Wednesday, March 10, 2010

Intervista a Mirco Palazzi

Foto: Mirco Palazzi; Incoronazione di Poppea - Liceu de Barcelona; Lucia di Lammermoor- Avignone. ©
Nato a Rimini, Il basso Mirco Palazzi inizia giovanissimo lo studio del pianoforte per poi dedicarsi al canto, diplomandosi con lode e menzione d’onore al Conservatorio Rossini di Pesaro, sotto la guida di Robleto Merolla. Acclamato inteprete del repertorio belcantista, ha intrapreso una carriera que l´ha portato a cantare nei piu importante teatri italiani: Teatro alla Scala, Regio di Parma, Alighieri di Ravenna, Bellini di Catania, Carlo Felice di Genova, San Carlo di Napoli, Comunale di Bologna, Regio di Torino, Opera di Roma, Maggio Musicale Fiorentino, Festival di Spoleto, Teatro delle Muse di Ancona, Teatro la Fenice di Venezia, Rossini Opera Festival, Accademia di Santa Cecilia. E all'estero: al International Festival di Edimburgo, Staatsoper di Stoccarda, Wexford Festival, Konzertgebouw di Amsterdam, Avignon, Drury Lane di Londra, Liceu di Barcellona, Lipsia, Avignon, Messico, Giappone.

Tra i suoi prossimi impegni: Maria Stuarda e Lucia di Lammermoor al Teatro Massimo di Palermo, Caterina Cornaro (Mocenigo) al Concertegbouw di Amsterdam, Demetrio e Polibio (Polibio) al Rossini Opera Festival, Requiem di Mozart al Gran Teatro La Fenice di Venezia, Missa in tempore belli di Haydn al Teatro San Carlo di Napoli, Don Giovanni (Leporello) alla Dallas Opera, Il diluvio universale (Noè) ed Il Barbiere di Siviglia (Don Basilio) a St. Gallen (con incisione dvd), Messa di Gloria di Puccini con l'Orchestra Regionale Toscana, Il Trovatore (Ferrando) a Koln, Linda di Chamounix (Prefetto) al Liceu di Barcellona, Lucia di Lammermmor (Raimondo) alla Washington National Opera. Mirco ha acettato amabilmente di rispondere ad alcune domande sulla sua carriera.
Ramón Jacques

Quando hai deciso di fare del “canto” la tua carriera e come hai iniziato?
«Ho scoperto il canto quasi per caso alle lezioni di canto corale previste dallo studio del pianoforte, che era il mio strumento principale. L'insegnante di canto corale noto' la mia voce, già per natura impostata, e mi consiglio di studiare canto perché secondo lui ne possedevo le qualità. Da quel momento ho iniziato quasi per divertimento e nuovo entusiasmo lo studio del canto iscrivendomi in seguito di li' a poco al conservatorio di Pesaro dove ho conseguito il diploma in canto sotto la guida del tenore Robleto Merolla. Il canto è diventato la mia carriera da quando ho vinto tre concorsi internazionali (Tagliavini, Zandonai e Masini), da quel momento, infatti sono entrato nel "mondo" professionista anche con l'aiuto di un agenzia che mi aveva notato al concorso "Masini" di Reggio Emilia.»

Vocalmente come ti definiresti?
«Se parliamo del registro vocale direi "basso cantante", in senso lato mi sento un musicista e poco conta per me se si è basso, baritono tenore... La voce è per me uno strumento che serve a raggiungere e realizzare la musica che si interpreta e che questa, poi, arrivi alla sensibilità dell'ascoltatore. Mi piace molto e credo piaccia allo stesso modo anche alla mia voce, il repertorio belcantistico che va da Rossini (opere serie soprattutto) a Donizetti e Bellini, pur amando molto anche autori del 700 come Haendel e Mozart.»
A chi non conoscesse la tua voce, cosa le faresti ascoltare?
«Sicuramente più di una cosa; un'aria di Rossini, nello specifico quella di Lord Sidney del Viaggio a Reims, un'aria da concerto di Mozart che amo moltissimo che è "Mentre ti lascio", un'aria di Donizetti tratta dal Diluvio universale: " Dio tremendo, onnipossente". Farei ascoltare anche qualche cosa di cameristico come il Don Quichotte a Dulcinee di Ravel.»

Come nasce il tuo interesse verso il belcanto?

«È una questione di sensibilità e natura vocale, per dirla più semplicemente è il repertorio in cui mi sento più a mio agio sotto diversi punti di vista.»

Quali sono i ruoli cui ti senti maggiormente legato?

«Sono molto affezionato al Conte Rodolfo della Sonnambula di Bellini, che è stato il mio primo ruolo importante cantato in un teatro altrettanto importante quale il Regio di Parma. Un altro ruolo a cui sono affezionato Raimondo della Lucia di Lammermoor di Donizetti che ho cantato diverse volte con colleghi eccezionali ed in teatri importanti. Per finire un ruolo che mi è rimasto nel cuore è stato Lord Sidney del Viaggio a Reims di Rossini per le difficolta' a cui mi ha fatto andare in contro e per le soddisfazioni che mi ha dato poi. Naturalmente non vedo l'ora di cantare Leporello e Figaro!»

Un ruolo che ti ha portato fortuna. Lo canti ancora?
«Direi Raimondo della Lucia di Lammermoor che cantero' nuovamente l'anno prossimo per il mio debutto a Washington.»

Quali sono le produzioni fra quelle a cui tu hai partecipato che ricordi con particolare piacere?

«Ricordo con particolare piacere la Sonnambula al Regio di Parma con la regia di Pierfrancesco Maestrini e la Lucia di Lammermoor di Graham Vick al Carlo Felice di Genova di cui esiste anche un dvd. Un'altra produzione che mi ha lasciato un bellissimo ricordo è stata la Pietra del Paragone di Rossini con la regia di Gianni Marras. Affettivamente ricordo sempre la Bohéme con la regia di Marco Pucci Catena fatta a Catania, la quale è stata la mia prima Boheme ed anche l'opera ed il luogo in cui ho conosciuto mia moglie (il soprano Raffaella Milanesi, ndr.).»

C’è un cantante, un regista o un direttore che ha influenzato positivamente la tua carriera?
«Direi di si, ed in particolare un direttore artistico: Patric Schimid. Questa persona ha creduto nelle mie qualità artistiche più di ogni altro e mi ha dato l'opportunità di incidere ruoli ed opere meravigliose per la sua casa discografica "Opera Rara". Devo il suo incontro al mio attuale agente Marco Impallomeni che allora era solo un amico e non aveva ancora intrapreso la carriera manageriale. Tra i cantanti che ho conosciuto sono stati molto influenti nel mio cammino artistico ma anche in quello personale, il mio maestro Robleto Merolla ed il basso Bonaldo Giaiotti. Tra i colleghi ammiro sopra tutti il tenore americano Gregory Kunde.»
A te è mai capitato qualche fatto curioso sul palcoscenico?

«Si, una volta nella Lucia di Lammermoor nella scena appena dopo il famoso sestetto, il tenore nell'irruenza della scena ha rischiato di ferirmi veramente urtandomi il naso con l'impugnatura della spada. Per fortuna non è successo nulla di grave tranne lo spavento mio, dei colleghi e del direttore d'orchestra che ha visto meglio di tutti la scena.»

hai altri progetti per l’immediato futuro?

«Si, tra i più interessanti per me ci sono il Demetrio e Polibio al Rossini Opera Festival di Pesaro ed il debutto nel ruolo di Leporello nel Don Giovanni di Mozart per il mio debutto in America ed all'opera di Dallas.»

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