Tuesday, July 26, 2011

Con "Ballo in Maschera", Pizzi reinventa Pizzi - Sferisterio Opera Festival, Macerata 2011

Foto: Sferisterio Opera Festival, Macerata 2011

Renzo Bellardone

SFERISTERIO OPERA FESTIVAL 2011. Sferisterio di Macerata 22 luglio 2011 ore 21,oo. UN BALLO IN MASCHERA. Libretto di Antonio Somma. Musica di Giuseppe Verdi. Direttore Daniele CallegariRegia, scene, costumi Pier Luigi Pizzi. Disegno luci Sergio Rossi. Maestro del coro Davide Crescenzi. Movimenti coreografici Roberto Maria Pizzuto. Riccardo Stefano Secco, Renato Marco di Felice, Amelia Viktoria Chenska, Ulrica Elisabetta Fiorillo, Oscar Gladys Rossi,, Silvano Alessandro Battiato, Samuel Antonio Barbagallo, Tom Dario Russo, Un giudice Raoul d’Eramo, Un servo di Amelia Enrico Cossutta

CON ‘BALLO IN MASCHERA’, PIZZI REIVENTA PIZZI

Pier Luigi Pizzi approdato a Macerata per ‘Destino’ e da sempre ricercatore della ‘Libertà’, alla sua sesta direzione artistica si ripropone con una realizzazione che si discosta dalle architetture cui ha abituato, ma mantenendo la costante dell’eleganza raffinata, stupisce senza sconvolgere, con un titolo di repertorio.. Il titolo della stagione ‘Libertà e Destino’ spiega e motiva sia i titoli in cartellone che le scelte dell’allestimento, almeno per quanto riguarda la prima proposta ‘Ballo in Maschera’ Nulla di stereotipato e nessuna autocitazione, ma da attento ricercatore, Pizzi mette gli strumenti del nostro quotidiano a disposizione delle storie di sempre; sul palco fisso, un pedana con arredi moderni che variano di scena in scena; sul celebre muro viene proiettato il testo, oltre che, in tenue seppia, la scena del palco: tre proiezioni di cui quella centrale propone i ‘primi piani’, mentre lateralmente altre due identiche proiezioni in cui si sovrappongono le scene d’insieme sovrastate dal dettaglio riproposto. Le riprese sono eseguite da tre telecamere di cui due sul palco che, con gli operatori, diventano parte integrante della scena. Il prediletto colore bianco dell’eclettico Pizzi lascia il posto a vivaci colori come per i costumi del coro femminile in attesa delle predizioni di Ulrica, in fucsia sgargiante, interpretata dall’applaudita Elisabetta Fiorillo che risulta credibile nei toni alti e molto scura e minacciosamente inquietante in quelli profondi. Il Conte Riccardo arriva sulla scena e l’abbandonerà ‘se ne va alle tre..’ in piedi su una cadillac rossa; il ruolo è affidato a Stefano Secco, che senza effetti speciali sa essere costante e convincente con calda emissione nelle professioni d’amore od ostentata baldanza nelle intemperanze . Il coro lirico marchigiano ‘ V.Bellini’ diretto da Davide Crescenzi che opportunamente (nella scena del cimitero) sceglie di posizionare i bassi e baritoni opposti ai tenori è incisivo dall’iniziale ‘Su profetessa monta il treppiè’ al finale ‘Dunque vedermi vuoi’ e ben interagisce con la Banda Salvadei difretta da Roberto Maria Pizzuto. L’orchestra Regionale della Marche è condotta da Daniele Callegari che esegue una lettura ovattata e di registro tenue, ma che diventa molto lirica quando il violino introduce il duetto che precede il ballo, o negli assolo di violoncello e d’arpa. Chiamata all’ultima ora per scelta artistica, Viktoria Chenska supera l’impegnativa prova con qualche difficoltà giustificabile e comprensibile; riesce comunque a convincere come nella romanza drammatica nel terzo atto ‘Morrò, ma prima in grazia..’. Valida attrice anche quando avvolta dalle nebbie della città si aggira con il volto coperto tra pompe di benzina in disuso, copertoni d’auto abbandonati, tra uomini che cercano uomini e donne che cercano donne, taniche arrugginite e drogati che convulsi si iniettano droga. Sia in questa che nelle altre scene hanno suggestivo taglio le luci disegnate da Sergio Rossi.
Il baritono Marco di Felice è l’amico/nemico Renato; ruolo impervio che viene ‘affrontato’ con piglio virile e decisione; seppur con qualche discontinuità sta nella parte dell’uomo che si immagina tradito dalla moglie e dall’amico. Silvano il marinaio, è il bravo baritono Alessandro Battiato :voce ferma e di un bel colore è presenza rilevante. Antonio Barbagallo –Samuel-, Dario Russo –Tom-, Raoul d’Eramo –un giudice- ed Enrico Cossutta – un servo di Amelia-, risultano contestuali e bene allocati nel ruolo.Il personaggio di Oscar il paggio, come tutta la vicenda nell’ardita contemporaneizzazione di Pizzi che prevede divise militari, arredi post moderni, mantelli lucidi, fari, torce e motociclette è rivisitato con la creazione di una fidata collaboratrice in avvolgente abito costantemente rosso  cui presta la voce una superba Gladys Rossi ; fin dalla canzone del primo atto ‘’Volta la terrea..’ per proseguire nella cabaletta ‘Di che fulgor, che musiche..’ ed in tutti i momenti successivi è decisamente nel ruolo e convincente con voce limpida e ben modulata che sa attingere dalla tavolozza dei colori solo quelli più limpidi…Dopo 36 anni di assenza dallo Sferisterio, il titolo verdiano è ritornato nell’anno celebrativo dei 150 anni dell’Unità d’Italia, per onorare Giuseppe Verdi compositore e uomo risorgimentale oltre che per coerente fedeltà al messaggio che al destino non si sfugge, ma la libertà va sempre ricercata. La Musica vince sempre.











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