Foto: Teatro Coccia di Novara
Renzo Bellardone
Certo che le musiche da operetta sono proprio simpatiche!!! Non è musica leggera o leggerissima e non è
neppure musica operistica corposa o corposissima…… la musica di Lehár, Strauss
e compagnia andante è musica bella, frizzante che ispira alla gioia di vivere e
tra tradimenti, gags, siparietti e malintesi si racconta la storia di tutti i
giorni, magari con un sorriso in più! Con la macchina del tempo che va a
ritroso, nel pomeriggio di domenica 14 gennaio al Teatro Coccia di Novara si è ritornati in quel mondo
fantastico dell’operetta, con i lustrini scintillanti, gli ori alle pareti e la
scala centrale da cui scendono le dive come nei migliori ricordi della Wanda
nazionale e dei tempi del vaudeville e del cabaret d’autore…. La regia dell’Impiccione Viaggiatore
(inviato speciale de la Barcaccia di Rai 3)
il dottor Andrea Merli e di Renato Bonajuto, credo abbia colpito
nel segno della rivisitazione d’autore, offrendo la giusta cifra di illusione,
divertimento e sogni colorati. In buca l’orchestra dei Talenti Musicali
con giovanissimi professionisti, appunto talentuosi, diretti da Giovanni di Stefano che al momento del proscenio ha lasciato la
bacchetta nelle mani del violinista Eugenio Sacchetti (mio concittadino,
quindi orgoglio, vanto e gioia doppia). Ma tornado all’allestimento, la globale
messa in scena sicuramente riporta ai
tempi in cui gli ori ed i luccichii facevano parte dell’immaginario teatrale in
un fantasmagorico e sognante impianto scenico. La vicenda è quella abituale delle
operette: qualche corna vera, qualche tradimento presunto, un vassoio di coppe
di champagne, belle donne, amori veri ed amori presunti. Il coro
San Gregorio Magno diretto da Mauro
Rolfi è risultato ben inserito ed accattivante. Gli interpreti di Vedova Allegra sono
davvero molti ed in questa produzione
devo riconoscere la globale qualità, ma per non dilungarmi troppo
nell’esposizione delle mie impressioni mi limiterò a qualche breve osservazione:
Armando Ariostini è certamente
interprete sicuro e collaudato, come Marta
Calcaterra che ‘profetessa in patria’ ha realizzato una esuberante e brillante Valencienne del cui personaggio si sta
affermando quale interprete di riferimento su scala nazionale. Mauro
Bonfanti è un buon conte Danilo,
mentre Anna Glawari incontra Manuela
Bisceglie che viene giustamente apprezzata per la brillantezza e la
sicurezza vocale, oltre che per quella scenica.. Tra le voci maschili spiccano Nestor Losan che oltre all’ottima
presenza scenica è aggraziato nel porgere un bel timbro ed un bel colore, con
fraseggio accurato; Stefano Consolini
si rivela buon tenore e buon interprete, quanto il giovane Stefano Marchisio (già apprezzato in altre produzioni operistiche)
che esibisce con sicurezza un bel colore ambrato pieno di tonalità e ricco di
timbricità. Una nota di rilievo va senza dubbio
riservata a Max René Casotti che
conduce tutta la parte comica con tanta verve e tutta la sicurezza acquisita in
molti anni di carriera e sovente in binomio con la moglie la celebre Daniela Mazzuccato che singolarmente
(dopo la classica discesa dalle scale) ha interpretato “Chiudete pur l’augel,
in in una gabbia d’or…” ed in coppia con il marito il ben noto “Tu che m’hai
preso il cuor” in una sorta di rinnovata dichiarazione d’amore pubblica. Ovviamente il pubblico, che già aveva
ritmato con il battimani tutta l’operetta, è qui esploso in un tripudio di
consensi. La Musica vince sempre.
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