Foto: Ramella&Giannese Teatro Regio di Torino
Renzo Bellardone
Le giornate, seppur al nord ci siano ancora isolate giornate di nebbia,
mandano ormai segnali di ripresa della vita ed il desiderio di vita all’aperto può essere rimandato solo in presenza di una
proposta coinvolgente. Nell’ambito del progetto Janáček- Carsen pensato dal
Teatro Regio di Torino, in questi giorni è di scena Katia Kabanova! Opera poco
conosciuta agli amanti del solo repertorio italiano, ma si tratta invece di una
vera eccellenza da non perdere e per la quale si rimanda pure una passeggiata
in campagna ! Lo spirito e la mente non restano delusi o rinunciatari. Acqua: elemento in movimento che ad ogni soffio crea increspature,
disegni che si dissolvono nel momento stesso della loro creazione! Luci (
eccezionali dello stesso Robert Carsen e di Peter
Van Praet) ed ombre che si riflettono nell’acqua e che dall’acqua si proiettano
sui fondali! Un costante azzurro polvere
interrotto da evanescenti macchie di
luminosità o di cupezza accecante! L’emozione che se ne trae impedisce
addirittura di trasferire tutte le sensazioni seppur in una ‘recensione
emozionale’. Qui c’è un incontro di geni: Janáček ha scritto delle pagine che
solo chi soffre di totale incapacità di
emozionarsi, di provare sentimenti ed affettività quotidiane non riesce a farsi travolgere e stravolgere
dall’intensità di quelle pagine meravigliose! E l’altro indiscutibile genio è Robert Carsen che allagando il palco ed
utilizzando passerelle con piccole parti
in continua evoluzione e luci incredibilmente avvolgenti e comunicative, riesce
ad ambientare una vicenda umana ricca di sentimenti, passioni e crudeltà. La
regia per la messa in scena al Regio di Torino è stata ripresa da Maria Lamont. Philippe
Giraudeau porta in scena fanciulle che muovendosi nell’acqua creano di volta in volta le passerelle su cui
si muoveranno i cantanti. Le fanciulle in tunica bianca: forse l’anima del
Volga? Forse Kabanova replicata? In ogni caso efficaci e coinvolgenti e di grande effetto coreutico e scenografico. Mi dilungherei assai per cercare di descrivere i particolari, ma
tenterò invece in poche righe di trasmettere almeno un soffio di quella poesia
che traspare elegantemente dall’insieme. La scena è quasi sempre soffusamente proiettata a fondo palco dove
realtà e ombre si confondono creando geometriche proiezioni che amplificano la crudezza della realtà che
come in questo caso può portare ad estreme decisioni per la paura di vivere da
‘giudicati’ e con l’ossessione del giudizio. Il connubio quasi mistico tra musica, canto e scena intacca la
forza degli animi creando dolce commozione. La melodia parlata acuisce la realtà e crea poetica liricità sconfinando
nell’evanescenza dell’essere in una dimensione emotiva di forte intensità;
l’orchestra diretta da un puntuale quanto emozionante Marco Angius ha creato atmosfere di sentimento e di sensazioni
intime. Il gesto di Angius è preciso, sicuro ed in buona armonia con i
professori in buca e la bontà della direzione come dell’intero allestimento è
stata riconosciuto da un pubblico entusiasta. Di Andrea Dankova nei
panni della Kabanova è doveroso riconoscere la forza interpretativa e la
padronanza vocale: nel suo assolo coinvolge trasferendo la passione ed il
terrore di vivere; Tichon, il marito tradito e figlio sottomesso, è stato
interpretato da Štefan Margita con
presenza in scena e vocalità appropriata.
Rebecca de Pont Davies ha
dato superbamente voce e consona interpretazione all’austera quanto perfida
Kabanicha che gelidamente indifferente ringrazia gli amici accorsi per il
suicidio di Katia. Misha Didyk è il tenore ben
nel ruolo dell’amante Boris il quale cacciato dallo zio dopo la rivelazione di
Katia, porta questa alla delusione definitiva. Varvara è il personaggio
interpretato da Lena Belkina che qui
raggiunge una buona maturazione intepretativa-vocale. Il Vania di Enrico Casari è perfetto secondo lo
stile di Janáček e nel suo assolo cantato in mezzo all’ideale Volga colpisce
realmente al cuore. Solo per semplicità annoto che tutti gli interpreti hanno toccato
un livello di alto segno e che, ognuno nel ruolo, ha dato un plus alla
realizzazione: Oliver Zwarg, Lukáš
Zeman, Lorena Scarlata, Sofia Koberidze, Roberta Garelli. Altrettanto degno
di nota il sempre apprezzato coro del Regio diretto da Claudio Fenoglio. La stessa realizzazione era
già stata vista alla Scala di Milano nel
2007 ed il bel ricordo che se ne conservava (una delle più belle produzioni mai
viste), ha condotto nuovamente a sedersi
con grande soddisfazione in una fila di
teatro per rivederla. La Musica vince sempre.
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