Foto: Ramella&Giannese
Renzo Bellardone
Credo sia quasi poco umile, disquisire su
un’opera wagneriana come il Tristan, ma effettivamente circa la scrittura
musicale o poetica e fuori dubbio che viva eterna tra le più alte dimensioni
del firmamento compositivo! Noi, poveri mortali, tutt’al più possiamo esprimere
qualche impressione ed emozione ricavata nel vederne la rappresentazione,
seppur in forma di generale, dove però tutti hanno dato il massimo
dell’impegno. La direzione di Gianandrea Noseda sontuosamente
poetica e lirica ‘scava’ nei meandri
della partitura cogliendo i dettagli più reconditi a comporre una meraviglioso
arazzo fatto di sottili sfumature e passioni tumultuose. Si colgono sussurate
emozioni ed urla disperate. La regia di Claus Guth ripresa da Arturo
Gama e le scene ed i costumi di Christian
Schmidt sono efficacemente sospese in un indefinito tempo moderno, che non manca
di accostare più facilmente la corposa produzione. Colori museali e raffinati
in un mix di scelte e luci apparentemente semplici, ma decisamente curate
di Jürgen
Hoffmann. Degno di nota l’effetto acqua proiettato sul fondale e esaustivo
l’impianto scenico girevole, assolutamente non banale. Il breve intervento del coro diretto da Claudio Fenoglio dà la cifra delle
potenzialità. Le voci, tutte apprezzate, hanno riscosso ampi
consensi: Tristano è interpretato con caparbietà e professionalità da Stefan Vinke, il quale affascina per
colore e timbro. Isolde incontra la voce
dell’appasionata Rachel Nicholls,
che facile negli acuti si libra brillantemente a volteggiare
aerea o a scendere cupa nei sentimenti mortali. Quasi tutti gli
interpreti del cast sono ascoltati per la prima volta, ma questa è risultata
una piacevole emozione. Stefen Humes
dà voce a Marke, re di Cornovaglia cui imprime
autorevolezza con il massiccio tono brunito e forte carica interpretativa. Michelle Breedt è una magnifica Brägane che ha affascinato vocalmente per i bei colori ed attorialmente
per la carica emotiva impressa. Una nota interessante della messa in scena: all’inizio
Isolde e Brägane hanno lo stesso abbigliamento,
forse ad esprimere due forze paritarie? Non dimentichiamo che tutto
succede per la scelta di Brägane
di sostituire il filtro della morte con il filtro dell’amore ed il brindisi di
morte si tramuta così in un brindisi d’amore! Martin Gantner veste i panni di Kurwenall offrendo
un’interpretazione di livello e grande duttilità vocale. Jan Vacik interpreta un interessante Melot. Bravi davvero tutti gli
interpeti per una produzione ingegnosa, ma immediata. La Musica Vince sempre
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