Credito
fotografico: Mario Finotti
Renzo Belladone
I teatri di provincia, se ben gestiti e ben
amati, possono riservare delle incredibili ed affascinanti sorprese: Può succedere,
ad esempio, che si vada ad un concerto, per un fantastico viaggio musicale e ci
si ritrovi due direttori d’orchestra
anziché uno solo e…magari uno di questi è donna, giovane ed appena diplomata e
magari…pure brava! Certamente risulta
Interessante la scelta di far intervenire un’attrice, quale Lucilla Giagnoni per raccontare del
profumo dei limoni del Garda, oppure raccontare che lo ‘sguardo’ è la chiave di
tutto, ‘si’ di tutto il mondo che ci circonda e di quel Goethe, tedesco fino al midollo, che
si intenerisce di fronte ad un paesaggio giallo di girasoli in Toscana o che
cambia il punto di osservazione dopo aver visto Napoli…. E’ affascinante che
Giagnoni racconti di quelle impressioni americane di strade affollate o
desolate praterie attraversate da una sbuffante locomotiva,forse assalita dai
banditi, parlando di Dvorak ed…insomma
collegare la scoperta, la conoscenza attraverso un favoloso fantastico viaggio musicale tra Europa/Italia e quel Nuovo Mondo
che fu l’America. Mi sia concessa una
piccola nota personale circa la curiosità e la conoscenza: senza di esse, ovvero senza andare alla
ricerca del conoscere di cosa fa il
resto del mondo od anche solo nostro vicino, noi restiamo quello che siamo
senza neppure aver la possibilità di crescere. In contrapposizione, conoscere
quello che gli altri fanno ci aiuta a crescere e migliorare il nostro essere e
le nostre azioni ed opere. Torniamo ora al
concerto proposto dal Coccia e dal suo direttore musicale Matteo Beltrami: il tema è il viaggio, fatto di osservazione,
musica, poesia, sensazioni ed emozioni. A proposito di sensazioni ed emozioni,
credo sia raro che il direttore musicale di un teatro rinunci alla direzione di
metà concerto a favore della sua assistente, ma in questo caso emozionante e
sensibile è successo: Matteo Beltrami rinuncia alla direzione della Sinfonia n.
4 “l’Italiana” e la offre a Manuela Ranno, la giovane siciliana, neo diplomata
in direzione d’orchestra, a cui riserva questa opportunità. “L’Italiana” di
Mendelsshon viene diretta Da Manuela
Ranno con tutta la partecipazione possibile, stando attenta a tutti i
dettagli, mettendosi in gioco con
professionalità e serietà. I vari movimenti descrivono i paesaggi italiani
visti con l’occhio tedesco del compositore e Ranno sa cogliere la laica
liricità ed il mistico intimismo che alternandosi sono racchiusi nel prezioso
scrigno della partitura ed accettare ed esaltare poi l’ariosità celebrativa (ad
esempio nel terzo movimento), diretta
con gesto ampio e chiaro. Della “Sinfonia dal
Nuovo Mondo di Dvorak” penso che (credente o no) il compositore, nel momento
della scrittura sia stato toccato da forze soprannaturali. L’enfasi, il
raccoglimento, l’osservazione, l’entusiasmo, l’attesa ed ancora altri mille
sentimenti stanno racchiusi in quelle pagine di spartito. Matteo Beltrami sul podio e con dinnanzi l’Orchestra Sinfonica mantovana, hanno saputo creare l’atmosfera
giusta, fatta di suspense, quindi di attesa, e di incantato occhio osservatore
di quel mondo che si vede, ma che non si percepisce ancora appieno. Il
direttore coglie l’affresco delle parti poeticamente intimistiche ed esalta poi il folle entusiasmo del nuovo
in movimento che espandendosi gigantescamente invaderà il globo. Ci si potrebbe
ancora dilungare molto, ma forse serve di più un plauso ai direttori ed un
invito ad ascoltare le due composizioni e, lasciandosi dominare dalla forza
della scrittura musicale, abbandonarsi al solo piacere dell’ascolto.La musica vince
sempre
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