Foto: Jean Yves Thibaudet -copyright Decca Kasskara
Massimo Viazzo
Jean-Yves Thibaudet è un pianista molto elegante, dal tocco raffinatissimo, un vero mago del colore. Il suo Gershwin, presentato qui all’Auditorium Toscanini della RAI di Torino, ha conquistato il pubblico per la timbrica perlata, la nitidezza cristallina della linea melodica, la sapienza del rubato, lo slancio ritmico. I legami con la tradizione della musica colta europea alla quale Gershwin guardava con ammirazione (questa sera nel Concerto in Fa, in particolare, era Ravel ad occhieggiare qua e là) sono così emersi con grande naturalezza in un gioco caleidoscopico di rimandi molto stimolante. Le Variazioni per pianoforte e orchestra sullo standard “I got Rhythm” fluivano poi con un’energia contagiosa, anche grazie alla prova duttilissima dell’Orchestra Nazionale della RAI. Il direttore William Eddins preferiva suoni “grassi”, non badando a rifiniture (e questo creava un contrasto con l’accuratezza estrema di Jean-Yves Thibaudet, che si congedava dal pubblico torinese con una Pavane raveliana, il bis, dai riflessi dorati e di diafana poesia) e privilegiando un approccio più fisico verso i brani eseguiti. La Jazz Suite n. 2 di Shostakovich veniva talmente americanizzata da sembrare essa stessa un’emanazione della musica delle bande militari statunitensi, per un’esecuzione divertente e divertita, chiassosa, vera e propria musica en-plein-air. Rutilante e fragorosa, infine, la resa di Harlem di Duke Ellington, un tourbillon ritmico che ha esaltato l’orchestra trasformatasi per l’occasione in una vera Big Band. Pubblico entusiasta alla fine!
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