Monday, July 11, 2011

200 ANNI DI … LISZT! Baveno Festival Umberto Giordano XIV Edizione 2011

Foto: Corrado Cavalli (organo)

Renzo Bellardone

Domenica 10 luglio - ore 11.15. Baveno, Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso. 200 ANNI DI … LISZT! Giovani talenti in collaborazione con il Conservatorio di Musica “G. Verdi” di Torino Il 2011 ci festeggia  Elevazione spirituale all’organo dedicata al repertorio per tastiera di Franz Liszt. FRANZ LISZT (1811-1886). Pio IX (der Papsthymnus) R391. Evocation à la Chapelle Sixtine R400. Ave maris stella R394 Adagio R12. Variazioni su Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen R382. CORRADO CAVALLI organo

Il concerto di oggi viene presentato così dall’Organizzazione del Baveno Festival 2011:‘….Nel bicentenario della nascita, una proposta che ricorda la produzione sacra di Franz Liszt, non così nota al grande pubblico. Profondamente attratto dal cattolicesimo, Liszt si interessò sempre di musica sacra, come testimonia il suo studio sulla musica liturgica dell’avvenire, in cui egli “sogna” di vedere riuniti il teatro e la chiesa. Ciò spiega l’“accusa”, rivolta a parte della sua produzione sacra, di essere, appunto, troppo teatrale….’ Nulla c’è da aggiungere al commento in quanto udendo l’interpretazione del giovane organista Corrado Cavalli, sono proprio queste le impressioni che se ne traggono. Solenne e maestoso o profondo e lento a ricercare le note più basse, il percorso è sempre travagliato, ma con in fondo una luce, forse quella della speranza ed il cammino è quello tracciato dai canti liturgici, come nell’Ave Maris Stella dove occhieggiano note dal ‘Tantum ergo’.  Sommessamente lirico –Adagio R12 - e mestamente spirituale – Pio IX R391-vaga alla ricerca dell’intimo di fronte alla immensità universale –Evocation à la Chapelle Sixtine R400- Pagine poco conosciute, si apprezza la scelta della direzione artistica affidata a Raffaella Valsecchi che non teme il confronto ardimentoso. Cavalli brilla particolarmente nelle variazioni luminose che scendono fin nelle viscere della terra a ricercarne le vibrazioni. Non si risparmia nelle virtuosistiche ‘scale’portando il suono dalla novantina di canne d’organo ad una elevazione sovradimensionale. Con timida padronanza presenta queste composizioni di non immediata relazione e comunicabilità, ma non teme nel salire d’imperio e poi nel ridiscendere teatralmente dalla sontuosità apparente alla pura ricerca stilistica. La musica vince sempre.

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