malattia, la sordità, orrendo spettro per qualsiasi musicista, viene così affrontata, compresa, digerita, tollerata, ma è sempre causa di tensione e di paure, in primo luogo per la pianista, che da allora in poi decide di non suonare più con nessuno se non da sola, situazione in cui può ancora fingere che la sordità non esista, conoscendo qualsiasi sfumatura della sua tastiera ed essendo capace di riprodurre la musica senza nessuna evidente manifestazione esterna della sua infermità. Sono pagine estremamente dolorose, dove ognuno vede le cose dal proprio punto di vista, spietate, se si vuole, ma molto vere, potrebbe succedere realmente. Fanno il paio con quella scena straziante del film Amata immortale (Immortal Beloved di Bernard Rose) dove Beethoven ormai sordo poggia l'orecchio sul pianoforte per poter sentire le vibrazioni della sua musica, nell'amplesso più intimo e più toccante del film. Sono descritte benissimo anche le agenzie, gli squali che spesso gli agenti sono, come determinino la carriera o il fallimento di un artista, o come invece alcune rare personalità, particolari, lo aiutino.
Quello che sconvolge ma che anche, alla fine, mette a posto tutto è Bach, con una partita per violino solo e una per pianoforte, fantasmi che volteggiano nella mente dei musicisti e nella radio di un taxi preso al volo da Michael, ma soprattutto con l'Arte della Fuga, pezzo commissionato da un'importantissima casa discografica per l'ultima uscita del Quartetto Maggiore e che poi diventa come per una nemesi la causa della sua disgregazione. Ed è lo stesso brano che suonerà Julia alla Wigmore Hall nel suo primo concerto da sola dopo la terribile seppur trionfale esperienza viennese insieme al quartetto. L'ambivalenza del genio di Bach: comunque sia arrangiato, funziona sempre, pur provocando smarrimento ed estasi, croce e delizia per esecutori e ascoltatori.
La musica costante scorre, accompagna ogni minuto della giornata di tutti i personaggi e dei lettori. Le città stesse, sfondo delle vicende dei protagonisti, Londra, Vienna, Venezia, vivono attraverso i luoghi della musica, le sale prova, le stanzette insonorizzate, le botteghe dei liutai, i conservatori, le biblioteche, la Wigmore Hall e Hyde Park, il Musikverein, il Danubio, la Chiesa di S. Maria della Pietà, la chiesa di Vivaldi, l'acqua della laguna, risuonano di note mute ma presenti. Descrivere ulteriormente "Una musica costante" è un'impresa impossibile, perché il romanzo è talmente pieno di eventi, di reazioni, di relazioni intrecciate tra i personaggi, rapporti familiari e professionali, musica, tutto così particolareggiato, che vorrebbe dire riscrivere il libro da capo a fondo. Di certo, questo romanzo dovrebbe essere letto da tutti i musicisti e gli appassionati di musica, dai fruitori dei concerti e della musica riprodotta, ma non solo da loro. Molti si riconoscerebbero nelle situazioni descritte, tutti scoprirebbero molte cose sulla musica e sui musicisti che spesso non si conoscono, non si valutano o non si pensa neanche che possano esistere. E, forse, potrebbero aprirsi per i lettori nuove vie alla maniera di ascoltare la musica, di studiarla, di proteggerla come una cosa santa. Se solo i nostri politici fossero in grado di capirlo e lo volessero, sarebbe utile, questo libro, per far loro comprendere quanto la "vera" musica sia necessaria per vivere e di come andrebbe difesa e non vilipesa, così come pure le vite dei musicisti, i sacerdoti che rendono intelligibile ai più quella giungla di segni misteriosi scarabocchiati sui pentagrammi.
Esiste anche un doppio CD, della DECCA, che include tutte le musiche di cui si parla nel romanzo, come la vera colonna sonora di un film. Ed ecco ciò che dice lo stesso Vikram Seth: "Perché allegare un CD, o due, a un romanzo sulla musica? Non è come aggiungere una balena a una copia di Moby Dick? O come mettere delle necessarie illustrazioni per spiegare meglio l'azione in un romanzo? O una musica di sfondo mentre si legge? O forse un surrogato del testo stesso, che cerchi di descrivere ciò che non può essere davvero descritto? Per ciò che mi riguarda non è nulla di tutto ciò ma solamente il gusto di dare un piacere in più. Alcuni brani che hanno un ruolo fondamentale in "Una musica costante" sono molto conosciuti. Tuttavia, come molti lettori mi hanno fatto notare, sono molto cari da comprare tutti insieme e in un caso è virtualmente impossibile. Quando la Decca suggerì di fare una compilation o, se necessario, registrarli e metterli in commercio a un prezzo ragionevole, ne fui contentissimo. La maggior parte delle selezioni non richiede alcuna spiegazione. Sono tutte registrazioni splendide, molte di esse a ragione considerate dei classici, con esecutori come Mstislav Rostropovich, Andras Schiff, Maria Joao Pires e Iona Brown, tra gli altri. Ma per il Largo della Sonata di Manchester n.1 di Vivaldi è stata fatta una registrazione ad hoc per violino e pianoforte perché, nonostante le molte incisioni, in tutte si usava, naturalmente, il clavicembalo.

Vikram Seth, Londra, Novembre 1999"
Vikram Seth, Una musica costante, TEA 2001
Vikram Seth, Una musica costante, TEA 2001
"Why append a CD - or rather two CDs - to a novel about music? Is it not rather like attaching a whale to a copy of Moby Dick? Is the purpose to provide necessary illustration for the action in the novel? Or background music for the act of reading? Or a substitute for the text itself, which can only attempt to describe what cannot truly be described? For me the aim is none of the above, but rather, to give pleasure. Some of the works that play a role in An Equal Music are well known, others less so. Altogether, they are expensive to buy (as many readers have told me), and in one case virtually impossible. When Decca suggested compiling, or if necessary, recording them, and making them available at a reasonable price, I was delighted. Most of the selections here require no explanation. They are all wonderful recordings, many of them classics in their own right, featuring, among others, Mstislav Rostropovich, Andras Schiff, Maria Joao Pires and Iona Brown. With the largo from Vivaldi's "Manchester Sonata" no.1, a fresh recording for violin and piano was made because the existing recordings, naturally enough, use the harpsichord. It gives me particular pleasure to introduce one piece of music to listeners. Several readers, including some musicians, have written to me after reading An Equal Music, asking whether Beethoven's String Quintet in C Minor, op 104, really exists - as if I would have the gall to invent not merely a fictive work, but an opus number as well! It is an obscure work, but now, thanks to this new recording, it is possible to hear it. Among the players of this piece and of others is the dedicatee of the novel, the violinist Philippe Honoré. It was his idea that the protagonist of my work be a musician. It is fitting that he should now bring to my ears - and yours - what several years ago, in the course of a casual conversation, he brought to my as yet fallow imagination.
Vikram Seth, London, November 1999"
Vikram Seth, London, November 1999"
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