Ramón Jacques
Fra le orchestre da camera statunitensi la Los Angeles Chamber Orchestra è considerata attualmente una delle principali del Nord America. Fondata nel 1968, con l’originario obiettivo di raggruppare musicisti per gli studi di registrazione e per l’industria cinematografica di Hollywood, l’orchestra ha migliorato il suo livello fino a diventare un punto di riferimento nella vita musicale della città, questo grazie anche alla presenza alla sua guida di direttori del calibro di Sir Neville Marriner, Schwarz, Iona Brown e Christopher Perick. L’ottavo concerto della stagione 2010/2011, diretto dal francese Louis Langrée (più conosciuto da queste parti per essere stato per 7 anni direttore musicale del Mostly Mozart Festival di New York) è iniziato con la Pavane pour une infante defunte, la breve danza cerimoniale dalla calda e trasparente orchestrazione operata da Maurice Ravel, che nonostante la bravura del cornista che cantava la melodia principale, è risultata di esecuzione pallida e con poco brio. In seguito, quel virtuoso tour de force che è il Concerto per piano e orchestra n. 2 op. 22 di Camille Saint-Saëns, diviso in tre movimenti, era restituito come frammentato a singoli episodi, i quali manifestavano una certa mancanza di continuità a causa di una bacchetta disattenta e poco calibrata, carente di tensione e poco sincronizzata con la solista, in difficoltà a volte anche a controllare il volume orchestrale (troppo forte!). Indipendentemente dall’energia in eccesso che ha portato al lungo assolo con il quale comincia il lavoro, la giovane pianista francese Lisa de la Salle ha mostrato agilità e ammirevole perizia alla tastiera, e il secondo movimento, l’Allegro scherzando, è stata indubbiamente uno dei momenti più riusciti del concerto, per sottigliezza, colore, dinamica e musicalità. Finale con un breve bis chopiniano, cosa insolita a queste latitudini. La serata si concludeva con una soddisfacente esecuzione della gaia Seconda Sinfonia di Ludwig van Beethoven nella quale Langrée cesellava le frasi fin dall’inizio e in ogni movimento la ricerca timbrica consentiva all’orchestra di esprimersi con maggior libertà, orchestra in cui eccelleva per bellezza di colori la sezione dei violoncelli.
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