Francesco Pasqualetti |
Renzo Bellardone (Pisa 12 febbraio)
Ciao Francesco, come stai? E’ un po’ che non ci si vede,
ma seguendo il tuo percorso artistico vedo che sei in piena attività:
· Eh si, sta proseguendo tutto
bene: a giugno e per la terza
volta, vado due mesi a Aukland e Wellington per dieci recite di Carmen, cinque per ogni città; appena prima
avrò una Traviata al Comunale di Firenze per il Maggio Musicale
Fiorentino e notizia proprio dell’ultima ora a
settembre sarò di nuovo a Firenze dove dirigerò Butterfly. Dopo aver
firmato il contratto per la ‘New Zealand Opera’ mi sono arrivate diverse
proposte interessanti da Zurigo, Cipro ed altri validi teatri, oltre alla Presidenza di un concorso, ma
capirai che ho dovuto necessariamente non accettare! Non sarei riuscito a fare
il pendolare dalla Nuova Zelanda in Europa ogni settimana! In ogni caso sono
molto onorato e soddisfatto di tornare per la terza volta in quella terra così
lontana, ma così affascinante: il livello artistico è molto interessante anche per la formazione di
tipo anglosassone che hanno; le orchestre sono paragonabili a quelle della BBC
di Manchester per esempio, dove ad un matinée nel 2011 ebbi una delle più belle esperienze della mia vita con la
direzione della ‘Seconda’ di Rachmaninov; era l’ultimo anno del Maestro Gianandrea
Noseda quale direttore principale. Un Maestro dal quale ho imparato moltissimo.
Francesco, tanto per contraddire un detto comune, tu sei
profeta in patria, ovvero ‘Pisano a Pisa, stai dirigendo nel teatro della tua
città.
·
Con una enorme soddisfazione
sto infatti dirigendo il “Cappello di paglia di Firenze”, idea del teatro Verdi
di Pisa dopo 16 anni dall’ultima volta che fu qui rappresentata nel 2001,
quando dirigeva il maestro Piero Bellugi.
In quel periodo ero al terzo anno di studio in direzione d’orchestra (il mio primo concerto
lo diressi a 18 anni). In quella occasione andai a seguire qualche prova di
quel “Cappello di Paglia” ed ora dopo 16 anni mi ritrovo a dirigerla io in
questo fantastico progetto di LTL Opera Studio.
Francesco, uno dei motivi che mi ha portato a Pisa per
“Cappello..” è proprio questo: vedere come i giovani, e con un giovane
direttore, potevano insieme affrontare e costruire una così bella realizzazione.
· Opera fantastica ed anche più
difficile di quello che sembra: è come se ci fossero molte opere in una. Rota
mette insieme tanti stili, mescolandoli con ironia. Appaiono a tratti i
caratteri di Rossini e di Prokofiev, l’operetta di Hoffenbach e Strauss, con
una strizzatina d’occhio al jazz. In alcuni momenti anche il classico
cantabile del verismo italiano si fa sentire ma sempre un po’ ironicamente
sopra le righe. Ed essendo composta con vari stili, anche con l’orchestra bisogna
variare continuamente carattere, interagendo costantemente con il cast che ha
svolto un lavoro encomiabile, soprattutto se si pensa che per alcuni artisti si
e’ trattato del debutto in un Teatro di tradizione, se non del debutto assoluto
(non dimentichiamo che si tratta di opera studio). Si, il lavoro è stato lungo
e impegnativo, ma alla fine la soddisfazione ha ripagato e sta ripagando tutti.
Per questa produzione ‘opera studio’ avete fatto molte
prove?
·
Gli assiemi con l’orchestra
sono stati ridotti al limite, mentre il grosso del lavoro è stato fatto nelle
prove di sala con pianoforte. Gli artisti dell’Orchestra Giovanile Italiana si
sono dimostrati seri e ricettivi ed hanno dimostrato impegno, professionalità
ed entusiasmo nell’affrontare il lavoro in buca. C’è tanto bisogno di formare
giovani artisti e di farli crescere! Le realta’ come l’O.G.I. sono un ricchezza
importante per i giovani musicisti italiani. E quelli impegnati con “Cappello”
hanno affrontato una partitura gustosissima ma difficile che li ha impegnati in
un grande lavoro di reattività e di concentrazione. Lo stesso che hanno
affrontato i cantanti.
Appunto circa il cast cosa altro ancora mi racconti?
·
Da novembre hanno iniziato a
lavorare a questo progetto: alcuni sono debuttanti, altri artisti più formati,
ma complessivamente hanno tutti ottime potenzialità. Alcune parti sono davvero
impervie. “Il Cappello di Paglia di Firenze” è poco rappresentata, eppure vanta
diverse caratteristiche oltre a quelle cui accennavi. Da quasi cent’anni in
Italia non si scrivevano opere buffe e per ritrovarne una prima di “Cappello” si
deve ritornare al Don Pasquale di Donizetti rappresentato per la prima volta
nel 1843 (con le notevoli ovvie eccezioni di Un Giorno di Regno, Falstaff,
Gianni Schicchi e Le Maschere…). Rota scrisse il “Cappello” nel 1945 anno in
cui a Reims il 7 maggio fu firmato l’atto di resa militare tedesca, quindi in
un’epoca da noi tutti immaginata tragica, povera anche nelle idee; invece ecco
che Rota dimostra che l’arte, la
fantasia e l’estro creativo non possono essere arginati. Rammento che il
compositore sempre nel periodo compose alcune colonne sonore: nel 1945 ‘Le
Miserie ‘di Monsu Travet’ film di Mario
Soldati, ‘La freccia nel fianco’ di Alberto Lattuada e “Lo sbaglio di essere vivo’ diretto da
Bragaglia, oltre nel 1943 “Il birichino
di papà", regia di
Raffaello Matarazzo e “Zazà” per la regia di Renato Castellani, tanto per
ricordarne alcuni
Difficilmente
si immagina che nel periodo bellico ed
immediatamente post bellico potesse esserci la voglia di creare situazioni
teatrali comiche, ma ecco che Rota smentisce fosse anche solo per “Lo sbaglio
di essere vivo” che è addirittura un film esilarante.
Come i grandi professionisti dell’arte, in questa
intervista hai umilmente parlato poco di te e molto del tuo lavoro e degli
artisti con cui ti confronti giornalmente (conoscendoti da anni conosco bene
questo tratto del tuo carattere)
Il Teatro
d’opera e’ il piu’ grande gioco di squadra che la musica conosca. Questa cosa
non andrebbe mai dimenticata. Credo che questa sia l’unica strada percorribile
per rapportarsi con serietà a composizioni che hanno segnato la storia della musica.
Carissimo Francesco so che fra poco
hai una rappresentazione pomeridiana e con l’altro cast, quindi ti lascio
all’assestamento dell’ultimo momento e ti faccio un grande ‘in bocca al lupo’
ancora per “Il Cappello” e poi per tutto quanto seguirà e naturalmente un
bacione al tuo piccolo Leone, il bimbo che da pochi mesi rallegra la tua
esistenza.
· Grazie per gli auguri per la
mia attività che ovviamente sono sempre bene accetti e grazie per l’implicito
augurio per mio figlio, la grande tenerezza che ha dolcemente invaso la mia
vita.
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